Killzone 2: la recensione (single player)

Uno dei titoli più attesi del 2009 è finalmente in dirittura d’arrivo in tutti i negozi del mondo. Killzone 2 è un gioco che nel bene e nel male fa parlare di sé da quasi quattro anni, e nei desideri di Sony punta ad essere il vero e proprio “Halo killer” di questa generazione.

Killzone 2 è un prodotto estremamente ambizioso e costoso che ha l’unico scopo di conquistare la palma di miglior sparatutto in soggettiva su console, obiettivo che nella scorsa generazione era stato fallito clamorosamente dal suo predecessore Killzone, rivelatosi appena discreto.

Ma la musica pare cambiata: con recensioni mediamente più che positive e prenotazioni che nella sola Europa hanno già superato il milione di copie, Killzone 2 si appresta a diventare un notevole successo sia dal punto di vista della critica che da quello commerciale. Tutto questo, come scoprirete continuando a leggere, è sicuramente meritato.

BENVENUTI SU HELGHAN

In Killzone 2 siamo chiamati a impersonare Thomas “Sev” Sevchenko, un soldato delle forze di difesa ISA (Interplanetary Strategic Alliance) di Vekta, pianeta coloniale messo sotto assedio dagli spietati Helghast. Determinati a porre alla guerra, i leader della ISA decidono di prendere l’iniziativa e invadere a loro volta Helghan, il pianeta degli Helghast, dove il gioco sarà ambientato per la sua intera durata. Sev fa parte della squadra Alpha incaricata di catturare Scolar Visari, imperatore degli Helghast, e di conseguenza sconfiggere definitivamente il nemico.
KillZone 2 è in realtà il terzo capitolo della saga, poichè è cronologicamente preceduto dal primo KillZone (PS2) e KillZone: Liberation (PSP). Posto che non c’è necessità di aver giocato i precedenti capitoli per immergersi nella storia di KillZone 2, c’è da segnalare che i fan della saga riconosceranno continui richiami, citazioni e collegamenti a quanto narrato in precedenza.


SEVCHENKO FACCI UN GOAL

La prima impressione con Killzone 2 non è stata molto positiva. Nei primi minuti il gioco sembra uno sparatutto come tanti, con un’ottima grafica ma senza niente che lo possa veramente far emergere dalla massa. Continuando a giocare, però, il senso di immedesimazione è salito come per magia, e proporzionalmente ad esso è salita la voglia di continuare, fare ancora un livello, vedere cosa c’è dopo. Come già è stato fatto notare in molti articoli, Killzone 2 non passerà di certo alla storia per l’innovazione: dal design dei livelli alla narrazione, passando per le meccaniche di gioco, tutto rientra nei canoni del classicissimo sparatutto in prima persona.

Le armi sanno un po’ di già visto e risultano poco varie e piuttosto anonime, ma per quanto si possa giudicare dalla modalità a giocatore singolo paiono piuttosto ben bilanciate. Purtroppo nell’arsenale non figura nemmeno un’arma che restituisca quella sensazione di appagamento viscerale provata in altri casi, come con l’Artic Warfare Magnum di Counter-Strike, l’Arco Torque di Gears of War o l’intramontabile BFG-9000, tanto per fare degli esempi.

Per la gioia di chi preferisce i ritmi blandi all’azione frenetica e sincopata, c’è da dire che gli aspiranti Rambo non si troveranno a proprio agio con KillZone 2, un gioco abbastanza più tattico di quanto si potrebbe immaginare. Certo non stiamo parlando di uno stealth, ma rimanere sotto copertura, scegliere il percorso da seguire, evitare troppi contatti diretti con gli Helghast e magari pianificare un minimo i propri attacchi è spesso fondamentale per assicurare la sopravvivenza al prode Sev. Proprio il sistema di copertura, però, mostra il fianco e rivela una realizzazione non ottimale: oltre al fatto che dietro alcuni oggetti risulta incomprensibilmente impossibile ripararsi, la gestione generale denota alcune lacune e una certa macchinosità.


Molto simpatica la possibilità di “cucinare” le granate, con tanto di indicatore visivo: fare esplodere a mezz’aria una granata, magari proprio in faccia al nemico (o a più nemici), non ha prezzo. Avvincenti le sparatorie prolungate che portano una semi-distruzione degli ambienti circostanti (quasi sempre a farne le spese sono le povere colonne). Interessanti anche le sequenze in cui ci si ritrova alla guida di carriarmati e soprattutto mech: peccato siano troppo poche. Altalenante l’intelligenza artificiale, che fa degli Helghast a volte scaltri soldati pronti a schivare granate e trovare i ripari più consoni, a volte inerti manichini da crivellare di colpi.

La longevità si attesta intorno alle 8-10 ore considerando un giocatore di media abilità che gioca a ritmi non troppo serrati. Non certo il massimo della vita, soprattutto perché il gioco finisce decisamente prima della voglia di giocare che riesce a trasmettere. Pesa, ed è inutile negarlo, l’assenza della modalità cooperativa, tanto di moda (giustamente) negli ultimi anni. Debole anche la narrazione della storia, sceneggiata approssimativamente e con poco impatto emozionale.

MULTIPLAYER

Questa recensione copre il solo aspetto single player del gioco, poiché i server non sono ancora aperti al pubblico e naturalmente l’esperienza è limitata ai soli giornalisti. Al contrario di molte altre testate, crediamo che per giudicare seriamente la profondissima modalità online di un prodotto di questa portata sia necessario più tempo. Vi rimandiamo quindi ad un apposito approfondimento sul multiplayer – componente fondamentale di Killzone 2 – che pubblicheremo nei prossimi giorni.


GRAFICA E SONORO

Graficamente KillZone 2 è senza ombra di dubbio uno dei migliori giochi mai visti. La cosa che colpisce di più del motore Deferred è forse il sistema di illuminazione, che può contare un numero di fonti di luce contemporaneamente su schermo particolarmente elevato; probabilmente da questo punto di vista si tratta di un nuovo termine di paragone. L’impatto visivo generale di primo livello, con texture mediamente buone, ottimi modelli 3D, straordinari effetti particellari e un’altissima quantità di poligoni contemporaneamente su schermo. Gli artisti hanno fatto un buon lavoro nel rendere il pianeta Helgan grigio, oscuro e opprimente; fattori che senza dubbio aiutano ad immergere il giocatore nel contesto narrativo.
Il gioco gira a 30 frame al secondo in quasi ogni situazione, con risoluzione di 1280×720 (720p). Quello che non convince appieno sono alcune ombre e, soprattutto, una certa monotematicità sulla resa delle superfici, che non si differenziano in maniera netta l’una dall’altra e alla lunga appiattiscono un po’ il colpo d’occhio.

Il doppiaggio italiano si attesta su livelli discreti ma con una differenza di qualità troppo marcata tra i vari personaggi. Buone le musiche di accompagnamento che in alcuni passaggi fanno da sottofondo alle sequenze di gioco.


COMMENTO FINALE

Killzone 2 non è un capolavoro senza tempo, e tantomeno il messia degli FPS che qualcuno aspettava. E’ però un gioco estremamente solido che interpreta nel modo migliore e con impeccabile puntualità i canoni del suo genere di appartenenza. Dotato di un comparto tecnico eccellente, il titolo dei Guerrilla riesce a fare bene le cose più importanti per un videogioco: coinvolgere, divertire, invogliare a continuare. Il tutto non tenendo conto di una modalità online che – lo possiamo preannunciare senza temere smentite – è massiccia, ben strutturata e piuttosto profonda.

Un titolo obbligatorio per qualunque possessore di PlayStation 3 appassionato del genere, ma probabilmente non abbastanza straordinario da essere una vera e propria “killer application” che giustifichi da sola l’acquisto della console. Per un giudizio definitivo al 100%, però, aspettiamo di aver provato a fondo anche la parte multiplayer.

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