Scribblenauts: la recensione


A volte capita di trovarsi di fronte a qualcosa di talmente rivoluzionario da non riuscire a trovare le parole per descriverlo. Questo è quello che mi è accaduto iniziando a scrivere la recensione di Scribblenauts. Pur avendo passato moltissime ore a divertirmi col titolo sviluppato dal team 5th Cell, infatti, una volta sedutomi davanti al pc sono rimasto diversi minuti a fissare la pagina bianca.

Il motivo di una simile reazione? Semplice. Ho dovuto riordinare le mille emozioni provate giocando questo progetto meraviglioso. Ho soppesato attentamente i pregi e i difetti che ho riscontrato durante le ore in compagnia di Maxwell e degli innumerevoli oggetti che ho usato, distrutto, guidato, e mangiato in Scribblenauts.

E nonostante tutto questo non so ancora esattamente che giudizio esprimere riguardo questo gioco monumentale, basato su un’idea e su una tecnologia di primissimo livello, ma rovinato da alcune leggerezze che non possono essere ignorate. Probabilmente sarà proprio scrivendo l’articolo che prenderò posizione una volta per tutte, quindi arriveremo insieme al giudizio espresso nel commento finale.

Un mondo di parole

Cos’è che rende tanto straordinario Scribblenauts? In fin dei conti il gioco 5th Cell parte da un concetto vecchio di trent’anni, da quelle avventure testuali che facevano letteralmente impazzire i pionieri del videogioco davanti al monitor del loro personal computer. Avete capito a cosa mi riferisco? A quei giochi dove venivano descritte delle situazioni e dove l’unico modo per andare avanti con la storia era scrivere l’azione che si voleva compiere e sperare che fosse quella giusta.

In effetti anche in Scribblenauts il principio base è lo stesso, solo che questa volta ogni parola che il giocatore scrive col proprio pennino sul touch screen del DS, viene automaticamente trasformata nella sua perfetta riproduzione poligonale. In questo modo è possibile sfruttare ogni genere di oggetto per superare le numerose sfide proposte dalla cartuccia del portatile Nintendo, ponendo come unici limiti la fantasia, l’estensione del proprio vocabolario e l’impossibilità di utilizzare nomi, marchi registrati o parolacce. Dovete arrampicarvi su un albero? Scrivete la parola “scala” nello schermo inferiore della console e il gioco è fatto.

Se ci troviamo di fronte a una semplice evoluzione delle vecchie avventure testuali, allora, perché stupirsi? Semplicemente perché a ogni oggetto evocato in questo gioco i programmatori hanno associato una fisica verosimile e, nel caso degli esseri viventi, perfino un’Intelligenza Artificiale elementare, dettagli che rendono tutto molto più complesso e futuristico della semplice risposta testuale inserita all’interno di un database elettronico.

le immagini di Scribblenauts

Le meraviglie della sperimentazione

Conoscendo la caratteristica principale di Scribblenauts, quindi, è praticamente impossibile non sentirsi obbligati a cercare fin da subito di mettere in difficoltà il gioco, scrivendo le parole più assurde (purché corrette) per scoprire se i programmatori le abbiano effettivamente inserite nella piccola cartuccia. La cosa straordinaria è che, nel 90% dei casi, si rimane a bocca aperta di fronte alla versione poligonale del Jetpack di turno, puntualmente apparso dal nulla e a disposizione del protagonista.

Ed è proprio nella sperimentazione e nel gioco libero che Scribblenauts offre il meglio di sé, rivelandosi una droga virtuale capace di tenere incollati al DS per ore e ore senza che ci si renda nemmeno conto dello scorrere del tempo. Ma cosa accade quando, in un momento di lucidità, ci si ricorda che effettivamente esiste anche il gioco vero e proprio?

Un brusco risveglio

Una volta superata la frenesia iniziale e avviata una partita “seria” di Scribblenauts, ci si rende subito conto del più grande problema del titolo 5th Cell: il sistema di controllo. Finché si tratta di smanettare casualmente con la tecnologia base del gioco, infatti, non si fa nemmeno caso alla scarsa precisione dei comandi, che però si rivela un vero incubo una volta che si ha a che fare con i livelli disegnati dai programmatori.

L’errore principale del team di sviluppo è stato quello di decidere di affidare il controllo di Maxwell ai tocchi del pennino sul touch screen. In pratica basta toccare il punto dove si vuole far muovere il protagonista per vederlo reagire all’istante. Il problema è che un sistema di controllo di questo tipo deve necessariamente essere preciso per funzionare a dovere, e posso assicurarvi che quello di Scribblenauts è quanto di più lontano dalla precisione si possa trovare in circolazione. Quando la situazione all’interno di un’ambientazione si fa complicata (ovvero quando il numero di oggetti nel livello a particolarmente elevato), diventa arduo far fare a Maxwell ciò che si desidera, senza imbattersi in qualche intoppo.

La cosa frustrante è che spesso capita perfino di fallire una sfida a causa dei problemi di cui sopra, dettaglio che va a minare pesantemente la giocabilità del titolo. Recuperare le Starite (una sorta di stelle) sparse per i livelli diventa quindi un’operazione poco piacevole, tanto da spingere ad abbandonare presto la modalità principale in favore di qualcosa di più soddisfacente.

Questione di ingegno

Fortunatamente l’enorme ostacolo rappresentato dal sistema di controllo non impedisce di divertirsi affrontando con calma la modalità puzzle, che richiede di risolvere delle situazioni sfruttando il minor numero possibile di oggetti.

Inizialmente si parte con problemi piuttosto semplici come quello dove viene richiesto di dare a due dei tre personaggi su schermo qualcosa che loro possano utilizzare nel proprio lavoro (in un livello popolato da un cuoco, un pompiere e un poliziotto), ma andando avanti con il gioco le situazioni presentate diventano molto più complesse, e richiedono molta creatività per poter essere superate in poche mosse.

Il bello è che dopo aver passato le prove la prima volta è possibile affrontarle di nuovo, senza però poter utilizzare le parole precedentemente sfruttate.

Little Big Scribblenauts

Dopo aver creato una simile tecnologia, comunque, isolarla in una semplice cartuccia sarebbe imperdonabile, ed è per questo che i programmatori hanno pensato di inserire un editor con cui creare i propri livelli, da scambiare successivamente con la mai troppo creativa comunità online. Come è accaduto con Little Big Planet per PlayStation 3, anche nel caso di Scribblenauts è possibile trovare in rete creazioni eccezionali, realizzate da utenti con una pazienza e un’inventiva incredibili.

Peccato solo che l’editor non sia profondo quando avrebbe potuto essere, dettaglio che impedisce perfino ai giocatori più ostinati di realizzare livelli anche solo vagamente simili a quelli creati dai programmatori.

Commento finale

Scribblenauts è quindi un acquisto consigliato? Sicuramente si, anche se con un po’ di attenzione in più i programmatori avrebbero potuto tirar fuori dal cilindro un capolavoro indimenticabile. I problemi del sistema di controllo rovinano l’esperienza di gioco ridimensionandola notevolmente, lasciando però sperare che, nel loro prossimo progetto, i ragazzi del team 5th Cell facciano tesoro di quando imparato con questo titolo e sfornino finalmente una pietra miliare del mondo dei videogiochi.

Cosa ci piace

Cosa non ci piace

  • La quantità di oggetti nel gioco è impressionante
  • Le meccaniche di base sono da applauso
  • La combinazione editor+community online è perfetta
  • Controlli con il pennino imprecisi
  • Editor migliorabile
  • La condivisione online si basa sugli odiosi Codici Amico

le immagini di Scribblenauts

le immagini di Scribblenauts
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le immagini di Scribblenauts
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le immagini di Scribblenauts
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