Facebreaker: la recensione

Parallelamente allo sviluppo del prossimo capitolo dell’ottima simulazione di boxe Fight Night previsto per il 2009, Electronic Arts rilascia Facebreaker, versione dello sport di Rocky riveduta in chiave ironica e cartoonosa tramite la quale il publisher mira chiaramente alla fetta di pubblico già attratta con Fifa Street, titolo col quale Facebreaker presenta diverse analogie soprattutto nella veste grafica.

Mentre su Nintendo Wii arriverà a novembre, il gioco è già uscito nei negozi per Xbox 360 e PS3: proprio quella per la console Sony è la versione a nostra disposizione per questa recensione. Non ci resta dunque che andare a scoprire se “rompere facce” in stile cartoon può essere divertente o meno, ma soprattutto se siamo al cospetto di un buon antipasto in attesa di Fight Night Round 4.

Spilungoni sul ring

Senza tanti preamboli, Facebreaker lancia direttamente (o quasi) il giocatore nel pieno dell’azione, offrendogli la possibilità di scegliere tra un incontro immediato e la modalità Brawl For It All, solita serie di scontri a esclusione diretta alle quali siamo ormai abituati tra picchiaduri e titoli simili. Già a questo punto possiamo evidenziare due delle mancanze del gioco, rappresentate dalla presenza di un numero di modalità che di certo non fa gridare al miracolo così come quelle presenti si mostrano subito povere.

La Brawl For It All che dovrebbe essere il punto cardine di Facebreaker (insieme all’online che vedremo in seguito) avrebbe sicuramente giovato della presenza di un briciolo di trama, giusto per mantenere alta l’attenzione oltre agli scontri e rendere al giocatore più simpatici i vari personaggi, alcuni dei quali andranno sbloccati ma in generale disponibili in numero sufficiente.

La modalità più carina del gioco si ritrova essere in fin dei conti quella di creazione di un boxer personalizzato, al quale è possibile assegnare oltre a una variegata serie di parametri fisici anche una foto del giocatore, caricata direttamente da chiave USB o da macchina fotografica digitale. Una volta fatto ciò è possibile utilizzare il nuovo personaggio anche online, divertendosi nel vedere la propria faccia pestata a più non posso dall’avversario.

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Difficoltà non da casual gamer

Il target del gioco è più che chiaro, anche grazie ai controlli notevolmente semplificati rispetto a Fight Night. Oltre alla levetta analogica per muoversi sul ring il resto delle mosse viene effettuato con soli 5 tasti: presa, colpo alto, colpo basso, colpo speciale e trigger. Quest’ultimo, rappresentato da R1, permette di parare e schivare i colpi dell’avversario utilizzato in combinazione con cerchio e croce, i tasti legati ai due dipi di pugno tenendo premuti i quali è inoltre possibile sferrare un gancio.

Nonostante quindi Facebreaker possa sembrare destinato a un pubblico di “casualoni” il difetto principale della modalità singola ne mina pesantemente le fondamenta: il gioco sconfina a tratti ben oltre i limiti del frustrante, lasciando il giocatore inerme mentre la CPU lo massacra di botte parandogli l’impossibile e sferrando attacchi combinati da paura. Il tutto anche al livello di difficoltà più basso: provare per credere.

La cosa migliora un po’ col passare del tempo grazie alla curva d’apprendimento abbastanza bassa, anche se il rischio di finire col premere praticamente i tasti a caso sul joypad è più che elevato: ogni boxer ha inoltre un punto debole, individuato il quale il giocatore può godere di vita un po’ più facile.

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Rompiamo facce online

La naturale scelta per ovviare allo strapotere della CPU è quella di buttarsi nella modalità online, lanciandosi in scontri che possono o meno valere per una graduatoria globale tenuta da EA sui propri server.

E’ proprio qui che probabilmente il giocatore ha un po’ di più la possibilità di divertirsi senza irritarsi oltremodo, scontrandosi con altri umani per quanto forti di certo non in grado di eguagliare la macchina. Purtroppo però anche il multiplayer non offre varietà alcuna, e scontrarsi di continuo con altre persone può risultare comunque noioso alla lunga.

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Fight Night in stile cartoon

I richiami tecnici a Fight Night sono abbastanza ricorrenti, su tutte l’animazione che precede il KO dei boxer con una specie di moviola, che ovviamente è stata trasformata in chiave ironica soffermandosi sulle buffe espressioni che i personaggi assumono prima di andare a tappeto.

La grafica è forse il punto migliore di Facebreaker: lo stile cartoonoso si dimostra più che adatto all’atmosfera comica, così come le animazioni dei personaggi tranne qualche lieve incertezza sono di buon livello. Discorso a parte per i boxer creati dal giocatore, nei quali si nota un po’ meno dettaglio sia nel modello fisico sia nei movimenti.

Il sonoro invece va avanti tra alti e bassi: notevole la colonna sonora che accompagna i menu in pieno stile EA, mentre durante gli incontri si sente la mancanza di qualcosa di più visto che i personaggi non parlano praticamente mai e gli effetti audio sono un po’ scarni.

Facebreaker: la recensione

Commento finale

Se il tentativo era quello di fornire un buon diversivo in attesa di Fight Night Round 4, possiamo purtroppo dire che è fallito. Anche l’idea di approcciare i giocatori in cerca di qualcosa di meno impegnativo va a scontrarsi con la difficoltà di Facebreaker, sicuramente non caratteristica di un gioco che mira a raggiungere un po’ tutti i tipi di persone offrendo loro un prodotto immediato e poco impegnativo.

Ciò che contribuisce a salvare capra e cavoli è soprattutto la grafica come già detto, ma questo ovviamente non basta per creare un gioco dalle ambizioni di Facebreaker: peccato perché l’idea di una boxe in versione cartoon/comica era veramente azzeccata, come dimostrano i vari personaggi presenti nel gioco. Chissà che non ci ritroveremo di fronte a un Facebreaker 2 riveduto e corretto, ce lo auguriamo.

Concludendo possiamo dire che le modalità limitate e i vari difetti ne fanno un titolo da prendere in considerazione solo nel caso in cui ci si voglia un po’ divertire tra amici a tirarsi due cazzotti senza applicarsi più di tanto, altrimenti conviene quantomeno provarlo prima di portarsene una copia a casa.

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