PES 2016: la recensione

PES 2016 prosegue l'ottimo lavoro del suo predecessore, ma non riesce a spiccare definitivamente il volo.
PES 2016 prosegue l'ottimo lavoro del suo predecessore, ma non riesce a spiccare definitivamente il volo.

[related layout=”right” permalink=”https://www.gamesblog.it/post/403740/pes-2016-colonna-sonora”][/related]Per gli amanti delle simulazioni calcistiche, l’ultimo anno ha presentato una situazione abbastanza interessante, almeno per quanto riguarda la concorrenza tra i principali appartenenti a questo genere videoludico.

Era infatti da tantissimo tempo che le due serie FIFA e PES non arrivavano sul mercato con delle versioni in grado di dar vita a un sostanziale pareggio in termini di qualità, cosa che è appunto successa nel 2014: il merito va sicuramente al calcio secondo Konami, che con PES 2015 ha saputo finalmente rimettersi in carreggiata dopo una serie di pericolose sbandate, approfittando anche di un piccolo passo indietro fatto da EA Sports con FIFA 15.

Pur pagando il prezzo di un’uscita in ritardo rispetto al solito, PES 2015 si è fatto apprezzare per un livello di gioco decisamente superiore alle edizioni precedenti, motivo per il quale in molti hanno aspettato l’uscita di PES 2016 per assistere alla definitiva rinascita della serie calcistica giapponese. Del resto, quale occasione potrebbe essere migliore, se non quella in cui si festeggiano i venti anni del marchio?

Dopo aver messo le mani sulla versione PlayStation 4 di PES 2016, vediamo dunque se Konami è riuscita definitivamente a spiccare il volo.

Cosa ci piace

Gameplay vario e appagante

Nonostante le sue dinamiche di gioco fossero a ottimi livelli, PES 2015 non era esente da alcuni difetti, sui quali Konami ha potuto lavorare nel corso dei mesi passati. Il problema più evidente, legato alla mancata risposta ai comandi da parte dei giocatori in alcune fasi, è stato risolto con l’introduzione di un numeroso gruppo di animazioni, tramite le quali adesso i movimenti risultano più fluidi e i controlli più immediati. Ma non si tratta naturalmente dell’unico aspetto sul quale Konami ha messo le mani: l’intera esperienza sul campo di PES 2016 propone infatti un ritmo apprezzabile, leggermente aumentato rispetto a un anno fa, ma comunque fatto di azioni che il giocatore deve costruire facendo circolare la palla. La sensazione di appagamento, nei casi delle giocate più riuscite, è tangibile.

Particolare attezione è stata riposta anche sul motore fisico dei giocatori, rendendo i contrasti più verosimili: in questo aspetto sono forse un po’ troppo favoriti i calciatori più possenti, in grado di far sentire il loro corpo più di quanto non lo facciano già nella realtà. Più che apprezzabile anche la fisica della palla, grazie a tiri e passaggi tesi che riescono a dare al giocatore un buon feeling con la sfera virtuale: provate a piazzare una bomba al sette coi vostri attaccanti per capire di cosa stiamo parlando.

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Intelligenza artificiale al top
Player ID e Team ID sono i segreti per il successo di PES 2016, dal punto di vista dell’intelligenza artificiale. In questo campo, del resto, la simulazione di Konami ha sempre saputo il fatto suo, ma con questa edizione siamo arrivati a livelli davvero eccellenti: squadre diverse sono in grado di dare vita a tipologie di gioco diverse, adattandosi al contesto della partita in modi per niente scontati.

Rispetto al tiki-taka perpetuo operato dalla CPU all’interno di FIFA 16, siamo decisamente avanti: proprio per questo, i giocatori che prediligono le modalità offline avranno modo di preferire la Master League di PES 2016 alla modalità Carriera di FIFA 16, anche grazie alle licenze delle principali competizioni internazionali assicurate per quest’anno al calcio made in Japan.

Giocare la Champions League con grafiche e colonna sonora ufficiale col proprio club è altamente suggestivo, e laddove non arrivano invece le licenze ottenute con accordi ufficiali (soliti “problemi” con i team di Premier League e Bundesliga) PES 2016 può contare sul lavoro della comunità online, grazie alla quale i giocatori possono tradizionalmente reperire kit e altri elementi mancanti in origine.

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Volti a tratti impressionanti

Se avete visto i video promozionali su Neymar, avrete capito che anche per quanto riguarda la grafica PES 2016 non scherza. Al di là della stella brasiliana del Barcellona, la qualità generale dei volti dei giocatori più famosi è semplicemente sensazionale: anche se sono valutazioni tipicamente soggettive, PES 2016 se la gioca complessivamente con vantaggio rispetto a FIFA 16. Dove il titolo targato Konami riesce a schiacciare quello di EA Sports è infatti nella riproduzione dei calciatori meno famosi, spesso presenti con le loro fattezze: non si toccherà forse il fotorealismo raggiunto con Neymar e altri giocatori di primo livello, ma ai tifosi delle squadre secondarie farà sicuramente piacere avere la possibilità di riconoscere chiaramente i propri beniamini sul campo.

Ciò che manca a PES 2016 in termini grafici è quello che potremmo definire il “contorno” della partita: rispetto alla concorrenza, il numero di stadi riprodotti è piuttosto imbarazzante, così come dal punto di vista scenografico una volta dentro il campo mancano tutti quegli elementi che possano permettere a chi ha il joypad in mano di sentirsi davvero il dodicesimo uomo.

Passando al sonoro, dobbiamo dire che dallo scambio di telecronisti di un anno fa sembra averci perso ancora una volta PES 2016: l’interpretazione di Fabio Caressa e Luca Marchegiani stenta a decollare sin dall’inizio, con una presentazione di squadre e giocatori presenti in campo difficile da ascoltare a causa di toni palesemente altalenanti, frutto di campionature diverse della voce.

A tratti è possibile apprezzare anche qualche miglioramento, ma il consiglio che vi diamo è quello di attivare la telecronaca in lingua inglese, rimpiangendo sempre e comunque il caro vecchio Jon Kabira della versione giapponese, che ha saputo darci tante soddisfazioni in passato.

Una nota sulla colonna sonora, che risulta sufficientemente varia e adatta allo spirito competitivo del gioco: basterebbe in realtà la sola monumentale We Will Rock You dei Queen messa in loop per mantenere in piedi la baracca.

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Cosa non ci piace

Arbitri quasi assenti
Se alla sopracitata supremazia dei calciatori più forti fisicamente aggiungete anche il fatto che gli arbitri sembrano avere dimenticato il fischietto negli spogliatoi, potete capire quale sia il problema più grande di PES 2016.

Una qualità di gioco che sarebbe altrimenti ottima viene smorzata da un atteggiamento troppo passivo da parte dei direttori di gara, la cui tendenza è quella di lasciar correre anche sugli interventi più aggressivi: una filosofia “all’inglese” che se applicata correttamente potrebbe essere quantomeno accettabile, ma se invece si parla di tackle che meriterebbero anche il cartellino la cosa diventa un po’ più preoccupante.

È davvero un peccato, perché altrimenti ci sarebbero davvero poche cose da obiettare a un gameplay che non tornava a questi livelli da quasi un decennio.

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Rose non aggiornate

Questa davvero non ce l’aspettavamo, soprattutto a inizio ottobre. Sapevamo infatti che PES 2016 avrebbe ricevuto un aggiornamento delle rose successivo alla sua uscita sul mercato, ma purtroppo a distanza di settimane da questa non si è visto ancora niente. Le ultime notizie che abbiamo in merito riguardano un Live Update con il quale il gioco inizierà ad aggiornarsi in questi giorni, ma per avere i team della stagione 2015/2016 in modalità come la Master League bisognerà aspettare fino al 29 ottobre. Sperando che la data resti questa.

Considerando le promesse iniziali, stiamo parlando di un tempo decisamente troppo ampio per ottenere l’aggiornamento, che non a caso ha scatenato le polemiche anche da parte dei fan più appassionati della serie.

Portieri ancora incerti
Gli estremi difensori di PES hanno spesso sofferto nel paragone con le loro controparti reali, risultando troppo poco reattivi rispetto a queste. Pur mostrando qualche passo in avanti, PES 2016 resta ancora troppo indietro per far sì che si possa fare veramente affidamento sui portieri.

Basta infatti una leggera deviazione a un tiro per vederli barcollare sulle loro gambe, finendo col prendere un gol tanto goffo quanto frustrante per chi sta giocando. Anche nell’uno contro uno risulta troppo semplice batterli.

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Commento finale

Alla luce di quanto espresso finora, PES 2016 ci è sembrato un’occasione sprecata: l’edizione che avrebbe potuto risollevare dopo anni le sorti di questa serie presenta infatti delle importanti migliorie, ma dopo aver giocato qualche partita non è possibile ignorare alcuni difetti che ne minano la giocabilità soprattutto nel gioco online.

In quello offline, fortunatamente, la CPU non è così maliziosa da approfittarsi del fatto che gli arbitri tendono a ignorare i falli, ma via Internet è all’ordine del giorno trovare altri giocatori che abusano di tackle col benestare dei fischietti. Inutile dire che dopo le prime volte tutto ciò diventa alquanto frustrante.

In conclusione, ci sentiamo quindi di consigliare PES 2016 soprattutto a chi è alla ricerca di una solida esperienza in singolo, dove il titolo targato Konami riesce a dire la sua in modo quasi meraviglioso. Più in generale, si tratta comunque di un ottimo prodotto che però non riesce a elevare la propria qualità al livello che si si aspettava dopo il suo predecessore.

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