Electronic Arts è la peggiore società d'America per il secondo anno di fila

2012 e 2013: Electronic Arts centra la poco prestigiosa doppietta e vince il premio di Worst Company in America.
2012 e 2013: Electronic Arts centra la poco prestigiosa doppietta e vince il premio di Worst Company in America.

Il momento della finale è arrivato: da un lato Electronic Arts, dall’altro Bank of America, per aggiudicarsi il premio di Peggior Società in America attraverso la votazione organizzata anche quest’anno da The Consumerist. Purtroppo per lei, la società che si occupa di videogiochi ha ottenuto una vittoria schiacciante, ricevendo oltre il 77,5% dei voti nello scontro definitivo.

Il titolo di Worst Company in America per il 2013 segue quello già ottenuto da Electronic Arts nel 2012 in occasione dello stesso sondaggio, spingendo The Consumerist a commentare così la sua nuova vittoria:

“In seguito alla sorprendente vittoria come Worst Company In America di Electronic Arts nell’ultimo anno, c’era la speranza che il gigante videoludico ricevesse il messaggio. Smettere di trattare i propri consumatori come salvadanai umani, e non pubblicare così tanti giochi incompleti o disastrati con l’intento di spingere i consumatori a pagare extra per ciò che avrebbero dovuto ricevere da subito. E invece, ci siamo di nuovo, con EA che diventa la prima società di sempre ad aver vinto il secondo Golden Poo dai lettori di Consumerist.”

Il sondaggio è stato condotto anche stavolta sotto forma di tabellone a scontri diretti, sotto la supervisione del famoso sito per consumatori: anche stavolta quindi, secondo i votanti va alla sete di denaro della società americana, insieme probabilmente ai disastri accaduti in occasione del lancio di SimCity.

Pochi giorni fa sull’argomento aveva fatto il suo intervento anche il boss di EA, Peter Moore, adducendo motivazioni per la verità un po’ bislacche, promettendo però di voler fare di meglio nei tempi prossimi. Speriamo per Electronic Arts che sia davvero così, e che non venga confermato il detto non c’è due senza tre.

Via | IGN.com

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