Call of Duty: Advanced Warfare - la recensione

L'ultimo capitolo dell'iconica saga sparatutto di Activision recensito per voi da Blogo
L'ultimo capitolo dell'iconica saga sparatutto di Activision recensito per voi da Blogo

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A prescindere dalla martellante campagna pubblicitaria cominciata diverse settimane prima del lancio ufficiale di Call of Duty: Advanced Warfare, la stragrande maggioranza dei cultori della saga sparatutto di Activision attendeva con ansia l’uscita dell’ultima fatica degli studios californiani di Sledgehammer e High Moon in ragione dell’amaro calice bevuto con il deludente Ghosts e del vuoto lasciato dalla concorrenza di Electronic Arts con il posticipo di Battlefield Hardline.

La telenovela infinita degli emuli digitali del Capitano Price ci porterà questa volta a proiettarci in un futuro prossimo sconvolto dalla guerra alimentata dall’inettitudine dei governi e dalla perenne ricerca del profitto delle diaboliche organizzazioni militari private. Cavalcando questi conflitti per erigere un’impalcatura di gioco basata sull’impiego di armamenti ipertecnologici che comprendono esoscheletri, sciami di droni, fucili a energia diretta e cannoniere volanti armate di rail gun, gli autori americani provano così a svecchiare la saga attraverso una massiccia iniezione di novità.

Il percorso che condivideremo con voi quest’oggi dopo aver passato più di 20 ore a combattere sui campi di battaglia delle missioni singleplayer e delle arene multiplayer di Call of Duty: Advanced Warfare ci porterà ad analizzare gli aspetti principali di un’opera che, come potete facilmente intuire ammirando la seguente scheda voto riassuntiva, promette di scrivere una delle pagine più importanti della storia recente degli sparatutto in prima persona.

COSA CI PIACE

Gameplay splendido

Grazie al sopraffino lavoro di ricerca tecnologica compiuto dagli autori di Sledgehammer nei tre anni di sviluppo di Call of Duty: Advanced Warfare, le innovazioni correlate all’introduzione delle tute Exo, degli esplosivi “intelligenti” e delle armi futuristiche del 2055 hanno un impatto fondamentale nella costruzione narrativa delle missioni singleplayer e, soprattutto, nel sistema di combattimento adoperato per le sfide multiplayer.

Se nel caso della campagna a giocatore singolo gli equipaggiamenti ipertecnologici utilizzabili dal protagonista si limitano a imprimere una direzione agli eventi della storia senza influenzare nel profondo le meccaniche di gioco, infatti, una volta immersi nelle arene online cooperative e competitive la situazione viene completamente rovesciata dalla piccola, grande rivoluzione portata dal ritmo forsennato delle azioni immortalate a schermo.

Abbandonata la campagna principale (che consigliamo di concludere al più alto livello di difficoltà prima di passare al modulo online), il sistema di movimento e combattimento cambia pelle per abbracciare le novità tecnologiche apportate dalle armi a energia diretta e dalle abilità che gravitano attorno alla tuta Exo e ai suoi sistemi integrati da evolvere nel tempo grazie ai punti esperienza acquisiti di battaglia in battaglia.

L’ottimo bilanciamento delle armi, inoltre, contribuisce a dare peso (ma solo in senso figurato, vista la velocità del gameplay online) a un sistema di crescita del personaggio che strizza l’occhio agli action multiplayer in terza persona con un looting davvero ben strutturato e capace di mantenere alto il livello di attenzione dell’utente anche ai gradi più avanzati e dopo aver raggiunto i livelli Prestigio.

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L’innovazione delle tute Exo

Il sistema di gioco di Advanced Warfare riprende e adatta le dinamiche di movimento e combattimento degli episodi passati della saga di Call of Duty ad un contesto bellico completamente nuovo e caratterizzato dall’uso intensivo degli esoscheletri, le tute Exo, da parte dei soldati e dei mercenari impegnati sui teatri di guerra più infuocati del 2055 fittizio immaginato dagli autori di Sledgehammer (con i colleghi di High Moon a coadiuvarne il lavoro per la versione last-gen da proporre all’utenza di PlayStation 3 e Xbox 360).

Collegate alle placche mettalliche della divisa e dotate di giunture e cardini per non limitare la mobilità dei soldati, le tute Exo sono la vera ragion d’essere di Advanced Warfare e costituiscono il fulcro delle novità introdotte dagli sviluppatori nelle dinamiche di gameplay del multiplayer competitivo e delle sfide cooperative rientranti nella modalità Sopravvivenza Exo.

Rimanendo aderente alle previsioni dei “futuristi” più accreditati e degli esperti di tecnologia bellica, la visione di Sledgehammer materializzatasi negli esoscheletri di Advanced Warfare trasforma i soldati in letali macchine da guerra semoventi dotate di un’agilità senza precedenti. Le tute Exo, e i numerosi innesti da sbloccare nel corso delle missioni in singolo e delle sfide in rete, permettono al nostro alter-ego di compiere balzi per guadagnare posizioni strategiche fino a quel momento raggiungibili solo con un elicottero e di sfruttare l’ambientazione in modi completamente diversi, ad esempio utilizzando la super-forza per strappare le portiere delle auto e utilizzarle a mo’ di scudo o di cogliere di sorpresa i nemici piombandogli addosso con una super-schiacciata aerea eseguibile tramite i retrorazzi dello zainetto collegato all’esosceletro.

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Graficamente sontuoso

Se c’è un aspetto di Call of Duty: Advanced Warfare che ha beneficiato maggiormente del triennio abbondante di sviluppo concesso da Activision ai ragazzi di Sledgehammer e High Moon, questo è certamente il comparto grafico.

Dal punto di vista squisitamente tecnico, infatti, l’ultimo atto della saga sparatutto di Call of Duty rappresenta quanto di meglio si sia potuto ammirare dal lancio delle console current-gen. Grazie all’avanzata tecnologia di motion-capture adottata per le scene di intermezzo e per la rappresentazione ingame dei dialoghi più importanti tra il protagonista della campagna principale e i pochi PNG che gli gravitano attorno per tutta la durata della storia, l’avventura singleplayer sfiora il fotorealismo.

La transizione quasi impercettibile tra le scene in cinematica e le sessioni di gioco propriamente dette testimonia la bontà del lavoro svolto dai programmatori californiani: la qualità delle esplosioni, degli effetti particellari, delle luci dinamiche, dei modelli poligonali dei soldati e dei filtri utilizzati per accentuare il realismo delle scene più movimentate non è troppo lontana da quella di un moderno disaster movie hollywoodiano realizzato interamente in computer grafica.

Il leggero downgrade ravvisabile negli effetti di post-processing e nella risoluzione delle texture che mappano le superfici delle arene multiplayer è un piccolo sacrificio compiuto dagli autori americani sull’altare della fluidità di gioco, che difatti rimane rimane saldamente ancorata ai 60 frame al secondo a prescindere dall’affollamento della scena a schermo: l’ottimo level design dei livelli competitivi, il grande lavoro di ottimizzazione dell’engine su PC e la cura riposta nella realizzazione delle armi e degli elementi di customizzazione estetica rappresentano un ulteriore vanto per gli Sledgehammer e per chi, come Kevin Spacey, si è avvicendato nelle diverse fasi di sviluppo del progetto per arricchirlo di contenuti autenticamente next-gen.

La versione per PlayStation 3 e Xbox 360 affidata alle cure degli High Moon, invece, soffre di un pesante ridimensionamento grafico che, però, diventa evidente e “fastidioso” solo nei frangenti in cui ci si ritrova impegnati nelle missioni singleplayer: in un contesto online, infatti, la velocità del combat system e il ritmo forsennato dell’azione di gioco garantito dalle tute Exo acquisisce un’importanza tale da rendere superflua ogni critica legata alle limitazioni di un comparto tecnico “strizzato” dalle limitate risorse hardware a disposizione delle piattaforme last-gen.

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Multiplayer ricco di modalità

Come ogni capitolo recente di Call of Duty, anche Advanced Warfare vive e s’alimenta delle emozioni regalate in rete attraverso le sfide da affrontare nel modulo multiplayer competitivo. Gli sviluppatori californiani di Sledgehammer e High Moon, da questo punto di vista, non tradiscono certo le aspettative degli appassionati grazie a una nutrita serie di miglioramenti, di ottimizzazioni e di semplici accorgimenti che trasformano l’online in un microcosmo a se stante dominato da soldati ipertecnologici con armi, abilità e poteri ai limiti della fantascienza.

Le tredici ambientazioni che ritroviamo nella rotazione di mappe multiplayer offrono scenari eterogenei strutturati su più livelli per favorire l’impiego della tuta Exo e dei suoi sistemi integrati: grazie anche allo splendido level design delle arene in rete, la velocità di esecuzione degli attacchi aerei, delle scivolate, dei doppi salti e delle mosse elusive costringe il giocatore a ragionare fuori dagli schemi e a mantenersi continuamente in movimento per non cadere vittima delle raffiche nemiche.

Il ricco ventaglio di modalità da affrontare nella dimensione online di Advanced Warfare, anche per questo, spazia dalle sfide deathmatch classiche alle gare che ammiccano agli e-Sports e alle competizioni “professionistiche” dove l’agilità e il tempismo sono preponderanti sulle tattiche difensive basate sulla mera potenza di fuoco: in quest’ultima categoria ritroviamo la modalità completamente inedita di Uplink, una sorta di Cattura la Bandiera ibridato con il basket che pone due squadre in competizione per acquisire una sfera elettromagnetica da lanciare nel “canestro virtuale” del team avverso per segnare punti validi per la vittoria finale di partite strutturate in più turni (o “tempi”, dato il contesto).

In chiusura di paragrafo non possiamo non citare l’ottima modalità Sopravvivenza Exo che corre parallelamente al modulo multiplayer e alla campagna principale. In questa speciale dimensione votata alla cooperativa, delle squadre composte da massimo 4 utenti devono difendere una postazione dagli attacchi portati da nemici che arriveranno a ondate e che, come i nostri alter-ego, saranno muniti di un equipaggiamento ipertecnologico che comprenderà sistemi di occultamento, granate a ricerca di calore, droni, fucili a energia diretta ed esoscheletri.

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COSA NON CI PIACE

Singleplayer poco “audace”

Immergendosi nella campagna principale di Call of Duty: Advanced Warfare e portandola a compimento in poco più di 7 ore (al netto delle scene in cinematica, delle fasi di caricamento e degli intermezzi filmati) al più alto livello di difficoltà, ciò che rimane dell’esperienza di gioco appena vissuta è una sensazione di incredulità e di profonda insoddisfazione. Sia chiaro: tra esplosioni pirotecniche da fare invidia a Michael Bay, inseguimenti al cardiopalma e sparatorie dal ritmo così serrato da togliere il respiro, le storia di Advanced Warfare si lascia apprezzare per tutta la durata dell’avventura e intrattiene lo spettatore sino ai titoli di coda come solo un buon film action “vecchia scuola” sa fare.

Eppure, di tutti gli eventi e le esplosioni pacchianamente hollywoodiane che si susseguono lungo le missioni della campagna a giocatore singolo, di momenti davvero “unici” non ne possiamo annoverare nemmeno mezzo, e per un motivo piuttosto semplice: il monumentale lavoro di ricerca tecnologica compiuto da Activision per immaginare un futuro realistico e verosimile fatto di esoscheletri e di fucili laser, purtroppo, produce i suoi effetti solo tra le quattro mura digitali delle arene multiplayer e lì rimane.

L’avventura in singolo, infatti, non utilizza le tute Exo e le armi futuristiche per dare profondità all’impianto di gioco e al canovaccio narrativo ma, al contrario, se ne serve per comporre in maniera superficiale e “didattica” (la progressione dei poteri segue il triste schema di un tutorial esteso) le missioni a scorrimento lineare di una storia che, per questo, sa tanto di occasione sprecata.

Il faccione iperrealistico di Kevin Spacey che fa bella mostra di sé sul modello poligonale del presidente della Atlas, con la puntuale e familiare voce di Roberto Pedicini ad accompagnarne i dialoghi, contribuisce a migliorare solo marginalmente la situazione e a darci qualche stimolo in più per continuare un’avventura altrimenti incolore. Un vero peccato.

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Qualche bug di troppo

Nonostante il grande lavoro di ottimizzazione compiuto dagli Sledgehammer e dagli High Moon per non ripetere gli errori commessi dai colleghi di Infinity Ward e Treyarch con Call of Duty: Ghosts, l’esperienza di gioco di chi ha deciso di acquistare al lancio Advanced Warfare è accompagnata da spiacevoli contrattempi rappresentati da bug, da glitch e da veri e propri blocchi che costringono ad un reset forzato o, nel migliore dei casi, a un riavvio dell’applicazione.

Le sfide multiplayer competitive, inoltre, sono macchiate da sporadici e improvvisi fenomeni di lag, specie nelle lobby più popolate e nei frangenti di gioco più avanzati, con la vittoria contesa sul filo di lana da soldati virtuali che stressano i server cercando di sopraffare il nemico facendo ampio uso delle granate, dei salti doppi, delle schivate fulminee e delle abilità della tuta Exo. La situazione non migliora di certo nelle arene cooperative della Sopravvivenza Exo, nelle stanze LAN e in quelle multiplayer aperte con un amico connesso in locale tramite schermo condiviso: anche qui, infatti, non sono rari i bug e i casi in cui bisogna riavviare il titolo a causa di freeze della schermata e della conseguente impossibilità ad accedere alle funzioni correlate alla personalizzazione dell’equipaggiamento o alla scelta delle modalità da intraprendere.

I problemi di stabilità delle sessioni di gioco più movimentate e di talune funzionalità (come quella, appunto, dello schermo condiviso) si riverberano negativamente sulla qualità generale di un comparto online altrimenti impeccabile.

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Dove sono gli zombie?

L’annuncio di un modulo Zombie da sbloccare solo dopo aver provveduto all’acquisto dell’onnipresente Season Pass ha fatto storcere il naso a più di un appassionato: sin dal suo debutto avvenuto nell’ormai lontano 2008 con le orde Nazi Zombies di World at War, la perfetta valvola di sfogo rappresentata dalle sfide contro i non-morti ha contribuito in maniera determinante al successo della serie.

Nonostante la presenza delle sfide Sopravvivenza Exo contribuisca a spezzare la monotonia della campagna principale di Advanced Warfare e delle corrispondenti competizioni multiplayer competitive, infatti, l’impossibilità di accedere sin dal lancio e in via del tutto gratuita ad una modalità Zombie non può che indispettire l’utenza di lungo corso che non vedeva l’ora di mettere alla prova le capacità della tuta Exo del proprio alter-ego contro ondate sempre più arcigne di demoni provenienti dall’oltretomba.

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CONSIDERAZIONI FINALI

L’impegno profuso dagli Sledgehammer e dagli High Moon ha contribuito a dare forma a un progetto incredibilmente solido e capace, nei limiti autoimposti dall’estrema serializzazione della saga di Call of Duty, di introdurre dei validi elementi di innovazione.

Impiegando nel migliore dei modi le energie creative nei tre anni di sviluppo concessigli da Activision per lo sviluppo di Advanced Warfare, i due team californiani hanno utilizzato il setting futuristico della guerra combattuta da mercenari dotati di esoscheletri come un valido pretesto narrativo per svecchiare la serie con soluzioni ingegnose accompagnate da piccoli ma sostanziali miglioramenti al sistema di movimento e combattimento originario.

Le dinamiche di gameplay garantite dall’adozione delle tute Exo donano freschezza alle molteplici sfide che corrono lungo il filo del multiplayer competitivo e trasmettono un inedito senso di velocità che ben si sposa con le meccaniche sparatutto classiche della serie. Peccato solo per la scarsa audacia dimostrata dagli sviluppatori nella costruzione di una campagna singleplayer visivamente spettacolare ma incapace, all’atto pratico, di raccogliere la sfida videoludica e narrativa rappresentata dagli esoscheletri, dalle armi a energia diretta e dagli esplosivi “intelligenti” che difatti rimangono sottotraccia lungo una serie di missioni scriptate.

Così diverso e così uguale ai precedenti capitoli della saga, Call of Duty: Advanced Warfare relega la campagna in singolo a un deprimente ruolo di tutorial esteso in salsa hollywoodiana ma offre un’esperienza di gioco multiplayer adrenalinica, profonda e in grado di soddisfare per mesi i gusti e le esigenze degli appassionati di lungo corso e di chi si avvicina solo adesso alla serie kolossal di Activision.

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