Dragon's Dogma: la recensione

Gamesblog.it recensisce per voi l'ultima avventura fantasy di Capcom
Gamesblog.it recensisce per voi l'ultima avventura fantasy di Capcom

Dopo quasi due anni passati a fantasticare con le immagini e i filmati dimostrativi offertici dagli sviluppatori di Capcom per alimentare in maniera spasmodica le attese degli appassionati, indossiamo la nostra cappa magica di fiducia e ci addentriamo finalmente nelle fitte foreste di Dragon’s Dogma per cacciare grifoni e chimere in compagnia dei nostri affezionati compagni di squadra.

Nato per far incontrare il fascino radioso dei giochi di ruolo orientali con il carattere oscuro delle avventure fantasy occidentali, l’esperimento di Dragon’s Dogma si rifà alla tradizione europea degli action medievaleggianti per incontrare i gusti e le esigenze degli utenti del vecchio e del nuovo continente. Questi ultimi, rincuorati dall’esperienza del gruppo di lavoro affidato a Hiroyuki Kobayashi e Hideaki Itsuno (già membri attivi dello staff che ha sfornato Devil May Cry 4 e Resident Evil 4), hanno atteso con impazienza l’uscita di questa atipica proprietà intellettuale assieme ai tanti addetti al settore ansiosi di capire se il progetto, per come ci è stato mostrato sino ad oggi, avesse avuto o meno la forza di immettere nuova benzina nel motore dell’industria videoludica del Sol Levante, sempre più lontana dai fasti dei decenni passati.

Con più di 40 ore di gioco passate in compagnia di ciclopi ansimanti e di irascibili troll di caverna, cercheremo quindi di analizzare nel dettaglio tutti gli aspetti di Dragon’s Dogma per scoprire fin dove sono riusciti a spingersi i ragazzi di Capcom.

UN ARISEN È PER SEMPRE

Nella dimensione fantasy di Dragon’s Dogma, tutto verte attorno alle vicende vissute dall’eroe principale: di conseguenza, ogni singolo aspetto della narrazione ha nel protagonista il suo punto focale, e nulla, in tal senso, è lasciato al caso. Inserito per la prima volta il disco di gioco nel tray della console e superato il tutorial iniziale con la creazione del proprio alter-ego, infatti, veniamo catapultati al centro di una spaventosa battaglia tra un gruppo di pacifici pescatori e un drago che, strappando il cuore al nostro personaggio, lo mantiene in vita indicandogli in una lingua ancestrale la via da intraprendere per compiere il suo destino di Arisen, termine sacro che si rifà alle leggende del “prescelto” dal Dio draconico della Distruzione.

Risvegliatosi dopo l’attacco, l’Arisen impersonabile (uomo o donna che sia) diviene l’unica speranza di salvezza dei popoli minacciati dal dragone e, grazie al contatto con l’artiglio magico della leggendaria creatura, riesce ad acquisire il potere di entrare in contatto con la dimensione delle Pedine, un universo parallelo al nostro e abitato da esseri benevoli disposti ad offrire con estremo piacere i loro servizi a tutti coloro che, tra un ciclo e l’altro della storia umana, sono in grado di avvertire la loro presenza. Le Pedine sono una componente fondamentale dell’esperienza di gioco di Dragon’s Dogma e rappresentano l’anello più forte della catena di eventi che i ragazzi di Capcom hanno costruito per dare forma alla trama: nell’aspetto, le Pedine sono identiche agli umani, ma la loro “natura angelica” si manifesta a più riprese sia nelle fasi di combattimento che nelle sessioni d’esplorazione pura.

Dragon’s Dogma: galleria immagini

Ingabbiata in una serie di missioni senza soluzione di continuità, la trama di Dragon’s Dogma si articola tra decine di compiti secondari ed eventi “principali” per consentire all’Arisen di visitare centinaia di luoghi diversi con la presenza imprescindibile del gruppo di tre pedine “assoldabili” di volta in volta per aiutarlo nel viaggio alleggerendone il pesante fardello di responsabilità portato sulle spalle dall’incontro col dragone. Puntellata di fortezze e di roccaforti, la sconfinata regione di Gransys è dominata del feudo di Gran Soren, visibile da ogni angolo del regno. Tolte le pianure erbose, le foreste e le aree rocciose in prossimità dei monti che delimitano la mappa di gioco, però, il titolo non offre la stessa varietà paesaggistica dei GDR concorrenti: nonostante l’impatto scenico sia ottimo e la profondità visiva delle ambientazioni all’aperto riesca a coprire chilometri e chilometri di coste lussureggianti e di boschi incantati, ogni luogo di Dragon’s Dogma tende a somigliare agli altri per colpa della ridondanza nell’uso di determinati modelli poligonali (alberi e rocce su tutti) e della piattezza delle condizioni climatiche proposte (non piove mai e mancano del tutto i deserti e le montagne innevate).

A dispetto della deficitaria caratterizzazione delle missioni e della mappa, comunque, ogni viaggio intrapreso dall’Arisen riesce a mantenere inalterata l’intensità delle emozioni e delle sensazioni avvertibili per l’impossibilità di utilizzare il fast travel (se non al prezzo di costose pietre di teletrasporto a utilizzo singolo) e, soprattutto, per gli scontri e le fasi di combattimento con le creature che popolano ogni nicchia ecologica dell’universo fantasy disegnato da Hideaki Itsuno e compagni.

Dragon’s Dogma: galleria immagini

COLPO GROSSO AL DRAGO ROSSO

Messa volutamente sottotraccia per far risaltare il sistema di combattimento e gli altri elementi del gameplay, la trama evanescente di Dragon’s Dogma sintetizza la volontà degli sviluppatori di sganciare l’esperienza di gioco dalla narrazione per legarla solo ed esclusivamente agli eventi vissuti in prima persona dall’utente chiamato a impersonare l’Arisen. È in quest’ottica che gli sviluppatori di Capcom decidono di rimodulare “a modo loro” alcune alchimie consolidate dei giochi di ruolo occidentali con la metamorfosi di aspetti centrali come quello del crafting, connaturato nella gestione dell’inventario e affidato completamente al sottomenù “Combina” per consentirci di fondere con estrema facilità determinati oggetti dell’inventario senza però offrire la possibilità di sperimentare soluzioni personalizzate, ad esempio per sintetizzare elementi, unguenti o pozioni rare.

Lontana anni luce dalla tradizione orientale dei J-RPG, l’avventura abbandona ogni schema precostituito per tuffarsi nella libertà anarchica di chi, come l’eroe, è consapevole dei propri mezzi e vuole visitare quanti più luoghi possibile nella speranza di venire a capo dell’enigma del drago: questo senso di libertà assoluta, com’è naturale che sia, si riflette tanto nel sistema di combattimento quanto nella struttura ramificata delle classi. Ad ognuna di esse, infatti, è associato un determinato valore di punti esperienza e di “ranghi” che, in base alle missioni portate a termine e ai nemici sconfitti, sbloccano le abilità necessarie per effettuare attacchi più potenti e le capacità “passive” che, indipendentemente dalla tipologia di eroe impersonato, regalano bonus e status correlati alle azioni compiute sino a quel momento.

Con l’approccio di un pittore espressionista davanti ad una tela bianca, il poliedrico sistema delle classi di Dragon’s Dogma disegna il gameplay con “colori” e tonalità multiformi che regalano all’utente la possibilità di plasmare l’azione come meglio crede e senza alcuna preclusione di sorta, merito soprattutto dell’impianto di gioco eretto dai ragazzi di Capcom per caratterizzare ogni abilità secondo schemi quantomai eterogenei: dagli incantesimi d’area degli stregoni ai salti pirotecnici degli assassini, dai possenti colpi d’ascia dei guerrieri alla precisione chirurgica delle freccie scoccate dagli arcieri più esperti, la varietà di opzioni con cui gli appassionati sono in grado di giostrarsi rende bene l’idea di quanto, all’interno degli studi della casa di sviluppo nipponica, sia stato fatto per soddisfare la sete di libertà dei “ruolisti” più incalliti e dei neofiti della prim’ora.

Dragon’s Dogma: galleria immagini

A dare forma all’esperienza di gioco è soprattutto il pantheon di creature grandi e piccole che sbarreranno la strada all’Arisen nelle tante sessioni esplorative in cui, per necessità o per scelta, bisognerà lanciarsi per coprire le enormi distanze che dividono le varie sottoregioni della mappa: se nel caso degli scontri con i nemici minori l’approccio da adottare di volta in volta per avere la meglio sui gruppi più numerosi o sulle creature più pericolose ricorda molto quello di Dark Souls (ma ad un livello di difficoltà sensibilmente inferiore), nel caso dei combattimenti con i mostri principali Dragon’s Dogma riesce a dare il meglio di sé con azioni al cardiopalma e sfide intense che si protraggono per ore coinvolgendo tutti i membri della propria squadra di pedine in una battaglia all’ultimo sangue.

La straordinaria varietà di armi a disposizione dell’Arisen e delle sue pedine (spade, spadoni, pugnali, bastoni, scettri, scudi, scudi magici, archi, archi magici e archi lunghi) racchiude in sé l’essenza stessa del progetto sviluppato da Capcom: come per le capacità di classe, ad ogni arma è infatti associato un numero piuttosto elevato di abilità principali e secondarie adoperabili in combattimento per colpire il punto debole dell’avversario di turno senza mai tradurre gli scontri in semplicistiche sessioni tritabottoni nonostante lo scarso livello di sfida offerto dai mostri e dai banditi “comuni” una volta raggiunti i più alti ranghi della classe scelta.

La possibilità di cambiare in qualsiasi momento la classe e, quindi, le abilità del proprio personaggio e dell’intera squadra di pedine è un ulteriore elemento di forza di un titolo che, considerando la pletora infinita di missioni e di compiti secondari da portare a termine spulciando le bacheche dei villaggi e della capitale, riesce ad offrire sfide sempre avvincenti anche ai livelli di esperienza più elevati (questi ultimi, raggiungibili dopo una trentina di ore di gioco a prescindere dalle missioni scelte).

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MULTIPLAYER: IL MERCATO DELLE PEDINE

Legato indissolubilmente alla campagna a giocatore singolo, il modulo multiplayer di Dragon’s Dogma si “limita” ad arricchire le avventure vissute dall’Arisen per riallacciarsi al sistema di gestione e di reclutamento delle pedine con un simpatico espediente narrativo: riuscendo a “entrare in risonanza” con gli eroi delle singole dimensioni parallele, ogni pedina può infatti rispondere alla chiamata dei vari Arisen sparsi negli “universi dei viventi” per condividere assieme a loro le esperienze acquisite al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Ogni pedina creata dai giocatori per rimpolpare le fila della propria squadra, di conseguenza, può essere “richiamata in servizio” dagli altri utenti attraverso dei portali dimensionali sparsi per i centri abitati più importanti della regione del Gransys, ognuno dei quali dotato di uno speciale sistema di ricerca impiegabile per rintracciare i combattenti più valorosi e i compagni più adatti per la missione da intraprendere. La grande importanza di questo specifico elemento della struttura di gioco di Dragon’s Dogma sta nel fatto, di certo non trascurabile, che la pedina principale e l’Arisen che l’ha creata condividono lo stesso livello di esperienza, da qui la necessità impellente di migliorare in maniera costante l’equipaggiamento e il bagaglio di abilità della propria pedina per renderla più “appetibile” agli occhi degli altri giocatori in rete.

Il meccanismo di condivisione dei compagni di squadra vale sia per le missioni della campagna in singolo che per le inedite Sfide del Drago di Ur, incentrate sugli scontri con una creatura appartenente allo stesso regno draconico del mostro strappacuori dell’avventura principale: in ognuna di queste sfide si possono “affittare” per un periodo di tempo limitato le pedine degli altri giocatori in rete, ai quali, come contropartita per ogni vittoria conseguita, va una parte del premio equivalente al “valore” dell’aiuto offerto dai companion richiesti nella prova.

Dragon’s Dogma: galleria immagini

GRAFICA E SONORO

Basato su una versione rivista e corretta dell’engine grafico di Lost Planet 2, il comparto tecnico di Dragon’s Dogma non raggiunge i livelli qualitativi della concorrenza diretta dei GDR occidentali più recenti (da Skyrim a The Witcher 2) per l’impossibilità, da parte dei programmatori di Capcom, di plasmare un universo di gioco così esteso senza scendere a compromessi con le limitate risorse hardware disponibili su console: alla scarsa varietà paesaggistica e alla ridondanza dei modelli poligonali riscontrata nei paragrafi precedenti di questa recensione, purtroppo, fanno il paio gli evidenti cali di framerate e i frequenti fenomeni di tearing che spezzano l’azione di gioco (specie nella versione Xbox 360). Non meno problematica risulta poi essere la gestione delle scene d’intermezzo, con inquadrature dilettantesche e interpretazioni ai limiti del ridicolo. Ciononostante, l’opera riesce a concedersi spunti di vera e propria eccellenza in altri ambiti della grafica e dell’estetica, basti citare la bontà delle animazioni a corredo dei movimenti del personaggio e degli avversari (specie per quelli maggiori) e la grande eterogeneità delle abilità d’attacco impiegabili dall’Arisen e dalle pedine al suo seguito.

Dal punto di vista sonoro, l’assenza di linee di dialogo legate al protagonista (che, come nei GDR vecchia scuola, non proferirà parola per tutta l’avventura) ha semplificato non poco il lavoro svolto dai ragazzi di Capcom nella ricerca dei campionamenti audio e delle musiche da impiegare per dare corpo alle lunghe sessioni esplorative. Il doppiaggio in inglese (ma con sottotitoli in italiano) non è da meno e si mantiene sul livello qualitativo dei restanti aspetti dell’opera.

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COMMENTO FINALE

Dragon’s Dogma è un’opera dalle mille sfaccettature che accentua ed esalta le inevitabili contraddizioni di un videogioco orientale sviluppato “all’occidentale”: la trama, ad esempio, si evolve in un moto perpetuo di missioni che inchiodano l’utente ad un livello di superficialità e di monotonia quantomai pericoloso, per un titolo che fa della libertà e dell’esplorazione la sua ragion d’essere. A rendere più dolce l’esperienza di gioco ci pensano però un collaudato sistema di combattimento, una splendida gestione simil-strategica delle pedine e una progressione delle classi e delle abilità che dà assuefazione.

Al netto delle sbavature grafiche (perchè le città sono semideserte?), dell’inconsistente leggerezza narrativa (l’eroe protagonista è meno carismatico di uno scolapasta) e delle incongruenze nell’impianto ruolistico (come nella lacunosa gestione del crafting), quindi, consigliamo ai nostri lettori di giudicare Dragon’s Dogma abbandonando il confronto con i capolavori del genere per osservare l’ultima opera di Capcom per quella che è, ossia una proprietà intellettuale ancora acerba ma comunque meritevole di essere ripresa e ampliata nei prossimi anni con capitoli che, di certo, sapranno limare le spigolosità qualitative di questo episodio originario.

Cosa ci piace
Cosa non ci piace
  • L’ottimo sistema di combattimento
  • L’azzeccata gestione delle pedine
  • La vastità della mappa di gioco
  • Appagante anche ai livelli più avanzati
  • La trama evanescente
  • Le evidenti sbavature grafiche
  • La superficialità del crafting e del menù di gestione delle missioni

Dragon’s Dogma: galleria immagini

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