Watch Dogs: la recensione

L'attesissimo action a mondo aperto di Ubisoft recensito per voi da Gamesblog.it
Watch Dogs: la recensione
L'attesissimo action a mondo aperto di Ubisoft recensito per voi da Gamesblog.it

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Attingendo al cospicuo tesoro di esperienza maturato dai designer e dai programmatori che si sono occupati degli ultimi episodi di Assassin’s Creed, Splinter Cell e Far Cry per dare forma a Watch Dogs, i vertici di Ubisoft Montreal sperano di bissare il successo di vendite e di critica dei loro precedenti lavori con una proprietà intellettuale completamente nuova che sia capace, nei limiti creativi e narrativi imposti dal “medium videoludico”, di affrontare tematiche tremendamente attuali e delicate come quelle che accompagnano le discussioni e le perplessità sulla crescente invasività dei sistemi di sorveglianza moderni e sulla pervasività dei social network nella vita di ciascuno di noi.

Dopo aver calamitato per due anni le attenzioni degli addetti al settore, affollato i sogni degli appassionati di action “alla Grand Theft Auto” e incuriosito i giornalisti della stampa generalista di mezzo mondo, l’ambizioso progetto della multinazionale francese approda così sui nostri monitor/teleschermi producendosi nell’assordante fragore mediatico che accompagna il lancio dei grandi kolossal dell’intrattenimento digitale.

Forti delle considerazioni e delle analisi maturate in 30 e passa ore di gioco passate nella dimensione virtuale di Watch Dogs, con la recensione che vi proporremo quest’oggi cercheremo quindi di sviscerare tutti gli elementi che contraddistinguono l’opera sotto il profilo grafico, tecnico, estetico, narrativo e squisitamente contenutistico.

IL GIUSTIZIERE MASCHERATO

Il canovaccio narrativo steso dagli autori di Ubisoft Montreal per scrivere la trama ed erigere l’impalcatura di gioco di Watch Dogs parte da un semplice ma inquietante esercizio di logica: se il computer è una porta aperta sul mondo di oggi e se con gli anni sempre più attività sociali, lavorative ed economiche hanno trovato nel Web il loro centro di gravità permanente, allora il mondo di domani non potrà che essere dominato da coloro che, lecitamente o meno, avranno libero accesso a questo fiume impetuoso di dati pubblici e privati.

Gli attori e i personaggi secondari che popolano il futuro prossimo immaginato dai ragazzi della sussidiaria canadese di Ubi, per questo, non sono altro che pedine di uno schiacchiere geopolitico globale controllato dalle multinazionali che operano nel settore della sicurezza nelle grandi metropoli occidentali (come la Blume, l’azienda che gestisce il sistema di sorveglianza ctOS di Chicago) e da chi, rimanendo dall’altra parte della barricata, preferisce agire nell’ombra utilizzando raffinati strumenti di hacking per pura convenienza o per perseguire degli scopi decisamente più nobili: l’eroe impersonabile, Aiden Pearce, si colloca proprio in quest’ultima tipologia di “professionisti della privacy altrui”.

Maestro di “infiltrazione cibernetica” e avido divoratore di dati sensibili, il buon Aiden è il prototipo dell’hacker moderno: agile come un triatleta, spietato quando serve e capace di sfuggire a qualsiasi controllo della polizia “lavorando in multitasking” per trovare la via di fuga più sicura, il protagonista di Watch Dogs è un giustiziere animato da un forte sentimento di vendetta e dalla speranza di riuscire, un giorno, a spezzare definitivamente i fili che legano i cittadini/marionetta di Chicago ai burattinai senza scrupoli che si nascondono dietro alla facciata falsamente innocua del loro sistema di sicurezza cittadina.

Alla profondità autorale degli eventi che vedono contrapposti gli hacker della scena underground di Chicago ai gestori del ctOS, però, fa da triste contraltare la superficialità con cui viene affrontata la storia di Aiden Pearce nel corso della campagna principale: seppur dotato di incredibili capacità di hacking e di una prontezza di riflessi degna di un pastore belga davanti a un succoso osso, infatti, l’antieroe creato dagli Ubi risulta essere a corto di carisma al punto tale da inficiare negativamente sulla qualità complessiva dell’intera avventura.

La scarsa personalità del personaggio interpretabile, comunque, non influisce più di tanto sulla bontà dell’offerta di gioco di un titolo che, come Watch Dogs, ha nella libertà di scelta dei luoghi da esplorare e degli atteggiamenti da assumere la sua vera stella polare.

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TELEFONI BOLLENTI

Pur essendo l’anello debole della catena di eventi che si susseguono nell’avventura, Aiden Pearce rimane comunque il punto di forza dell’intero progetto: nelle sue mani, infatti, il giustiziere mascherato di Watch Dogs tiene stretto lo scettro dell’impianto di gioco e delle innumerevoli attività che lo vedono protagonista tanto nel modulo in singolo quanto nelle modalità multiplayer.

Per ingaggiare la sua personalissima battaglia contro le autorità di Chicago resesi complici dell’attivazione dell’invasivo sistema di sorveglianza cittadina della Blume Corporation, Aiden non è costretto a ricorrere esclusivamente alla forza bruta ma, al contrario, può servirsi del suo inseparabile cellulare, il Profiler, per interfacciarsi con qualsiasi strumento elettrico ed elettronico collegato al ctOS, a patto naturalmente di rimanere nel raggio d’azione della connessione Wi-fi.

Senza dare troppo nell’occhio, quindi, il nostro prode antieroe può modificare silenziosamente il software e le routine comportamentali di tutti i dispositivi connessi all’onnipresente sistema di sorveglianza di Chicago per carpire codici di accesso a conti correnti privati, raccogliere informazioni sensibili, intercettare conversazioni telefoniche e leggere SMS o email. Ma queste sono solo alcune delle capacità che l’utente, proseguendo nella storia o dedicandosi all’esplorazione libera della città, può “evolvere” spendendo in potenziamenti e abilità inedite gli oltre 50 punti di “avanzamento di livello” che è possibile acquisire maturando esperienza ingame.

Gli update che compongono le diverse ramificazioni dell’albero di abilità di Watch Dogs rendono bene l’idea di quanto ampio possa essere il ventaglio di opzioni che gli Ubisoft Montreal mettono a disposizione di chi vuole immergersi nella loro “visione semi-futuristica” di Chicago: la scelta dei potenziamenti di Guida, Combattimento, Hacking e Fai da Te (quest’ultimo dedicato alla costruzione di gingilli ipertecnologici come granate aderenti, emettitori di impulsi ed esche sonore) determina la rosa di abilità a cui gli emuli di Aiden Pearce possono attingere tra un inseguimento e una sparatoria.

A rendere ancora più profondo il già ottimo impianto di gameplay legato al sistema di combattimento con le armi, al modello di guida e all’utilizzo del Profiler per creare oggetti ad uso singolo e hackerare telecamere, semafori, dissuasori, generatori, cellulari e bancomat cittadini ci pensano le missioni secondarie a generazione casuale (specie per ciò che concerne la rilevazione di potenziali crimini e per l’ubicazione dei covi delle gang locali), le centinaia di collezionabili sparsi per Chicago, i mini-giochi (“veri” e a realtà aumentata) e, ultimi ma decisamente non per ordine di importanza, gli splendidi “trip digitali”.

Nonostante qualche imprecisione riscontrabile nelle dinamiche che governano gli inseguimenti in auto e il comportamento dei poliziotti in alcuni frangenti dell’avventura, quindi, nel complesso l’offerta di gioco di Watch Dogs risulta essere estremamente appagante anche per gli utenti più esigenti, a patto ovviamente di soprassedere sulla pochezza narrativa di una storia che, comunque, riesce a garantire non meno di 20-25 ore di gioco. E questo senza considerare le decine e decine di ore di gameplay che attendono coloro che desiderano completare il titolo al 100% esplorando tutti i quartieri virtuali di Chicago e affrontando le sfide proposte dal modulo online.

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MULTIPLAYER

I tentacoli della gigantesca piovra tecnologica del ctOS, come è normale che sia, non si limitano a stringere la propria morsa sugli ignari cittadini virtuali di Chicago ma arrivano ad estendersi su tutti coloro che decidono di indossare il trench e il berretto di Aiden Pearce: l’universo multiplayer di Watch Dogs è infatti popolato dai Fixer, degli hacker mercenari alla perenne ricerca di un contratto che gli consenta di guadagnare denaro e popolarità tra i “colleghi”.

Pur senza offrire la medesima giungla di opzioni in rete disponibili in titoli come Grand Theft Auto V, l’impianto online dell’ultimo kolossal free-roaming targato Ubisoft sfrutta a suo vantaggio l’atipico sistema di hacking della campagna in singolo per plasmare eventi che di distinguono per carattere e imprevedibilità come Pedinamento Online e Hacking Online (in entrambi i casi con sfide 1 contro 1), Libera Esplorazione (da 1 a 8 giocatori per lobby), Decodifica Online (da 3 a 8 utenti, sia in deathmatch “totali” che a squadre), Corsa Online (da 2 a 8) e Sfida ctOS Mobile (delle rocambolesche gare Guardie e Ladri connesse all’omonima applicazione per tablet e smartphone).

Ciò che gli uomini di Ubisoft Montreal perdono in quantità di sfide proposte nel confronto diretto tra Watch Dogs e GTA V, insomma, lo riguadagnano quasi del tutto in originalità e, per certi versi, persino in varietà.

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GRAFICA E SONORO

Se non avessimo passato gli ultimi due anni a sbavare sul reveal trailer dell’E3 2012, quest’oggi giudicheremmo il comparto grafico di Watch Dogs come un brillante esempio di arte moderna applicata a un prodotto d’intrattenimento digitale: il tenore qualitativo dei primissimi filmati dimostrativi datici in pasto dai programmatori di Ubisoft Montreal, però, ha fissato a un livello scandalosamente alto l’asticella delle pretese dei milioni di appassionati di action a mondo aperto che guardavano a questo progetto come al primo, “vero” titolo in grado di traghettarci nella next-gen.

Il “gigantismo autoindotto” dai vertici di Ubi e l’hype montante dei cultori del genere ci portano a utilizzare un metro di giudizio oltremodo severo: se è vero che la città di Chicago offre scorci degni di una cartolina, strade popolate da centinaia di auto e passanti, condizioni meteo realistiche come non mai e scenari con un livello di dettaglio introvabile in qualsiasi altro action a mondo aperto uscito fino ad oggi, è altrettanto vero che gli effetti particellari, del sistema di illuminazione dinamica nella gestione delle ombre, così come di ambient occlusion, motion blur, HDR e depth of field che ci hanno fatti gridare al miracolo nel 2012 sono praticamente scomparsi, o comunque risultano essere palesemente ridimensionati rispetto a quanto ammirato nelle anteprime.

Più che ad un downgrade “secco” causato da chissà quale insormontabile “svantaggio tecnologico” di Xbox One e PlayStation 4 sui PC di fascia medio-alta, però, in questo caso bisognerebbe guardare alla natura stessa di un progetto cross-generazionale destinato ad offrire la medesima esperienza di gioco all’utenza delle attuali e delle passate piattaforme casalinghe di casa Sony e Microsoft. Giocando il titolo su PS4 ma testandolo anche su Xbox 360 e PC, comunque, confidiamo nel fatto che chi si occuperà dei futuri capitoli della serie saprà superare senza sforzo i punti di “criticità multipiattaforma” ravvisabili nel motore grafico di questo primo episodio.

Meno altalenanti, grazie al cielo, sono invece i giudizi sul lavoro compiuto da chi si è occupato del comparto audio: la colonna sonora scandisce magnificamente il ritmo delle azioni a schermo del nostro alter-ego, i suoni campionati per caratterizzare la vita degli abitanti virtuali di Chicago svolgono in maniera egregia il loro compito e il doppiaggio in italiano, pur senza raggiungere il “pathos scenico” dei dialoghi in madrelingua, coprono con coerenza e puntualità tutti i frangenti delle missioni e delle sessioni di esplorazione libera.

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COMMENTO FINALE

Con il lancio di Watch Dogs, la lunga attesa patita in questi anni dagli appassionati di avventure a mondo aperto viene ripagata da un titolo incredibilmente ricco di contenuti e capace di reggere il confronto con qualsiasi altro esponente del genere, e questo nonostante il fastidio derivante dal downgrade grafico avvenuto rispetto ai trailer d’annuncio e il disappunto per l’incosistenza di una trama dominata da un personaggio carismatico quanto un cosplayer cinquantenne specializzato in costumi dell’Ispettore Gadget.

Comportandosi come una gigantesca macchia di Rorschach interattiva, l’ultima fatica di Ubisoft Montreal ha infatti l’indubbio pregio di servirsi del linguaggio videoludico degli action free roaming per mostrarsi ai nostri occhi con la forma sempre diversa di un’avventura in grado di adattarsi al nostro stile di gioco: le applicazioni di hacking installate sullo smartphone impugnato con orgoglio da Aiden Pearce, le armi utilizzabili in battaglia e la rete di contatti che si estende tra i Fixer in multiplayer sono solo alcuni degli innumerevoli strumenti offertici da Ubi per piegare la città di Chicago al nostro insindacabile volere.

Al netto delle sbavature riscontrabili tra le pagine del plot narrativo e le righe di codice dell’engine grafico, quindi, non possiamo che lodare gli sforzi profusi dagli sviluppatori canadesi per tenere a battesimo la proprietà intellettuale di Watch Dogs con un progetto divertente, profondo e longevo quanto basta per indurci a consigliarlo caldamente a tutti i cultori di avventure a mondo aperto che ci stanno leggendo.

Cosa ci piace
Cosa non ci piace
  • La mappa di gioco, più grande e varia di quello che sembra
  • Combat system impeccabile
  • La libertà di gameplay garantita dalle app di hacking
  • L’originalità delle modalità multiplayer
  • Grafica non all’altezza dei primi trailer
  • Lo scarso carisma di Aiden Pearce
  • Le attività di hacking, poco audaci e alla lunga ripetitive

 

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