Sacred 2: Fallen Angel - la recensione

Dopo quattro lunghi anni passati a scorrazzare per le lande di Ancaria con Sacred e le sue tre espansioni, Koch Media ed Ascaron Entertainment ci offrono un’occasione unica per riprendere assieme questo viaggio fantasy “alla Diablo”, che miscela la componente action a quella tipica dei giochi di ruolo “vecchio stile”.

Ed oggi, ritrovandoci davanti la confezione di Sacred 2: Fallen Angel, sapremo trovare in noi quella scintilla che ci permetterà di vivere appieno lo spirito d’avventura che serve per intraprendere le epiche battaglie nel regno fantasy di Ancaria per ristabilire l’ordine attraverso la Luce o l’Ombra?

Proviamo a scoprirlo insieme sviscerandone la versione per PC.

PERCHÈ I MONDI FANTASY NON HANNO MAI L’ONU?

Esattamente come il suo predecessore, Sacred 2 ci offre un vasto ambiente di gioco, una campagna in singolo da poter affrontare scegliendo uno tra 6 personaggi, nonchè moltissime missioni secondarie per permetterci di scatenare tutta quella voglia di azione nuda e cruda che ci assale di tanto in tanto e che in qualche modo dobbiamo pur sublimare.

Chi ha avuto il piacere di conoscere il primo episodio e le sue relative espansioni, sa anche quali erano i limiti strutturali di una produzione che, comunque, fu costretta a mostrare il fianco fin da subito a quei colossi del mondo videoludico capaci di sopportare anni di sviluppo e spese di programmazione incalcolabili: mi riferisco ovviamente alla parte narrativa. La superficialità con cui viene proposta la trama di Fallen Angel tradisce infatti le origini travagliate del primo Sacred, un progetto nato nel 2001 ma modificato più e più volte fino ad arrivare ad essere quell’action-rpg con cui ci siamo potuti cimentare nel 2004.

In Sacred 2: Fallen Angel ripercorriamo a ritroso il tessuto temporale fino a portarci a ben 2000 anni di distanza dalle vicende narrate nel primo capitolo della serie in cui abbiamo dovuto “addomesticare” il Demone di Sakkara, simpatica creaturina sfuggita al Negromante Shaddar dopo averla evocata per regnare su tutto il territorio di Ancaria.

Il dualismo Luce-Ombra, che tanta sofferenza e disordine ha portato per tutta Ancaria nel primo Sacred, viene altresì riproposto anche in questo secondo capitolo, fungendo da pretesto per una lunghissima serie di battaglie epiche e scontri magici tra le diverse razze e gilde che popolano da sempre tali regni.

Gli Alti Elfi, per concessione della razza angelica dei Serafini, riuscirono a creare e mantenere un impero stabile e prosperoso grazie al controllo di un potere immenso ed antico quanto la stessa Ancaria, chiamato Energia-T. Lo sfruttamento dell’ Energia-T , però, contemplando anche l’uso di metodologie deviate, li portò a scontrarsi sia con alcuni rappresentati della loro stessa razza che odiavano tali pratiche, sia con tutte le altre razze che popolavano Ancaria, come i Draghi, gli Orchi o gli Umani.

Tutto ciò portò ad una disastrosa Guerra Civile che si concluse con la vittoria degli Alti Elfi, anche se questi ultimi subirono perdite tali da farsi sfuggire il controllo di ampi territori e della stessa Energia-T, che poco alla volta cominciò a fluire nel terreno mutando piante ed animali e dimostrandosi un’energia incontrollabile da creature mortali. E’ qui che inizia il controllo del nostro destino: riportare Ordine in una terra dove il Caos sembra essere diventata l’unica legge.

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CHI DI TRAMA FERISCE…

La schermata iniziale prima di intraprendere la campagna in singolo ci colpisce positivamente. 6 personaggi controllabili (di cui 5 completamente nuovi di pacca), 2 fazioni, 6 Divinità a cui affidarci in battaglia e 3 livelli di difficoltà: per essere un “hack & slash” , una tale varietà inziale di scelte sembra essere un ottimo “biglietto da visita” anche per tutti gli amanti dei giochi di ruolo… apparentemente…

Dedicando i primi minuti di gioco alla scoperta autonoma delle varie opzioni che Sacred 2 ci mette a disposizione, decidiamo perciò di uscire dall’alcova che ci ha protetti dalla distruzione e dal Caos che permea il mondo di Ancaria, e veniamo immediatamente attaccati da banditi, cinghiali e lupi selvatici che non si fanno scrupoli nel vedere in noi un nemico da abbattere.

Così come è oltremodo stressante constatare che, per rispondere ai nemici, si ha a disposizione una sola tecnica di combattimento per qualsiasi tipo di attacco (ravvicinato, da lunga distanza o magico) , cioè quella di cliccare col tasto sinistro del mouse sul nemico di turno, senza darci quindi la sacrosanta possibilità di combattere più nemici contemporaneamente (alla Devil May Cry o alla Ninja Gaiden, per intenderci); unica concessione offertaci da Ascaron per difenderci in modo più “creativo” in Sacred 2, oltre alla possibilità di cavalcare creature, è l’Arte di Combattimento, la famosissima “mossa segreta” caratteristica di ogni personaggio di un action-rpg che si rispetti.

La giocabilità sembra viaggiare su un binario parallelo ma distante a quello narrato dalla trama stessa, facendo sembrare quest’ultima un pretesto per poter menare mazzate a più non posso contro chiunque ci si pari davanti. Ed è proprio in queste occasioni che l’amante di giochi di ruolo sente maggiormente la mancanza del benchè minimo canovaccio di trama che accompagni il protagonista nelle sue gesta, così come succede in giochi come The Witcher, dove la componente “spaccona” dei combattimenti non preclude al videogiocatore la possibilità di capire cosa sta facendo e perchè lo deve fare. Le quest secondarie (molte, a dir la verità) servono a ben poco da questo punto di vista.

L’assoluta impossibilità di capire perchè i personaggi non giocanti ci chiedano favori e ci diano missioni a prescindere dalla nostra natura benigna o maligna è stucchevole: perchè impelagarsi in missioni date da una vecchietta indifesa in mezzo ad una foresta, quando si potrebbe benissimo ottenere la ricompensa con la forza o con la magia (ipnotizzando la nonnina ad esempio) e senza conseguenza alcuna?

Ciò ovviamente snatura ancor di più la scelta iniziale di combattere per l’una o per l’altra fazione, dato che questa scelta non si ripercuote assolutamente sul mondo circostante così come sulle missioni secondarie o su tutto ciò che un gioco con una trama solida dovrebbe garantire.

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GRAFICA, SONORO E MULTIPLAYER

Il lato tecnico del prodotto Ascaron Entertainment e Koch Media si presenta in una veste completamente rivista rispetto a quanto abbiamo potuto ammirare nel primo Sacred. Il dettaglio grafico, pensando a quanto visto nel capitolo precedente, è incredibile e giustifica il salto generazionale dovuto ai 4 anni intercorsi tra questo seguito ed il suo predecessore: ambienti completamente tridimensionali, effetti particellari e fisici di prim’ordine, dettagli incredibilmente curati della vegetazione e di tutta la scena su schermo se si considera il budget con cui è stato sviluppato questo gioco.

Se nel primo capitolo della serie i personaggi tridimensionali creavano un contrasto netto con gli ambienti bidimensionali, adesso assistiamo all’effetto contrario: capiterà molte volte di vedersi spuntare da non si sa dove il nemico di turno, da un anfratto o da qualche cespuglio particolarmente alto. La scalabilità eccelsa del motore di gioco permette inoltre di far segnare un altro punto a Sacred 2 nella partita contro i detrattori della giocabilità. Nota dolente del comparto grafico sono le animazioni dei personaggi, dei nemici e degli effetti scaturiti da attacchi da lunga distanza, comprese le Arti di Combattimento.

Il comparto sonoro invece, si assesta sui livelli di tutti gli altri titoli dalla giocabilità simile, notoriamente medio-alti vista la presenza costante di musica classica e di tutta quella gamma di campionature audio ricreanti i versi degli animali e dei demoni, così come i rumori dell’acqua o dell’ambiente che ci circonda. La presenza del gruppo heavy-metal Blind Guardian la dice lunga sulla qualità riposta nel sonoro. Unica nota stonata, purtroppo, è la assoluta mancanza del doppiaggio italiano per quanto riguarda esclusivamente i nemici: farà effetto sentire le battute in italiano del protagonista a cui però risponderanno i nemici in un inglese ovattato e fuori dal contesto di gioco.

Il multiplayer ci offre le consuete modalità divenute standard in produzioni odierne, come le modalità cooperativa e competitiva, in questo caso fino a 16 giocatori. A tal proposito, un piccolo consiglio non fa mai male: nelle partite competitive o in quelle cooperative con più di due persone, il Guardiano del Tempio è il miglior alleato che può affiancarci in battaglia o che possiamo usare per aiutare i nostri amici, avendo caratteristiche particolarmente adatte a degli scontri con persone che prediligono attacchi ravvicinati.

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COMMENTO FINALE

La cura maniacale riposta nella grafica e (in parte) nel sonoro, rende ancora più marcata la sensazione che più di una cosa poteva essere fatta prima di immettere sul mercato un gioco atteso come Sacred 2. Comprendiamo che da una produzione del genere che viene proposta ad un prezzo al pubblico di 29,99 euro, non ci si poteva di certo aspettare chissà cosa, ma se solo ci fosse stata in sede di programmazione una cura maggiore nella varietà delle mosse utilizzabili in combattimento e nel legame tra la trama e le quest secondarie, il risultato finale sarebbe stato sorprendente.

Così com’è, comunque, Sacred 2 si dimostra un “hack & slash” curato ma senza pretese, che offre a tutti i cultori del genere dei momenti di sano divertimento grazie anche a piccole chicche di “umorismo inglese” caratteristico in produzioni del genere: vivamente consigliato a chi ha amato il primo Sacred e le relative espansioni, per tutti gli altri invece consigliamo di scaricare la demo.

Sacred 2: Fallen Angel



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