Prince of Persia: la recensione

Uno dei marchi più famosi e amati dell’industria videoludica torna sui nostri schermi dopo essersi già reincarnato negli anni scorsi in una apprezzata trilogia action, approdata su console di vecchia generazione e PC.

L’arrivo del nuovo Prince of Persia vede in primis l’introduzione di una grafica completamente slegata da quanto visto in precedenza, basata sull’ormai famosa tecnica del cell-shading, ma soprattutto sull’hardware moderno offerto dalle tre piattaforme su cui possiamo trovare il ritorno del Principe giusto in tempo per Natale: PC, Xbox 360 e PlayStation 3.

Accompagnati dalla bella principessa Elika, nostra guida (e come vedremo anche di più) durante l’intero arco di svolgimento di questa nuovo avventura, lasciamoci trasportare dalla magia di Prince of Persia per scoprire se ancora una volta Ubisoft ha fatto centro nei nostri cuori.

C’era una volta un Principe pixelloso e vestito di bianco

Introdurre un titolo storico come Prince of Persia potrebbe quasi essere un’offesa alla cultura videoludica di alcune persone: tanto è stato ed è ancora il successo di questo marchio, così come confermato dalla precedente rinascita iniziata con l’ottimo Le Sabbie del Tempo. Consapevole del grande affetto del pubblico per il Principe, Ubisoft non si è fatta pregare introducendo due nuovi titoli (uno appositamente su Nintendo DS) e mettendosi nuovamente in gioco, ridisegnando completamente ambientazione e implementazione tecnica della serie dando vita a una nuova era per il nostro protagonista, anch’egli ormai pienamente adeguato ai tempi moderni anche nella sua figura, lontana anni luce da quella vista più di dieci anni fa.

Il Principe infatti altro non è che una specie di scugnizzo di periferia, finito solo per caso in una tempesta di sabbia che lo catapulta in un nuovo mondo dove, nemmeno a farlo apposta, il Dio del male Ahriman scappa dalla sua prigione situata nei pressi dell’Albero della Vita, costringendo così il Principe a esplorare le nuove terre in cui si trova, combattendo per ristabilire l’ordine e riportare Ahriman nel posto che gli compete: per farlo dovrà sconfiggere anche i 4 boss sguinzagliati dal cattivone di turno, ognuno dei quali appartenente a una delle altrettante aree disponibili nel mondo.

Prince of Persia

Elika di nome e di fatto

Trailer e anticipazioni varie di questo titolo hanno fatto massicciamente leva sin dai primi momenti sulla figura della Principessa Elika, più di una semplice coprotagonista che troviamo al fianco del Principe per tutta la durata dell’avventura e alla quale sono legate molte delle meccaniche di gioco che contraddistinguono questo nuovo Prince of Persia.

In primo luogo ovviamente troviamo quella più pubblicizzata: non si muore, o almeno non nel senso comune a cui siamo abituati dai videogiochi di questo genere basati sulla serie muori-carica-ripeti, rimpiazzata ora nelle prime due parti dalla nostra bella compagna di viaggio, la quale in caso di nostra caduta accidentale ci riporterà dolcemente all’ultimo checkpoint attraversato. Dato che questi sono davvero numerosi praticamente il pericolo di ripetere grandi aree di gioco si ritrova a essere prossimo allo zero.

Prince of Persia

Il risultato finale di tutto ciò è un gioco privo di interruzioni che dà vita a un vero e proprio flusso continuo d’azione, armonicamente portato avanti dall’intervento di Elika ma che non per questo finisce per rendere il gioco troppo facile come inizialmente si temeva. Ma la funzione della nostra amica non finisce qui, visto che il suo aiuto ci sarà necessario anche per arrivare a piattaforme altrimenti non raggiungibili con le “semplici” abilità del Principe, ammesso che saltare qua e là e camminare su muri e a tratti sui soffitti possa essere definito semplice.

Gli interventi di Elika vanno avanti praticamente per tutto il gioco e si fanno parte integrante di ogni suo aspetto, dai combattimenti all’utilizzo dei suoi poteri magici per raggiungere luoghi inizialmente inaccessibili, poteri che possono essere incrementati raccogliendo i Semi di Luce sparsi per il mondo.

Il problema principale a questo punto non è tanto il tipo di approccio al gioco, che come abbiamo già detto non va a intaccare nulla con la mancanza di sfida offerta dall’impossibilità di morire, ma nell’estrema semplicità delle meccaniche da platform di Prince of Persia, difetto che molto probabilmente avremmo potuto riscontrare anche indipendentemente dalla rivisitazione del game design con l’introduzione della figura di Elika.

Prince of Persia

Tecnicamente parlando

Dal punto di vista tecnico Prince of Persia è davvero un’esperienza da vivere a piene mani, occhi e chi più ne ha più ne metta. Il cell-shading implementato ottimamente dagli sviluppatori si fonde a delle ambientazioni semplicemente da urlo farcite di magia e suggestione in ogni loro angolo, ponendo la grafica vicina a quella che potremmo definire di un dipinto in movimento.

Il già citato flusso di gioco non troverebbe compimento se le animazioni dei personaggi non fossero quello che sono, risultando praticamente perfette in ogni momento e rendendo l’esperienza di gioco un’unica fase armonica tutta da vivere, condita dall’assenza di caricamenti che di sicuro non dispiacerà a nessuno.

Volendo proprio trovare l’ago nel pagliaio, l’occhio più attento troverà la riproposizione di alcuni elementi del paesaggio andando avanti con l’esplorazione dei livelli, ma si tratta davvero di dettagli trascurabili che alla maggior parte delle persone non salterà nemmeno all’attenzione. Anche il sonoro fa pienamente il proprio lavoro, con delle musiche di sottofondo che vanno pienamente a contribuire alla fluidità degli eventi presenti su schermo.

Prince of Persia

Commento finale

Giudicare Prince of Persia non è affatto una cosa semplice e probabilmente è un compito influenzato dalle emozioni suscitate dalla vena artistica che ne contraddistingue il design di tutti gli elementi. E’ comunque innegabile che ci si trovi di fronte a una realizzazione tecnica di primissimo livello, la quale riesce col cell-shading a raggiungere una maturità e una profondità che probabilmente nemmeno con milioni di poligoni il team di sviluppo avrebbe potuto eguagliare.

Il rovescio della medaglia è costituito proprio dalle basi del gioco, le quali una volta escluse Elika e le sue funzioni si mostrano quelle classiche degli ibridi action-platform, cosa che ad alcuni potrebbe far storcere il naso insieme alla linearità dei livelli, di certo non brillanti per il livello di sfida offerto al giocatore più navigato.

Il periodo dell’anno natalizio è comunque sicuramente quello migliore per lasciarsi trasportare dalla magia di questo nuovo Prince of Persia, ponendo per un attimo da parte la propria vena di hardcore gamer e farsi trasportare dolcemente dalle mani di Elika in un mondo fiabesco in cui fluttuare con le evoluzioni del Principe.

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