Uncharted 4: Fine di un Ladro - la recensione

L'ultimo atto della straordinaria avventura di Nathan Drake recensito per voi da Blogo
L'ultimo atto della straordinaria avventura di Nathan Drake recensito per voi da Blogo

Sopravvissuto a un numero imprecisato di sparatorie, di esplosioni pirotecniche, di infiltrazioni silenziose, di cadute rocambolesche e di complotti finiti in malo modo, il protagonista dell’epopea di Uncharted è la rappresentazione plastica della moderna icona videoludica: forte e sicuro di sé ma al tempo stesso fragile ed emotivamente segnato dagli eventi che lo hanno coinvolto nelle avventure vissute assieme ai possessori delle ultime generazioni di console fisse e portatili di casa Sony, Nathan Drake interpreta da anni il desiderio d’azione e di libertà di milioni di appassionati e, forse per questo, risulta essere uno dei personaggi più amati e conosciuti dell’intera industria dell’intrattenimento digitale.

Non a caso, infatti, i lunghi mesi di attesa per il più volte rimandato lancio di Naughty Dog nel lungo periodo d’attesa per il lancio di Uncharted 4: Fine di un Ladro non hanno minato la fiducia incondizionata riposta dai tanti estimatori della serie ma, al contrario, hanno reso ancora più solide le già granitiche certezze maturate dai fan e dalla critica per un’avventura che, con ogni probabilità, rappresenterà l’ultima tappa dell’appassionante viaggio intrapreso da zio Nate.

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Con questa consapevolezza, e dopo aver passato le ultime settimane in compagnia dei fratelli Drake macinando ore ed ore di gioco tra le missioni della campagna principale e le sfide del modulo multiplayer, con la recensione di Uncharted 4: Fine di un Ladro che vi proporremo quest’oggi proveremo così ad arricchire di analisi e di contenuti la discussione intavolata sui siti di settore, sui forum e sui social più disparati da coloro che, giustamente o meno, guardano a questo titolo come ad un capolavoro assoluto che merita di sedersi sugli scranni più alti dell’Olimpo dei videogiochi moderni.

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COSA CI PIACE

Trama dal ritmo incalzante

L’impianto narrativo di Uncharted 4: Fine di un Ladro segue il medesimo percorso tracciato dai precedenti capitoli della serie, ma evolvendone lo stile e l’esecuzione attraverso degli stratagemmi tipici dei film d’avventura di stampo hollywoodiano e delle serie televisive del genere poliziesco-investigativo. Senza scendere nel dettaglio per non rovinarvi il piacere della scoperta, ci limitiamo a osservare l’intricato ma sapiente intreccio di eventi studiato dagli autori di Naughty Dog per erigere un’impalcatura narrativa estremamente solida tramite flashback, cambi di prospettiva, colpi di scena e profondi dialoghi con scambi di opioni tra i diversi personaggi della storia, tutti dotati di una caratterizzazione a dir poco maniacale.

Il viaggio compiuto da Nathan e Sam Drake per trovare il mitico tesoro del pirata Henry Avery sfuggendo al tiro incrociato dei mercenari ingaggiati dagli immancabili cattivoni di turno attratti da zio Nate e dal suo fiuto infallibile per le reliquie d’oro non segue un percorso prestabilito ma, grazie al cielo, progredisce senza soluzione di continuità all’interno di scenari diametralmente opposti gli uni dagli altri sia per quanto riguarda l’aspetto meramente estetico sia, soprattutto, per tutto ciò che concerne l’esperienza di gioco.

Il citazionismo che permea la trama, inoltre, non appesantisce gli eventi ma contribuisce a rievocare i fatti salienti della vita dei singoli protagonisti riallacciandoli magistralmente alle emozioni vissute da chi si è cimentato con i precedenti capitoli della serie. Anche per questo, Uncharted 4: Fine di un Ladro rientra nella sempre più ristretta cerchia di sequel che riescono ad essere apprezzati appieno anche da coloro che si è perso qualche capitolo della saga culto di Naughty Dog e persino dai neofiti puri.

In definitiva, non possiamo che guardare alla storia di Uncharted 4: Fine di un Ladro come ad un esempio per tutti gli autori di videogiochi action-adventure che, da qui in avanti, dovranno necessariamente confrontarsi con questo capolavoro a tutto tondo capace di emozionarci e di tenerci incollati allo schermo per ore senza scadere mai nella noia e nella ripetizione.

Gameplay profondo e divertente

Il sistema di gioco di Uncharted 4 è studiato per sorprenderci e, per questo, si lascia apprezzare su molteplici livelli di esperienza: grazie all’estrema eterogeneità delle ambientazioni e delle “situazioni narrative” vissute tra un capitolo e l’altro della campagna principale, le dinamiche di gameplay si sviluppano in modo tale da sovraeccitare i sensi dell’utente con rocamboleschi inseguimenti alternati a sparatorie, a impervie scalate, a fasi stealth e a frangenti più “dialoganti” legati alla risoluzione di intricati enigmi ambientali.

Nel corso dei lunghi mesi di sviluppo, i ragazzi di Naughty Dog si sono concetrati sulle meccaniche TPS e sulle animazioni utilizzate da Nathan e Sam per utilizzare le coperture dinamiche, gli appigli, i tralicci a cui agganciare i rampini e la vegetazione per cogliere di sorpresa l’avversario di turno e abbatterlo (o superarlo “pacificamente”) senza far scattare l’allarme generale. L’intelligenza artificiale dei nemici, anche per questo, si è evoluta di pari passo con le azioni prodotte dai fratelli Drake nelle fasi sparatutto e stealth.

Scegliendo di affrontare l’avventura ai livelli di difficoltà più elevati, infatti, ci si ritrova ben presto a fronteggiare guerrieri in perlustrazione sempre vigili e dal pattern di movimenti piuttosto complesso, soldati corazzati, cecchini in grado di abbatterci con un sol colpo e mercenari che eviteranno di colpirci direttamente per aggirarci, per servirsi delle coperture dinamiche o per raggiungere postazioni elevate e guadagnare così facendo una migliore visuale sullo scenario. A rendere più difficile (e quindi entusiasmante) l’avventura singleplayer ci pensano poi le frequenti sequenze quick-time legate all’abbattimento corpo a corpo dei nemici e all’agganciamento col rampino delle travi poste tra due piattaforme divise da un precipizio mortale.

Anche la gestione delle scarse munizioni lasciate dai nemici diventa determinante nelle fasi sparatutto con coperture dinamiche o all’interno di scene “su binari” con fughe a piedi e inseguimenti motorizzati, specie per chi decide di affrontare l’avventura disabilitando la mira assistita e ogni tipo di “facilitazione” al gameplay. Le uniche critiche che ci sentiamo di muovere in tal senso agli sviluppatori californiani riguardano il sistema di aggancio “pilotato” alle sporgenze e alle coperture, con un’innaturale transizione tra le animazioni in motion capture e le meno fluide azioni compiute in maniera dinamica da Nathan e da suo fratello per guadagnare una posizione difensiva o per scalare una parete: nulla che impatti negativamente sull’esperienza di gioco complessiva, comunque.

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Grafica da urlo

I colori vibranti delle giungle tropicali, il fango che s’insinua tra le lamiere e gli pneumatici dei camion che battono le strade interne del Madagascar, i toni freddi del Sole autunnale della Scozia, gli agrumeti in fiore dell’Italia… non si può analizzare il comparto grafico di Uncharted 4 senza descrivere, e lodare, il monumentale lavoro svolto da chi si è speso per donare un carattere unico ai diversi luoghi che fanno da teatro di posa per gli attori della campagna singleplayer e del modulo multiplayer.

Anche qui, infatti, non è la complessità degli strumenti tecnologici utilizzati da Naughty Dog per dare forma agli scenari di gioco a rendere il tutto così “accattivante” ma, in misura analoga alla stesura della trama e alla struttura narrativa dei capitoli che compongono l’esperienza in singolo, è il modo stesso con cui i designer e i programmatori californiani scelgono di servirsi di tali strumenti a dare unicità all’avventura.

Dal punto di vista meramente grafico e tecnico, infatti, Uncharted 4 non vanta la complessità degli effetti particellari e di “post-processing” di titoli come Quantum Break o The Order 1886 e di certo non s’avvicina minimamente alla libertà esplorativa offerta dagli action e dai GDR a mondo aperto più moderni come The Witcher 3 o Just Cause 3, ma bastano davvero pochi secondi in compagnia dell’ultima iterazione digitale di Nathan Drake per notare la mano magistrale degli autori di Naughty Dog in ogni singolo pixel ed effetto di luce che s’irraggia sulla scena di gioco.

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COSA NON CI PIACE

Multiplayer poco innovativo

Il comparto multiplayer di Uncharted 4: Fine di un Ladro ha confermato le impressioni negative avute nei mesi scorsi in occasione delle prove a porte chiuse e, soprattutto, della Beta di inizio marzo. La scarna selezione di mappe e di modalità a cui partecipare, unita alla mancanza di un editor di personaggi e al criptico sistema di evoluzione dei punti esperienza da utilizzare per sbloccare armi, gesture ed elementi di customizzazione estetica, deprime gli sforzi profusi dagli sviluppatori californiani per offrirci un’esperienza sparatutto divertente e fluida, merito dei 60fps e del limitato numero di utenti ammessi per ogni lobby. Il mancato ricorso a server privati, inoltre, penalizza tutti coloro che si connettono online con un abbonamento ADSL incapace di raggiungere i requisiti minimi richiesti da Naughty Dog per godere di un’esperienza di gioco soddisfacente in questa fase post-lancio (ossia 1Mb in download e, soprattutto, 1Mb in upload).

Il sistema di gestione e progressione degli elementi di equipaggiamento, dei capi di vestiario e delle armi da sbloccare nel modulo in rete di The Last of Us ci è sembrato decisamente più complesso e “maturo”, ed è un peccato che non si sia provveduto a riprenderlo e ad evolverlo all’interno della dimensione multiplayer di Uncharted 4 con soluzioni più originali e “sociali”, in quest’ultimo caso attraverso la possibilità di creare clan online e organizzare sfide e tornei con squadre avversarie.

Nonostante i molti punti di criticità ravvisabili nel modulo online di Uncharted 4, la promessa di nuove mappe e modalità multiplayer da rilasciare a cadenza regolare e in via del tutto gratuita ci invita a sospendere ogni giudizio esaustivo su questa componente, nella speranza che l’offerta contenutistica migliori nel tempo fino ad accogliere le richieste degli appassionati.

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CONSIDERAZIONI FINALI

Uncharted 4: Fine di un Ladro è un’opera monumentale, una stella di prima grandezza destinata a riflettere la propria luce sui titoli che verranno e a riverberarsi per anni sull’intera galassia dell’intrattenimento digitale, influenzando il corso e le modalità espressive utilizzate dagli autori del futuro per mettere in scena le loro rappresentazioni digitali.

Ballando armoniosamente tra la libertà anarchica di una disumanizzante esperienza di sopravvivenza e la genuina incoscienza di chi osa spingersi oltre le proprie capacità per amore dei propri cari e per il caro, vecchio spirito di avventura che anima da sempre il cuore e la mente di un sognatore come Nathan Drake, il canovaccio narrativo steso dai ragazzi di Naughty Dog per congedare l’eroe di Uncharted dal proprio pubblico raggiunge vette qualitative sconosciute alla stragrande maggioranza dei film e delle opere d’intrattenimento.

Longeva, divertente, profonda, impegnativa e mai banale, la storia di Uncharted 4: Fine di un Ladro è una tela su cui gli autori californiani dipingono un quadro così bello e immersivo da far girare la testa, con momenti riflessivi alternati a fasi più dinamiche che contribuiscono a spezzare il ritmo e a mantenere sempre viva l’attenzione dello spettatore. Il turbinio di emozioni e di sensazioni regalateci dall’avventura in singolo, e in maniera marginale dalle sfide del modulo multiplayer, non lascia adito a dubbi e giustifica gli enormi sforzi profusi dai vertici di Naughty Dog – e il lungo periodo di sviluppo scandito da fastidiosi posticipi – per concludere nel migliore dei modi l’epopea di Nathan Drake con un’esperienza totalizzante e “completa” sotto ogni punto di vista.

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