Jenova Chen e i videogiochi "social": più emozioni e meno pallottole per i multiplayer del futuro

Il papà di Journey sogna un futuro dominato da videogiochi online capaci di andare oltre i semplici sparatutto competitivi
Jenova Chen e i videogiochi
Il papà di Journey sogna un futuro dominato da videogiochi online capaci di andare oltre i semplici sparatutto competitivi

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Il fondatore di thatgamecompany, Jenova Chen, è intervenuto al Games for Change Festival di New York per offrire il suo prezioso contributo al dibattito sull’importanza dei videogiochi multiplayer nella società moderna portando ad esempio il processo creativo compiuto negli scorsi anni per dare forma al progetto di Journey, la struggente avventura pubblicata nel 2012 in esclusiva su PS3 e considerata unanimemente come una delle migliori produzioni della scorsa generazione di console.

“Con Journey volevo creare un’esperienza videoludica capace di unire i giocatori in un forte legame emozionale. Quando guardo ai videogiochi multiplayer di oggi mi accorgo che sono molto lontani dal significato ultimo del termine ‘social’, e questo perchè gli sparatutto e i giochi multiplayer ‘alla FarmVille’ non offrono affatto un’esperienza sociale. Un videogioco, per me, è ‘social’ solo se permette uno scambio di emozioni; in un titolo che obbliga gli utenti a giocare insieme solo per aumentare il proprio punteggio o per sparare a un nemico comune, infatti, nonostante le apparenze e la grande confusione a schermo non c’è alcuna condivisione reale di emozioni.”

Nella seconda parte del panel di Jenova Chen, intitolata “Tela Nera: Progettazione di una nuova era di narrazione emozionale attraverso i videogiochi”, il papà di Journey si è poi focalizzato sugli sforzi che gli sviluppatori del futuro dovranno compiere per garantire ai propri utenti un’esperienza più profonda di quella offerta dai titoli ‘social’ odierni:

“Chi si impegna a realizzare un videogioco con un multiplayer maturo ed emozionante deve spendere il 75% del tempo di sviluppo nella ricerca degli elementi da integrare nel mondo di gioco affinchè quest’ultimo permetta agli utenti di ‘entrare in sincronia’ e condividere delle emozioni. Per dare forma a un videogioco davvero ‘social’ bisogna metterci il cuore, solo così si avrà la duttilità necessaria per capire quali idee accantonare e quali sostenere.”

via | Polygon

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