inFamous: Second Son - la recensione

L'attesissimo action a mondo aperto di Sucker Punch recensito per voi da Gamesblog.it
L'attesissimo action a mondo aperto di Sucker Punch recensito per voi da Gamesblog.it

Lanciata nel maggio del 2009 per controbattere al successo ottenuto su Xbox 360 dalla concorrenza diretta di Microsoft con il progetto di Crackdown ed evolutasi nel tempo per rispondere alle sempre più insistenti richieste avanzate in questi ultimi anni dagli appassionati di videogiochi d’azione a mondo aperto, la saga di inFamous ha saputo ritagliarsi uno spazio sempre più ampio nel panorama videoludico moderno e oggi è una delle proprietà intellettuali più conosciute e apprezzate dell’intero settore.

Traendo ispirazione dagli action sandbox più blasonati, dalle avventure in terza persona più frenetiche e dalla nobile produzione fumettistica americana legata ai supereroi degli universi Marvel e DC, gli sviluppatori di Sucker Punch hanno fatto tesoro dell’esperienza maturata con la serie di Sly Cooper e, pur senza prodursi in un vero e proprio slancio di innovazione, hanno saputo incontrare il favore di pubblico e critica: per questo, e per le imprescindibili leggi dettate dalle divinità ancestrali del libero mercato, i vertici di Sony hanno saggiamente deciso di puntare su di loro, e sulle loro indubbie competenze, per ingolosire le masse videogiocanti e indurle a scegliere PlayStation 4 come piattaforma di riferimento per la generazione di console appena iniziata.

Che siate tra coloro che attendevano l’uscita di inFamous: Second Son per compiere il salto next-gen o che facciate già parte del club dei possessori di PS4, con la recensione che vi proporremo quest’oggi cercheremo di analizzare tutti gli aspetti più importanti di quella che, a tutti gli effetti, può essere considerata come l’esclusiva più “pesante” della finestra di lancio dell’ultimo monolite nero di casa Sony.

LA NASCITA DI UN EROE

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La storia di Second Son si riallaccia agli eventi del “finale buono” di inFamous 2 e alle successive operazioni condotte dal Governo degli Stati Uniti per reprimere ogni forma di protesta e di ribellione con lo scopo dichiarato di scongiurare il pericolo di una nuova catastrofe causata dai cosiddetti “bioterroristi”, ossia gli esseri umani dotati di superpoteri che dominano l’universo digitale di inFamous sin dai primi vagiti della saga.

Non potendo più fare affidamento su Cole MacGrath e sulle sue incredibili “capacità elettriche”, il nuovo grimaldello digitale che i Sucker Punch hanno messo a punto per scardinare i meccanismi dittatoriali delle forze paramilitari che da sette anni gestiscono col pugno di ferro le più importanti metropoli americane ha così il volto (e il gilet stropicciato) di Delsin Rowe, un giovane graffitaro della comunità indiana degli Akomish che vive alla periferia di Seattle assieme a suo fratello, lo sceriffo Reggie. Tolto il tutorial sui controlli base dei poteri utilizzabili dall’utente e le missioni iniziali del prologo ambientato tra le case e i negozi di souvenir della riserva Akomish, il canovaccio narrativo steso dai Sucker Punch per mettere in scena la lotta senza quartiere scatenata da Delsin contro i militari del DUP che controllano le strade di Seattle segue un percorso analogo a quello intrapreso da Cole per aiutare le popolazioni di Empire City prima e di New Marais poi: tutto, all’interno del recinto della trama, si svolge infatti sui binari predeterminati dai bivi tracciati dagli sviluppatori a stelle e strisce per riprendere il concetto della “moralità karmica” tanto caro ai cultori di questa saga.

La scelta dell’atteggiamento da far assumere al proprio alter-ego determina il suo allineamento morale e modifica il comportamento degli abitanti di Seattle, i poteri da sbloccare e le attività da svolgere per poter riempire la barra del Karma. Decidendo di indossare i panni dell’eroe buono dovremo preoccuparci di curare i pedoni investiti dalle raffiche nemiche, di liberare le vie della città dagli spacciatori e di rendere inoffensivi i soldati del DUP senza ucciderli (attraverso l’impiego di speciali poteri di “sottomissione”); chi vorrà interpretare il ruolo dell’anti-eroe anarchico che persegue i propri obiettivi senza badare alle conseguenze delle sue egoistiche azioni, viceversa, per acquisire poteri sempre più letali dovrà utilizzare la forza bruta per risolvere le controversie con i DUP e dovrà preoccuparsi di mettere a tacere i musicisti di strada e i partecipanti alle manifestazioni anti-bioterroristi.

Karma a parte, la trama di inFamous: Second Son tocca tematiche tremendamente attuali come la pervasività dei mass media e la sistematica violazione della privacy perpetuata dai sistemi di sorveglianza e vigilanza cittadini, anche se purtroppo lo fa con lo sguardo disattento e spavaldo di un ragazzo ribelle come Delsin e, per questo, le lascia sottotraccia e le trasforma in semplici “elementi giustificativi” della storia che non permettono di ampliare le maglie della rete narrativa intessuta dagli autori per confezionare le missioni principali e i compiti secondari. Grazie alla complessità delle attività da svolgere nel corso delle missioni più importanti, la longevità di Second Son riesce comunque ad attestarsi sulle 12-15 ore di gioco effettive, e questo senza considerare le 10-12 ore di gioco supplementari necessarie per completare tutte le attività “accessorie” correlate alla libera esplorazione di Seattle.

TUTTO FUMO… E TANTO ARROSTO

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Diversamente da action sandbox come L.A. Noire e in maniera del tutto analoga al “ruolo” ricoperto dalla trama in Crackdown, in Saints Row e negli episodi passati della serie di inFamous con protagonista Cole MacGrath, la storia di Second Son non è che uno strumento che i Sucker Punch utilizzano per erigere l’impalcatura di gioco a supporto del sistema di combattimento, delle dinamiche di evoluzione dei poteri e del modulo sandbox che corre parallelo alle missioni della narrazione principale.

Pur senza contare sugli incredibili poteri di Cole legati al controllo dell’elettricità, il giovane e intraprendente Delsin possiede la capacità unica di “rimodellare” le cellule che compongono il suo corpo e attingere alla tremenda energia scaturita dal processo di “trasmutazione molecolare” per manifestare i poteri e le abilità assorbite dai Conduit con cui è riuscito a entrare in contatto. Tra sfere di fuoco, fruste di plasma incandescente, nubi di gas venefico e scie bioluminescenti, l’eroe dell’ultima fatica digitale dei Sucker Punch può vantare un ventaglio di poteri eccezionalmente ampio, ciascuno dei quali dotato di un proprio schema di “potenziamenti minori” sbloccabili migliorando il proprio livello di Karma (con le diverse azioni di “allineamento morale” positivo e negativo che abbiamo descritto nel paragrafo precedente di questa recensione) e attingendo all’enorme energia presente all’interno dei Frammenti dell’Esplosione ottenibili dagli scanner biometrici del DUP e dalle batterie dei quadrirotori governativi sparsi per la città.

A rendere ancora più colorato il caleidoscopio di emozioni e di sensazioni regalate dalle decine di poteri sbloccabili nel prosieguo dell’avventura di Second Son ci pensa l’ottimo sistema di movimento e combattimento elaborato dagli studios americani per moltiplicare le animazioni e le mosse adottate da Delsin evolvendo le proprie capacità attraverso la fusione dei poteri assorbiti da taluni boss o PNG, sui quali preferiamo non dilungarci per non cadere nello spoiler più becero e per non rovinarvi il piacere della scoperta. Come per la trama, comunque, anche per il combat system il sistema di moralità e la conseguente scelta karmica delle attività da svolgere rappresenta una costante che determina una netta differenziazione tra i diversi poteri di Delsin: a prescindere dalla strada che si decide di seguire per spendere i Frammenti di Esplosione raccolti in miglioramenti per le abilità, ciascun utente deve ponderare ogni mossa per non rallentare l’evoluzione del livello di karma e precludersi, di conseguenza, l’accesso ai poteri più avanzati.

La necessità di massimizzare la quantità di punti karma ottenibili da ogni incontro-scontro con i soldati del DUP diviene così il vero motore dell’esperienza action di inFamous: Second Son, ancor più del livello di difficoltà stesso degli avversari (decisamente basso se rapportato al livello di sfida proposto da titoli concorrenti come i Batman degli studi Rocksteady) e delle missioni secondarie di ricerca dei Frammenti e di liberazione dei quartieri di Seattle che, alla lunga, risultano essere terribilmente ripetitive, specie in virtù dell’assenza di una qualsivoglia modalità multiplayer e, soprattutto, del divertente editor con annesso generatore di missioni simil-platform di inFamous 2.

GRAFICA E SONORO

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Tolte le naturali sbavature riscontrabili nelle texture e nei modelli poligonali di qualsiasi titolo a mondo aperto, i saltuari cali di framerate in corrispondenza dei combattimenti più concitati e i prevedibili errori di programmazione nelle animazioni e nella gestione delle ombre da mettere in conto in un progetto di lancio per una nuova console, il comparto tecnico di inFamous: Second Son risulta essere uno degli aspetti più curati e riusciti dell’intera opera.

Gli sforzi profusi dai Sucker Punch per mettere alla prova le potenzialità hardware di PlayStation 4 vengono infatti premiati dalla straordinaria rappresentazione di una Seattle virtuale con scorci che sfociano nel fotorealismo e un sistema di illuminazione dinamica (e ambientale) semplicemente sublime, inconcepibile sui sistemi della scorsa generazione.

La colonna sonora, inoltre, scandisce egregiamente il ritmo delle scene immortalate a schermo assieme alle divertenti frasi di circostanza pronunciate da Delsin, ottimamente doppiate in italiano assieme a tutti i dialoghi della campagna principale e alla quasi totalità delle frasi estemporanee degli abitanti di Seattle.

COMMENTO FINALE

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inFamous: Second Son è un’avventura divertente e incredibilmente appagante sia dal punto di vista grafico che squisitamente ludico, ma è anche un titolo che si limita a riprendere il concept dei precedenti capitoli e che, di conseguenza, finisce con l’entrare in contraddizione con quanto promesso in questi mesi dagli sviluppatori di Sucker Punch.

Alla frenesia del combat system e alla bellezza estraniante delle ambientazioni fa infatti da triste contraltare la monotona ripetitività delle “attività secondarie” collegate all’esplorazione libera di Seattle e il semplicistico dualismo karmico delle azioni da far compiere a Delsin Rowe per evolvere la trama e garantirgli un più ampio ventaglio di superpoteri: con un intervento mirato sulla profondità delle sfumature morali della storia e sulla differenziazione delle missioni di liberazione della città, l’intera impalcatura di gioco ne avrebbe tratto enorme giovamento e il progetto di Second Son sarebbe stato in grado di offrire un’esperienza compiutamente next-gen.

Al netto delle problematiche appena evidenziate, inFamous: Second Son rimane comunque un ottimo prodotto d’intrattenimento e un godibile action a mondo aperto, ma il faticoso percorso di sviluppo intrapreso in questi anni dai Sucker Punch rischia di giungere a una brusca interruzione se in futuro non ci sarà un deciso e coraggioso cambio di marcia che tenga conto dello slancio di originalità richiesto a coloro che, d’ora in avanti, vorranno cimentarsi nello sviluppo di titoli tripla-A su PlayStation 4 così come su PC e Xbox One.

Cosa ci piace
Cosa non ci piace
  • Il divertente sistema di combattimento
  • Comparto tecnico solido come la roccia
  • La varietà dei poteri
  • La poetica gestione delle illuminazioni ambientali e dinamiche
  • L’assenza del multiplayer e dell’editor di missioni
  • La scarsa originalità del gameplay
  • La ripetitività delle attività sandbox

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