Heavy Rain: la recensione

Heavy Rain: la recensione

Raramente, a distanza di molti anni, nel mondo dei videogiochi escono titoli capaci di far fermare per un attimo il frenetico carrozzone fatto di FPS e giochi d’azione. Quando questo accade, puntualmente la critica e il pubblico si dividono in due fazioni distinte, pronte a saltarsi alla gola per sostenere o affossare il gioco in questione.

Questo, ovviamente, è il caso di Heavy Rain, un prodotto multimediale (chiamarlo videogioco potrebbe sembrare…strano) confezionato con un amore sconfinato, nel tentativo di comunicare a chiunque abbia la possibilità di provarlo, emozioni di una forza straordinaria. L’opera di Quantic Dream si basa sui sentimenti, mostrandoli in modo così cristallino da scatenare nei giocatori più empatici reazioni imprevedibili. Se a qualcuno venisse in mente di puntarsi una telecamera sul viso per registrare le proprie espressioni facciali durante una partita a Heavy Rain, riguardando il video rimarrebbe sorpreso dalla quantità di emozioni che riuscirebbe a scorgere.

Chiarito questo…Heavy Rain non piacerà a tutti. Alcuni lo odieranno nel profondo. Saranno disgustati dal ritmo lento e compassato, dalla narrazione riflessiva che segue le orme di molti kolossal cinematografici e, soprattutto, non digeriranno affatto il sistema di controllo, pensato per non distogliere mai l’attenzione del giocatore da ciò che accade sullo schermo. Quella che leggerete dopo il salto è l’opinione di un giocatore di vecchia data, che farà tutto il possibile per descrivervi una delle esperienze più avvolgenti che l’attuale generazione di console sia stata in grado di offrire fino a questo momento.

Angoscia virtuale

Erano anni che non mi capitava di mettere le mani su un gioco simile. Sotto alcuni aspetti Fahrenheit, l’altra avventura sviluppata da Quantic Dream per PlayStation 2 e Xbox, è stato un vero e proprio campo d’addestramento, dove il team ha sperimentato una piccola parte del sistema di controllo di Heavy Rain, e dove si sono visti i primi accenni dell’eccellente regia che possiamo gustare oggi nel gioco per PlayStation 3. Sfortunatamente la trama di Fahrenheit non è stata in grado di rimanere ad alti livelli per l’intera durata dell’avventura, errore che, senza anticiparvi nulla, questa volta non è stato commesso.

Fin dalle prime battute della storia, Heavy Rain tiene il giocatore in un clima di tensione costante, e dopo pochi minuti ci si rende conto che anche i momenti più sereni possono trasformarsi in un batter d’occhio in situazioni in cui nessuno di noi vorrebbe mai trovarsi. Il senso di angoscia che il gioco riesce a trasmettere è tale, che ogni partita rappresenta uno stress emotivo non indifferente, soprattutto per chi è abituato a immergersi completamente in una storia.

Controllando i quattro personaggi principali dell’avventura, in più di un’occasione viene richiesto di eseguire azioni naturali della vita di ogni giorno: farsi la barba, andare in bagno, lavarsi i denti, prepararsi un caffé. E’ questo l’espediente che i programmatori sfruttano per far calare completamente il giocatore nei panni dei protagonisti, in un modo così profondo da trasformare l’angoscia virtuale in qualcosa di concreto. Heavy Rain non è certo pensato per le persone impressionabili.


Una vecchia conoscenza

Un simile grado di immedesimazione è stato raggiunto anche grazie al particolare sistema di controllo distribuito attraverso i tasti e le levette analogiche del joypad PS3, e al modo in qui questo si integra con il gameplay. Per camminare ed esplorare le ambientazioni, è necessario tenere premuto il tasto R2 e orientarsi con la levetta sinistra, mentre per interagire con le persone e l’ambiente circostante ci si affida allo stick destro.

Le azioni più complesse, che sottopongono a uno stress fisico o mentale il personaggio su schermo, vengono eseguite attraverso una serie di QuickTime Event. Tutto questo non vi è nuovo? Evidentemente avete giocato ai due capitoli di Shenmue per Dreamcast (o alla conversione del secondo su Xbox), visto che è proprio dai pargoli di Yu Suzuki che Quantic Dream ha pescato a piene mani.

Non riesco a togliermi dalla testa il fatto che, se oggi uscisse Shenmue III, conterrebbe parte di quanto possiamo apprezzare in Heavy Rain, più tanti altri elementi. I QuickTime Event dell’avventura Quantic Dream, per esempio, sono la diretta evoluzione di quelli inventati da Yu Suzuki, e si uniscono a quanto detto fino a questo momento per garantire la più totale immersione.

Se vedremo uno dei personaggi impegnato a eseguire un’azione particolarmente difficile o faticosa, per esempio, verremo chiamati a inserire sequenze di tasti sempre più complesse, vedendoci costretti a tenere premuti alcuni pulsanti per l’intera durata della scena. A uno stress fisico o mentale mostrato dal gioco, ne corrisponde uno da riprodurre con il joypad…e vi assicuro che questo espediente funziona a meraviglia.

La mente prima di tutto

Ormai avrete capito quale lavoro mostruoso sia stato fatto dai programmatori per creare un’esperienza il più avvolgente possibile, ma non è finita qui. Se i QuickTime Event sono assolutamente perfetti per far provare al giocatore un assaggio dello stress fisico dei personaggi, la gestione della scelta delle risposte durante i dialoghi risulta altrettanto azzeccata. In qualsiasi momento è possibile richiamare, tenendo premuto il tasto L2, la “nuvola di idee”, che mostra su schermo le parole chiave che riassumono i pensieri del protagonista. Premendo il tasto associato a una di queste parole, si può ascoltare il pensiero a cui questa si riferisce.

Questo stesso sistema è utilizzato anche durante gli interrogatori, o nei numerosi dialoghi a risposta multipla presenti nel gioco. La cosa interessante è che, nei momenti di forte tensione, la nuvola di parole si muove in modo frenetico, rendendo difficile capire esattamente quale tasto premere per una determinata parola. Si tratta di un modo perfetto per simulare possibili stati confusionali, che nella vita reale possono portare a risposte avventate o prive di senso.

Anche dopo aver superato la prima fase di diffidenza, comunque, il sistema di controllo di Heavy Rain presenta alcuni difetti. A volte, per esempio, i comandi impressi su schermo possono fuorviare, al punto che può capitare di compiere azioni indesiderate semplicemente perché non si poteva sapere quale reazione avrebbe causato un determinato movimento. A volte, inoltre, camminare verso una determinata direzione può risultare macchinoso, specie negli ambienti ricchi di ostacoli.


Realistico…ma non troppo!

Con una simile attenzione all’immedesimazione, è normale che i programmatori abbiano optato per una trama realistica e verosimile, priva degli spunti azzardati proposti in Fahrenheit. Nonostante questo, tuttavia, il team di sviluppo non ha esitato a inserire all’interno di Heavy Rain alcuni elementi immaginari, che sotto certi aspetti appaiono piuttosto forzati.

Vestendo i panni dell’agente dell’FBI, infatti, è possibile fare affidamento su un’apparecchiatura fantascientifica che farebbe gola a qualsiasi appassionato di tecnologia. In più di un’occasione, proprio durante le sessioni con il personaggio sopraccitato, ci si trova di fronte a scene a dir poco incredibili, così esagerate da rappresentare uno stacco netto con il resto del gioco.

Nonostante questo, tuttavia, bisogna dire che le trovate in questione danno vita a fasi di gameplay piuttosto interessanti, oltre a rivelarsi un vero e proprio sfogo creativo dei ragazzi di Quantic Dream.

L’albero dell’avventura

A rendere veramente incredibile questo piccolo gioiello, tuttavia, è la struttura ad albero tirata su dai programmatori, che permette di affrontare ogni situazione in una marea di modi differenti. Non solo sbagliando alcuni input nelle lunghe sequenze dei QuickTime Event non si arriva istantaneamente alla schermata di Game Over, ma ci si trova di fronte a sequenze inedite che, facendo tutto correttamente, non si sarebbero attivate.

Allo stesso modo può succedere di non compiere determinate azioni durante una scena, arrivando così a un finale differente. In alcuni casi le variazioni non sono poi così marcate, ma a volte i bivi sono talmente incisivi da determinare perfino la morte di alcuni personaggi (lascio a voi il brivido della scoperta).

Con una simile struttura è ovvio che si possa arrivare al termine dell’avventura con diversi epiloghi, a tutto vantaggio della longevità. Il fatto di non dover necessariamente rigiocare l’intera storia dall’inizio, inoltre, è sicuramente apprezzabile per chi non ha troppo tempo da dedicare a un videogioco, ma che vorrebbe comunque sviscerare ogni particolare di Heavy Rain.

Dopo aver completato un capitolo, infatti, è possibile scegliere se rigiocarlo senza salvare, unicamente per sbloccare qualche trofeo o per cercare nuove esperienze, oppure affrontarlo di nuovo effettuando scelte drasticamente diverse da quelle fatte nella partita precedente. In questo caso il gioco sovrascrive automaticamente la vecchia decisione, modificando di conseguenza la storia da quel momento in avanti.


L’abito del serial killer

Pur presentando un’ottima realizzazione tecnica, Heavy Rain non è certo perfetto. I programmatori si sono concentrati moltissimo sulla modellazione dei volti dei personaggi, raggiungendo livelli mai visti prima. Le espressioni facciali sono incredibili, e per la prima volta i visi non sembrano appartenere a fredde statue di cera, visto che sono costantemente arricchiti da microespressioni e da animazioni di caratterizzazione.

Lo stesso, però, non si può dire dei corpi, che pur essendo realizzati con grande cura, mostrano il fianco a qualche critica in più. Le ambientazioni, dal canto loro, passano dal molto curato allo spartano, anche se i problemi più grandi vengono spesso mascherati con un sapiente uso della regia.

Merita un plauso anche il comparto sonoro, impreziosito da un doppiaggio eccezionale e da una colonna sonora mai troppo incisiva ma comunque adatta alle situazioni presentate su schermo.

Commento finale

Heavy Rain è un gioco da acquistare, quindi? Sicuramente si tratta di un’esperienza che tutti dovrebbero provare almento una volta. Un esperimento che, ne sono più che certo, troverà molti sostenitori. Se siete alla ricerca di qualcosa di potente, intimo e capace di stimolare alcune delle più forti emozioni dell’animo umano, l’opera dei Quantic Dream è ciò che fa per voi. Se siete convinti che un videogioco non meriti di essere caricato a meno che non sia un concentrato di azione e testosterone…beh! Rivolgete la vostra attenzione a qualcosa di più tradizionale.

Cosa ci piace

Cosa non ci piace

  • E’ un’opera capace di emozionare come poche altre.
  • Struttura a bivi articolata ed efficace
  • Doppiaggio meraviglioso
  • Il sistema di controllo non è sempre all’altezza.
  • Alcuni elementi grafici migliorabili
  • Colonna sonora a volte poco incisiva.

Le migliori immagini di Heavy Rain

Le migliori immagini di Heavy Rain
Le migliori immagini di Heavy Rain
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