Thief: la recensione

Thief riesce a convincere, ma non è un capolavoro.
Thief riesce a convincere, ma non è un capolavoro.

Quasi cinque anni dall’annuncio, più un’interminabile serie di voci di corridoio partite dal precedente capitolo della serie, risalente addirittura al 2004: sommando il tutto, ci sono voluti ben dieci anni a questo nuovo Thief per arrivare finalmente sul mercato, non senza qualche problemino che ne ha allungato la fase di gestazione.

Per chi non dovesse avere idea di cosa stiamo parlando, ricordiamo che la nascita del franchise è avvenuta nel 1998 per mano di Looking Glass, per poi passare alle mani di Ion Storm, arrivando infine ai ragazzi di Eidos Montreal, chiamati con questo reboot di Thief alla consacrazione dopo aver già lavorato al capitolo più recente di un’altra serie imporante: Deus Ex, con Human Revolution.

Dopo essere approdato nei negozi per PC e console di nuova e vecchia generazione a fine febbraio, Thief è finalmente arrivato anche tra le nostre mani, nella sua versione PlayStation 4. Dopo un po’ di ore passate a rubare di qua e di là in compagnia del nostro vecchio amico Garrett (ancora in gran forma dopo tutti questi anni), abbiamo avuto modo di vedere quali sono le novità introdotte dagli sviluppatori, e quali invece le attenzioni da essi rivolte al passato di questa serie: leggete insieme a noi il resoconto della nostra esperienza.

Rubare ai ricchi

Il protagonista di Thief è, come abbiamo appena ricordato, ancora una volta Garrett, un abilissimo ladro la cui figura assomiglia un po’ anche a quella di Robin Hood, visto che le sue vittime sono principalmente persone ricche. La storia narrata da Eidos Montreal ha inizio proprio in occasione di una “commissione” affidata al nostro personaggio da Basso, suo contatto e tramite per altri lavori, che stavolta ha deciso di affidare l’incarico anche a Erin, altra vecchia conoscenza di Garrett. Insieme, i due tentano di entrare nella villa del Barone Northcrest, la persona più potente della città, per scoprire di essere finiti nel posto sbagliato al momento sbagliato: spiando dall’alto lo svolgimento di un misterioso rituale, dal quale sembra sprigionarsi una forza straordinaria, la coppia finisce per mandare tutto quanto all’aria, pagandone le conseguenze in prima persona.

Gli eventi scatenati porteranno infatti Garrett a vivere in uno stato di incoscienza per circa un anno, ma soprattutto Erin a scomparire dalla circolazione: al ladro-eroe sarà dunque affidato il compito di capire che cosa è successo durante quella sera di circa 365 giorni prima, approfittandone naturalmente per portare a termine qualche altro furtarello in giro per la sua città, conosciuta col nome di The City, dove nel frattempo con un sospetto tempismo si è diffuso un letale morbo che ne sta decimando la popolazione. La modalità singola di Thief è l’unica che può essere giocata, visto che questo titolo non ne contempla una di tipo multiplayer: tale componente era stata in realtà oggetto di una parte delle voci di corridoio sul gioco, che però non hanno trovato conferma nella versione finale della fatica di Eidos Montreal.

Scuola di ladri

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Le meccaniche di gioco di Thief fanno delle dinamiche stealth l’aspetto principale di questo titolo, legato indissolubilmente da questo punto di vista alle sue origini. La serie alla quale appartiene ha infatti contribuito alla definizione di un genere e di un’impostazione di gameplay che ancora oggi, a distanza di oltre 15 anni, vanno ancora avanti all’interno dell’industria videoludica, anche se con le dovute differenze alle quali neanche questo reboot riesce a sfuggire. La specialità di Garrett è quella di avanzare silenziosamente, compiendo acrobazie aeree tra i tetti oppure scivolando rapidamente tra le ombre dei vicoli che, inutile dirlo, pullulano di guardie. L’idea d’ingaggiare una lotta è completamente fuori discussione, visto che spesso la migliore delle soluzioni ai propri problemi si riduce allo schivare i colpi altrui per scappare via quanto più rapidamente possibile. Si tratta ovviamente di un estremo rimedio, visto che il giocatore è chiamato a neutralizzare nel modo quanto più tranquillo possibile i suoi nemici, addormentandoli, o meglio ancora a sfruttare gli elementi presenti nell’ambiente circostante per dare vita a diversivi che permettano una via di fuga senza particolari difficoltà.

Garrett può inoltre borseggiare i personaggi non giocanti, con l’obiettivo di portare via tutto quando abbia un certo valore sulla sua strada; la crisi si fa sentire anche per Garrett, visto che lo ritroviamo spesso, durante il suo peregrinare, a fare il topo d’appartamenti, oltre che a svaligiare le case di chi possiede qualche oggetto speciale da collezione, che il protagonista conserva nella sua torre. Accrescere il proprio bottino è piuttosto importante, soprattutto per avere la possibilità di comprare l’equipaggiamento necessario alla riuscita delle missioni. Il fatto che Garrett preferisca evitare il corpo a corpo non vuol dire che non abbia con sé un’arma: il nostro alter-ego virtuale è infatti accompagnato dal suo inseparabile arco, che può usare con frecce di diverso tipo per interagire con elementi dell’ambiente altrimenti irraggiungibili, come nel caso della freccia ad acqua per spegnere fuochi inopportuni, o anche con frecce normali per “sistemare” i nemici da una certa distanza.

In giro per la City

Thief
Dal punto di vista tecnico, Thief presenta degli alti e bassi che sono probabilmente frutto della lunga fase di sviluppo che ha dovuto affrontare, all’interno della quale i ragazzi di Eidos Montreal si sono ritrovati anche a fare i conti con il passaggio alla nuova generazione videoludica. La realizzazione della città che fa da sfondo alle avventure di Garrett appare comunque piuttosto solida e convincente, riuscendo a fornire un giusto mix caratterizzato da un’ambientazione gotica predominante, alla quale vanno ad affiancarsi anche elementi di genere steampunk e, in misura minore, fantasy. Soprattutto sulla versione PlayStation 4 in nostro possesso, però, un occhio più attento può inevitabilmente scovare la presenza di texture di qualità inferiore a quanto ci si potrebbe aspettare, mentre non è necessario aguzzare la vista per evidenziare quelli che sono alcuni cali di framerate piuttosto evidenti.

L’intelligenza artificiale dei nemici è brava nell’attivare la loro attenzione, nel caso in cui scorgano il protagonista o una traccia da egli lasciata, abbozzando anche un tentativo di esplorare le aree dove Garrett può andare a nascondersi: volendo trovare un difetto, abbiamo notato che il livello di allerta delle guardie è un po’ troppo corto, visto che basta scappare e nascondersi per qualche secondo per riportare tutto alla tranquillità. Il sonoro fa infine il suo lavoro a dovere, potendo contare su un doppiaggio che trova naturalmente nella voce di Garrett il suo miglior esemplare: comunque sulla sufficienza anche le performance dei personaggi minori.

Commento finale

I fan di Thief che hanno aspettato con ansia questo quarto capitolo della serie troveranno sicuramente un gioco in grado di dare loro qualche ora di divertimento, anche se con alcune differenze rispetto al titolo che ricordavano. Se da un lato le meccaniche di gioco incoraggiano a rimanere nell’ombra, dall’altro è evidente che Eidos Montreal ha deciso di semplificare alcune parti del gameplay, rendendo più facile la vita agli aspiranti ladri rispetto al passato.

Le possibilità offerte dallo scenario sono buone, anche se il confronto con Dishonored fatto da molti lascia forse Thief un po’ dietro rispetto al titolo sviluppato da Bethesda: il che è davvero strano e anche un po’ buffo, considerando che proprio i Thief originali sono stati a loro volta un metro di paragone per giudicare Dishonored a suo tempo. In conclusione, possiamo consigliare questo titolo a tutti i fan del genere e della serie, a patto di non aspettarsi un capolavoro ma un gioco in cui godere di buone dinamiche stealth.

Cosa ci piace
Cosa non ci piace
  • Buona libertà di scelta
  • Ambientazione convincente
  • Fase stealth appagante
  • Qualche difetto tecnico
  • Approccio troppo semplice
  • Componenti di gestione e controllo snobbate
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