Elsword: la recensione

Tanta sobrietà e colori nel MMORPG dei coreani di KOG Studios. Gamesblog recensisce Elsword
Elsword: la recensione
Tanta sobrietà e colori nel MMORPG dei coreani di KOG Studios. Gamesblog recensisce Elsword


Prima di essere travolti dal solito marasma di titoloni che anche in questo 2012 la farà da padrone, ci è sembrato interessante sbirciare all’interno di un progetto senza dubbio meno noto, ma in ogni caso degno di nota. Lo è se lo si inquadra in un contesto decisamente più ampio, che è quello dei MMORPG gratuiti. Elsword è un titolo particolare, di cui ci pare opportuno parlare più che altro in funzione di un approfondimento che coinvolga voi lettori in prima luogo.

Sì perché questa tipologia di giochi è già bella che rodata sulla rete, e di esempi ne esistono a bizzeffe. Cosa allora ci ha spinto a focalizzarci su un titolo che in Italia è approdato da poco, ma che in realtà in Corea del Sud circola dal 2007? Beh, cercheremo di scoprirlo insieme in quello che, più che essere uno scritto risolutorio, rappresenta una fugace ma (si spera) esauriente introduzione a un mondo che molti potrebbero non conoscere.

PER GLI AMANTI DEI MANGA

Come avrete modo di evincere voi stessi al termine di questa nostra breve disamina, una delle componenti che più ci ha soddisfatto è stato lo stile che i coreani di KOG Studios hanno inteso adottare per il loro Elsword. E, se vogliamo, si tratta di una costante, considerato che anche Grand Chase (titolo precedente a quello di cui parliamo oggi) si fregiava di questa particolare soluzione.

Se non l’intera ambientazione di gioco, senza dubbio il character design mutua davvero tanto dai manga di stampo giapponese, dandoci un’idea dell’impronta che si è voluto affibbiare a tale produzione. Elsword, infatti, non è solo un MMORPG, ma è pure spiccatamente orientale. La storia, ambientata nel colorato a fantasioso mondo di Elios, ha per protagonisti dei ragazzini, divisi in cinque tipologie di personaggio: Elsword, Aisha, Rena, Raven ed Eve.

Ovviamente ognuna di queste gode non solo di peculiarità proprie in termini di abilità, ma anche di un retaggio diverso rispetto a quello degli altri. Tuttavia è bene notare che l’incidenza di questa scelta sulla nostra avventura è più di ordine estetico che pratico. Di fatto, è vero che condurre il gioco con un personaggio piuttosto che con un altro comporta delle differenze sostanziali. Ma è altresì vero che la struttura basilare su cui poggia l’intera impalcatura di Elsword non concilia con un’ampia varietà di situazioni in tal senso.


SEMPLICE MA (NON) TROPPO

L’ultima nostra considerazione dà il là a questa seconda fase della nostra trattazione. Ci rivolgiamo al sistema di combattimento, oltre che, seppur timidamente, alla gestione del personaggio, elementi essenziali, se vogliamo, di ogni buon gioco di ruolo online. Il gameplay adottato è certamente frutto di una scelta coraggiosa, se non addirittura accattivante: si tratta di shoot’em up a scorrimento in 2D. Ovviamente tale impostazione incide notevolmente su più livelli.

Se, da un lato, si riscontra una scarsa complessità a livello di mero scontro corpo a corpo, gli sviluppatori hanno provato a metterci una pezza con l’incremento del numero delle combo o delle mosse speciali. Per combattere bastano praticamente due tasti; con gli altri si attuano tecniche che consumano l’apposita barra come le magie di solito fanno con i Punti Mana (o Magicka, visto che Skyrim è tra noi da appena due mesi).

Il punto è che tale sistema, alla lunga, non regge alla luce della cospicua mole di quest da affrontare. Quest tutt’altro che povere, probabilmente, ma ripetitive come poche. Ciò su cui dobbiamo quindi riversare la nostra brama di proseguimento nel gioco diventa la crescita compulsiva del personaggio. Ed Elsword, in tal senso, incoraggia non poco il “livellamento” molesto. Non mettendo quasi mai a dura prova (o almeno, durante il nostro test forse mai ci siamo davvero trovati in fin di vita), la componente che spinge ad andare un po’ più in là è la curiosità di sviscerare le potenzialità del nostro alter-ego virtuale.

E qui entrano in gioco tutta una serie di elementi riconducibili a ciò che scrivevamo poco sopra riguardo alla gestione del personaggio. Non ci è possibile elencare tutta la serie di oggetti ed equipaggiamenti che chiaramente incidono non poco sulla resa del personaggio. Per ottenerli abbiamo a disposizione, manco a dirlo, due possibilità: la prima è trovarli; la seconda è acquistarli. In quest’ultimo caso, qualora lo ritenessimo opportuno, potremmo anche impiegare denaro vero e darci alla pazza gioia.

Sotto un altro profilo, non solo gli oggetti, ma anche le abilità (o skill) sono suscettibili di una certa influenza da parte nostra. Sotto forma di carte da gioco, possiamo incrementarle col progredire dell’avventura, a seconda di taluni requisiti come il Livello raggiunto dal personaggio ed amenità simili. Inutile dilungarci su questa specifica sezione, visto che il sistema è anche qui il medesimo già visto in una miriade di produzioni anche solo vagamente simili.


IN COMPAGNIA E’ PIU’ BELLO

La nozione di online applicato ad un gioco di ruolo, implica evidentemente l’avere a che fare con altri giocatori non gestiti dalla CPU. Ebbene, anche sotto questo specifico aspetto, le introduzioni sostanziali sono ridotte all’osso. Oltre a poter chiaramente scorrazzare tra i vari dungeon in compagnia di amici o parenti, c’è un altra modalità che ci ha incuriosito.

Si tratta della possibilità di scontrarci con altri giocatori mediante Deathmatch. In questo caso ci troviamo dinanzi ad un vero e proprio picchiaduro, visto che l’unico nostro obiettivo è quello di battere il nostro diretto avversario (è possibile scontrarsi fino a un massimo di 3 contro 3). Trovata interessante, che aggiunge quel pizzico di agonismo tale da dare un senso alle nostre instancabili scorribande – anche perché non è di certo la trama il pretesto per non deporre le armi.

Menzione di rilievo va anche al doppiaggio, interamente in italiano e neanche di scarsa fattura, anzi. Considerato che stiamo parlando di un titolo gratuito, pur non facendo la differenza, un simile trattamento rende ancora più piacevole l’idea di un giro per le lande di Elios.


COMMENTO FINALE

Come abbiamo preventivamente chiarito, la nostra analisi si è tutt’al più fermata alla scorza di Elsword. Certo, tanto è bastato per tirare delle somme che, per quanto parziali, ci hanno permesso di stilare un discreto identikit di questo progetto. Progetto che, lo ricordiamo, rientra nel novero delle produzioni gratuite – anche dette free-to-play. Ed è pure alla luce di quest’ultima circostanza che va valutato un gioco del genere; senza contare una pretesa di requisiti hardware molto modesta.

Per quel che abbiamo avuto modo di sperimentare noi, i due server nei quali ci siamo intrufolati sono sempre stati piuttosto affollati. Saranno state le feste, oppure, semplicemente, qualcosa questo titolo deve aver suscitato. Non è di sicuro nostra intenzione adombrare alcun paragone, ma è certo che il target di Elsword si rivolge ad una categoria tutt’altro che satura di MMORPG.

I neofiti del genere troveranno nella semplicità – sia a livello di interfaccia che di svolgimento del gioco – di questo titolo un motivo più che valido per essere invogliati alla prova su strada. Altri, invece, potrebbero sentirsi stuzzicati dall’idea di un gioco di ruolo online che sfrutta meccaniche da shoot’em up. Altri ancora (e poi basta, anche perché noi crediamo di rientrare in quest’ultima cerchia), invece, potrebbero apprezzare uno stile sobrio ma grazioso, con quel cel-shading appena accennato che si adagia su uno scenario che profuma di fumetto giapponese.

Quale che sia il motivo, dare una possibilità ad Elsword non dovrebbe essere un’idea malvagia. Non ci si aspetti qualcosa di intensamente profondo ed oltremodo sconvolgente, ma se inquadrato nell’ottica del passatempo occasionale, potrebbe certamente elargire molte più soddisfazioni di alcuni titoli tanto in voga presso i vari social network. D’altronde il mercato è sempre più attento anche (e forse soprattutto) a questo quanto mai folto gruppo di giocatori dell’ultim’ora. E non per forza è un male. Ma questa è un’altra storia.

Cosa ci piace

Cosa non ci piace

  • Stile piuttosto azzeccato
  • Intrattiene malgrado la sua semplicità
  • I più smaliziati potrebbero non gradire un certo minimalismo

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