Brutal Legend: la recensione

Monkey Island, Day of the Tentacle, Full Throttle, Grim Fandango, Psychonauts: per chi è cresciuto a pane ed avventure grafiche, per chi non riesce a nominare LucasArts senza perdersi nel meraviglioso ricordo di notti insonni passate tra scimmie a tre teste e Dipartimenti della Morte in improbabili Aldilà aztechi, Tim Schafer è più di un autore videoludico, è un vero e proprio mentore, un’atipica guida spirituale da seguire a qualunque costo e in qualsiasi cosa gli venga mai in mente di fare.

Presentato dallo stesso Schafer alla platea videoludica di Xbox 360 e PlayStation 3 attraverso uno speciale pubblicato su Game Informer nell’ottobre del 2007, a due anni esatti di distanza da quella data Brutal Legend è perciò pronto a far vibrare l’anima rock di coloro che, nel frattempo, hanno subito il fascino seducente ed oscuro di questo action targato Double Fine Productions.

Avete passato l’estate in Siberia ad esercitarvi a tagliare alberi con un’ascia bipenne? Siete riusciti a moltiplicare le vostre braccia provando e riprovando ad eseguire l’assolo di “Master Exploder”? Avete venduto l’anima al Diavolo per corrompere moralmente quante più groupie possibile, e tutto questo solo per prepararvi al meglio all’avvento di Brutal Legend? Per scoprire allora se l’ultima fatica videoludica di Schafer e compagni ha meritato questa vostra infinita dedizione, non vi resta altro da fare che leggere la nostra recensione subito dopo il salto.

IL VINILE DEL DESTINO

Con un’escamotage narrativo a dir poco geniale, non appena inseriamo il disco di gioco nella console facciamo immediatamente conoscenza con Jack Black, il quale, chiedendoci di accompagnarlo all’interno di un negozio di dischi, ci coinvolge nella ricerca di un vinile che, a suo dire, ci sconvolgerà l’esistenza: è da questo preciso momento che la nostra avventura nel favoloso mondo del Metal ha finalmente inizio.

Da questa particolare prospettiva, tutta l’esperienza di gioco di Brutal Legend è racchiusa in un LP logoro che, similarmente al Plettro del Destino del film “Tenacious D e il Destino del Rock”, porterà tutti gli amanti dell’Heavy Metal a vivere l’esperienza videoludica definitiva con il loro genere musicale prediletto.

Protagonista indiscusso di Brutal Legend è Eddie Riggs, un borchiatissimo roadie impegnato a seguire un gruppo Rapcore (un’osceno mix di Rap e Metal) e che nonostante tutto, come il suo alter-ego in carne ed ossa (sempre l’immenso Black), continua a coltivare una passione smisurata per quello che definisce “il Vero Rock”, per capirci quello dell’epoca d’oro dei Led Zeppelin, dei Motorhead e dei Judas Priest.

La vita di Eddie scorre con tranquilla monotonia fin quando, per salvare lo scapestrato frontman del gruppo che è costretto a seguire, finisce con l’essere inesorabilmente schiacciato da un gigantesco diavolo staccatosi dalla coreografia: la sorte del nostro amato roadie è segnata, se non fosse per la fibbia della sua cintura che, “assaggiandone” il sangue, prende letteralmente vita e gli dà misteriosamente una seconda opportunità all’interno di un universo parallelo tutto borchie e Stratocaster fiammeggianti.

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LA RIVINCITA DEL ROADIE

Dal misterioso altare contornato da candele ed immense statue che fanno le corna (applauso a scena aperta a Schafer), Eddie si sveglia con la consapevolezza di chi sa che, per sopravvivere a questo incubo ad occhi aperti, c’è bisogno di mettere a frutto tutto quello che si è imparato sul Metal e sull’Hard Rock fino a quel momento: l’aria frizzantina che si respira in Brutal Legend è attraversata da un’energia invisibile che tende a materializzarsi solo al ritmo di una poderosa chitarra elettrica o dai fendenti di una sanguinaria ascia bipenne.

Conscia di ciò, la Bestia Ignea che ha salvato il nostro roadie da una morte certa gli permette di utilizzare, in questo bizzarro mondo parallelo, la sua fedele chitarra elettrica (Clementine), una possente labrys a due lame (dall’eloquente nome di Separatore) ed un versatilissimo hot rod (The Deuce, detto anche “Falcia-Druidi”).

Le possibilità puramente videoludiche offerte dalla campagna in singolo di Brutal Legend sono a dir poco spiazzanti: oltre alla titanica componente narrativa (ogni singolo personaggio non giocante ha un suo carattere) e all’irriverente humour di Jack Black e dei tanti protagonisti del Metal incontrabili (Ozzy Osbourne e Lemmy Kilmister, per dirne due), la nuova creatura dei Double Fine Productions è una vera e propria chicca che ci regala attimi di puro action senza lesinare sulla varietà e sulla personalizzazione del personaggio e del suo armamentario.

Portando a termine le missioni principali e le innumerevoli missioni secondarie, infatti, guadagnamo “Tributi del Fuoco” che possiamo spendere per ottenere nuove combo e potenziamenti vari per Clementine, il Separatore e The Deuce, il tutto attingendo dalle antichissime conoscenze dei Titani che un tempo hanno creato il Metal e che ora “rivivono” sottoforma del loro custode-rivenditore di upgrade, che in Brutal Legend ha la voce e le sembianze del grande Ozzy.

Come se non bastasse l’arsenale di tutto rispetto ed il bolide che di sovente utilizzeremo per farci strada tra orde di troll e ragni borchiati, Eddie Riggs può eseguire con la sua amata Clementine una serie sempre crescente di “Rituali di Evocazione” che ci aiuteranno a proseguire nell’avventura spalancandoci le porte di aree di gioco altrimenti inaccessibili o, all’occorrenza, a chiamare a raccolta degli ex-schiavi che offriranno volentieri i loro muscoli (e i loro crani) per perseguire la nostra nobile causa, comandandone i movimenti mediante la croce direzionale del pad.

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MULTIPLAYER

Un titolo così originale ed atipico poteva avere una modalità multigiocatore “classica”? Certo che no! La componente multiplayer di Brutal Legend è completamente slegata dall’esperienza in singolo e, ciononostante, riesce ad arricchirla alla grande pur senza avere alcuna modalità cooperativa propriamente detta.

Il ricco piatto online offertoci dai ragazzi di Double Fine pone l’accento sulla componente strategico-musicale di Brutal Legend: da una parte avremo infatti l’opportunità di comandare una ristretta cerchia di “fedeli pogatori” che non esiteranno a scagliarsi contro l’esercito nemico di turno, dall’altra parte avremo invece a che fare con una sorta di “Guitar Hero” in cui dovremo sfidare il nostro avversario in una serie di mini-giochi in cui vince chi ha il maggior senso del ritmo e, di conseguenza, riesce ad accaparrare un numero di fans superiore a quello del contendente.

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GRAFICA E SONORO

La componente tecnica di Brutal Legend è quanto di più vicino ci possa essere ad un’ipotetica rappresentazione videoludica del Metal e delle sue innumerevoli sfaccettature: tutti, e sottolineiamo, TUTTI i riferimenti iconografici dell’Hard Rock e dell’Heavy Metal trovano una loro collocazione nel folle universo di gioco creato da Schafer e dal suo team di lavoro (comprese alcune delle immonde creature che infestano le copertine dei CD e i booklet dei Cannibal Corpse). I 64 chilometri quadrati “calpestabili” da Eddie e dalla sua ristretta (ma fedelissima) cerchia di amici sono ricreati con una cura a dir poco maniacale ed offrono senza soluzione di continuità degli spunti da approfondire e luoghi magnifici da visitare.

Le uniche note stonate in questo meraviglioso contesto di gioco, ad essere proprio pignoli, sono le texture che compongono i personaggi e la struttura stessa delle sconfinate Lande del Metal, davvero avare di punti di riferimento e con un’organizzazione che sembra dettata più dal Caos e dall’indecisione dei programmatori che da una divinità rockettara suprema. Certo, così facendo diventa ancora più divertente gettarsi alla ricerca di luoghi inesplorati e di utilissime missioni secondarie, ma l’impossibilità di utilizzare un qualche tipo di visuale in prima persona rende davvero difficile orientarsi ad occhio senza l’utilizzo continuo della mappa e del “segnalibro” luminoso.

Dal punto di vista prettamente sonoro, invece, Brutal Legend si erge a capolavoro indiscusso del Metal: le 120 e più traccie che compongono la colonna sonora, naturalmente, rappresentano al meglio gli innumerevoli sotto-generi musicali che imperlano la galassia dell’Hard Rock, nonostante venga posto maggiormente l’accento su band e brani storici. Dai Megadeth ai Motley Crue, dai Black Sabbath agli Slayer, passando per gli immancabili Tenacious D di Jack Black, Tim Schafer non può che meritare il nostro rispetto come videogiocatori prima e come amanti del Rock poi.

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COMMENTO FINALE

Inutile girarci attorno: Tim Schafer ha colpito nel segno un’altra volta. Brutal Legend non è un videogioco, è un’esperienza interattiva coinvolgente, appagante e doppiamente divertente: dove si ferma l’ottima componente videoludica, arriva infatti l’umorismo nero e l’ironia devastante di Black e di molte delle personalità musicali che hanno fatto la storia dell’Hard & Heavy Metal.

Combattere orde di mostri improbabili al fianco di Eddie Riggs è un qualcosa che difficilmente potremo descriversi senza accompagnarvi, come fa zio Jack all’inizio del gioco, in un mondo parallelo che scorre e vibra sulle corde di una Gibson Les Paul come il sangue di un drago infernale.

È vero, in questo periodo così ricco di capolavori in uscita è davvero difficile orientarsi verso la nuova creatura di Tim Schafer e dei suoi Double Fine, ma nonostante questo il poter oscurarne le scene di gioco più violente e le frasi più volgari, oltre naturalmente alla giocabilità a dir poco sublime e alla curva d’apprendimento relativamente poco ripida, sono caratteristiche che, unite a tutte le altre descritte in questa recensione, non possono che portarci ad una sola, semplice conclusione: se avete una PlayStation 3 o una Xbox 360, se siete amanti del Metal o semplici appassionati di action/adventure, se siete giocatori di lunga data o se vi siete affacciati da poco all’universo videoludico, vi consigliamo di considerare molto seriamente l’acquisto di Brutal Legend, un prodotto completo ed incredibilmente appagante che vale ogni singolo centesimo speso per portarvelo a casa (specie in futuro rivolgendovi al mercato dell’usato, ma noi questo non ve lo abbiamo detto…).

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Cosa ci piace

Cosa non ci piace

  • L’universo di gioco: immenso e credibile…
  • Il comparto audio, dalla colonna sonora ai dialoghi
  • La trama: solida, divertente ed oscenamente Metal!
  • …ma eccessivamente dispersivo e disorganizzato
  • Frequenti fenomeni di pop-up e cali di framerate
  • La ripetitività di alcuni tipi di missioni secondarie

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