Batman: Arkham Knight per PS4 e Xbox One - la recensione

Il capitolo finale della saga di Rocksteady dedicata al Cavaliere Oscuro è finalmente disponibile: Blogo recensisce per voi la versione console per PlayStation 4 e Xbox One
Il capitolo finale della saga di Rocksteady dedicata al Cavaliere Oscuro è finalmente disponibile: Blogo recensisce per voi la versione console per PlayStation 4 e Xbox One

Con la serie di Batman: Arkham, gli studi Rocksteady hanno scritto alcune delle pagine più memorabili della storia dei videogiochi moderni. Il sontuoso lavoro svolto dalla software house londinese, però, non ha contribuito “solamente” all’evoluzione degli action sandbox ma ha saputo tirare fuori l’iconica leggenda dei fumetti DC Comics dal pericoloso guado degli spin-off e dei tie-in senza identità in cui ha annaspato per più di due decenni. Le aspettative nutrite dagli appassionati su questo ultimo atto della saga, di conseguenza, non potevano che essere stratosferiche.

Non è un caso, quindi, se i vertici di Warner Bros. Interactive Entertainment hanno permesso al team di Rocksteady di approfittare del prezioso tempo concesso dalla felice parentesi di Arkham Origins (“appaltato” alla sussidiaria canadese di WB Games Montreal) per concludere nel migliore dei modi l’epopea del Cavaliere Oscuro colmando alcune delle lacune narrative e videoludiche degli episodi precedenti con l’introduzione di elementi a lungo richiesti dai fan come quello, suggestivo oltre ogni misura, della Batmobile.

Prima di volteggiare tra i grattacieli di Gotham City, però, occorre fare una doverosa precisazione. La recensione odierna di Batman: Arkham Knight si focalizza solo ed esclusivamente sulla doppia versione console destinata all’utenza di Xbox One e PlayStation 4. Il disastroso danno di immagine e di fiducia provocato dai gravi bug riscontrati dagli acquirenti della prima ora della versione PC, almeno in questa sede, non avrà ripercussioni “punitive” sulle nostre analisi e sui giudizi finali relativi, appunto, alla sola edizione console.

COSA CI PIACE

Gameplay appagante e profondo

Tra sessioni racing a bordo della Batmobile, combattimenti all’ultimo sangue con soldati muniti di fucili e di bastoni elettrici, infiltrazioni silenziose condite dall’impiego “intelligente” dei migliori gadget delle industrie WayneTech, delicate indagini su omicidi irrisolti e cervellotiche matasse da sbrogliare coi tranelli dell’Enigmista, l’offerta di gioco di Batman: Arkham Knight corre su così tanti binari da poter riempire di contenuti le dimensioni virtuali degli episodi precedenti e di diversi altri titoli in contemporanea.

Il passaggio a una nuova generazione di piattaforme ha dato agli studi Rocksteady gli strumenti necessari per evolvere le dinamiche di gameplay “classiche” degli episodi passati della saga, introducendo in esse degli interessanti elementi di innovazione e di originalità: il sistema di combattimento, ad esempio, è stato impreziosito dal modulo Dual Play (che consente all’utente di passare da Batman a una sua spalla senza mettere in pausa il gioco), dal multi-KO Terrore (con annessa barra di energia) e da decine di nuove mosse e combo basate sull’interazione con gli oggetti “sensibili” della mappa (dai quadri elettrici agli sportelli delle auto).

In quest’ottica rientra l’aggiunta del “gadget” di Batman più richiesto dagli appassionati: la Batmobile. L’ipertecnologico “carro armato da corsa” dà all’Uomo Pipistrello un valido strumento per combattere la criminalità comune di Gotham City e gli sgherri più pericolosi al seguito dei villain con cui dovremo confrontarci nel corso della campagna principale e delle missioni secondarie.

A dispetto di un’introduzione prevedibile e lineare, ma necessaria ad offrire all’utente il giusto preambolo narrativo e i tutorial di base, il sistema di gioco di Arkham Knight riesce quindi ad offrire un’esperienza eterogenea e adatta a soddisfare le esigenze di qualsiasi emulo del Cavaliere Oscuro, soprattutto se non ci si limita a seguire meccanicamente la storia e si decide, al contrario, di gettarsi a capofitto nelle missioni secondarie e nelle attività free-roaming prima di portare a termine le 15 ore abbondanti della campagna principale.

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Atmosfera straordinaria

Dal punto di vista squisitamente estetico e artistico, la versione console di Batman: Arkham Knight ha dell’incredibile. L’esperienza acquisita negli anni dagli artisti digitali degli studi Rocksteady ci regala un mondo di gioco pulsante di vita, convincente e coinvolgente in ogni suo aspetto. Il particolare stile maturato dal team londinese rende superfluo ogni discorso legato alla grafica: le risorse hardware “liberate” dall’abbandono della precedente generazione di piattaforme casalinghe, infatti, non hanno alimentato una sterile corsa alla texture più fotorealistica o all’oggetto poligonale più “smussato” ma, grazie al cielo, sono state messe interamente al servizio dei designer dargli modo di plasmare il palcoscenico digitale dei loro sogni.

Tutte le fonti di illuminazione e le superfici riflettenti, ad esempio, sono influenzate da una pioggia incessante che inonda le strade di Gotham City di effetti particellari e aberrazioni cromatiche estremamente realistiche. Dalle animazioni utilizzate per mettere in scena i combattimenti corpo a corpo contro i gruppi di nemici più arcigni ai dialoghi esaltati dalle inquadrature di stampo cinematografico, passando per i singoli elementi che compongono i menù di pausa e l’interfaccia di gioco, la cura riposta dagli artisti di Rocksteady è a dir poco maniacale e traspare in ogni aspetto della loro opera.

L’atmosfera oscura e opprimente che si respira in ogni frangente dell’avventura è il risultato finale di questo lungo e faticoso processo di ricerca stilistica.

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Open-world ricco di contenuti

La Gotham City di Batman: Arkham Knight è stata completamente ridisegnata partendo dall’ottima base di partenza offerta dalla mappa dei precedenti episodi della serie. Le dimensioni relativamente contenute della mappa olografica consultabile dal batcomputer del Cavaliere Oscuro sono fuorvianti: le zone in cui è suddivisa sono estremamente dettagliate e caratterizzate in modo tale da dare l’impressione di ritrovarci ad esplorare i quartieri centrali e periferici di una grande metropoli. Da questo punto di vista, la Gotham City di Arkham Knight somiglia a una versione “concentrata” della Los Santos di GTA V.

Utilizzando la Batmobile o volteggiando tra i grattacieli di Gotham City servendoci del rampino, infatti, è possibile raggiungere ogni zona della mappa in pochi minuti: l’interessante modello open-world adottato dagli studi Rocksteady, quindi, non opera in estensione ma si stratifica su più livelli paralleli per riempire di contenuti ogni area della città e dare modo agli appassionati di spezzare l’azione di gioco della campagna principale senza allontanarvisi eccessivamente, come invece accade in altri universi free-roaming.

Le attività secondarie proposte dagli autori londinesi spaziano dalle indagini sugli omicidi alla ricerca degli oggetti collezionabili sparpagliati per la mappa da quel simpaticone dell’Enigmista, fino ad arrivare alle operazioni di ritrovamento dei soldati e dei pompieri rapiti dai criminali. Ad ampliare ulteriormente il ventaglio di opzioni a disposizione dei giocatori per acquisire i preziosi punti WayneTech da spendere in abilità, mosse speciali e gadget avanzati troviamo poi le impegnative sfide a tema studiate per padroneggiare le azioni di gameplay più importanti, i funambolici tracciati ideati dall’Enigmista e le azioni estemporanee da compiere captando le comunicazioni radio inviate dagli agenti in pericolo. Chi vorrà completare al 100% il titolo, di conseguenza, dovrà armarsi di santa pazienza e macinare decine e decine di ore di gioco prima di scoprire tutte le meraviglie nascoste di questo kolossal.

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COSA NON CI PIACE

Tecnicamente non impeccabile

Come ogni videogioco a mondo aperto che si rispetti, anche Batman: Arkham Knight sacrifica la stabilità sull’altare del dualismo rappresentato dalla linearità della campagna principale e dalla libertà anarchica delle attività free-roaming. Pur essendo lontani anni luce dai disastrosi bug che hanno depresso l’utenza PC per colpa di una delle peggiori conversioni della storia dei videogiochi, la versione console dell’ultima fatica degli studi Rocksteady non è affatto esente da difetti: molti dei bug e dei glitch iniziali sono stati agilmente superati con la patch di lancio, ma continuano a persistere dei problemi specifici per ciascuna console (cali di framerate su Xbox One e impossibilità di accedere alle classifiche online su PS4) e bug comuni a entrambe le piattaforme (icone mancanti, loading screen infiniti, ritardi nel caricamento in streaming delle aree all’aperto, ragdoll illogico dei nemici, eccetera eccetera).

Il particolare approccio adottato dal team inglese per erigere un mondo di gioco così ricco di stile e di carisma, comunque, aiuta a rendere più sopportabili le numerose smagliature tecniche rintracciabili nella trama digitale del motore grafico.

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Combat system a tratti caotico

Come i salti di Super Mario, l’Hadoken di Ryu in Street Fighter, i falò di Dark Souls e il continuo “wakawaka” di Pac-Man, il combat system Freeflow è l’elemento distintivo dell’intera serie di Batman: Arkham, il perno attorno al quale i ragazzi dei Rocksteady Studios hanno fatto gravitare buona parte delle idee che hanno contribuito a dare forma alle meccaniche di gioco di questa saga.

Se viste in quest’ottica, le novità di gameplay introdotte in Batman: Arkham Knight non possono che essere ricondotte al frenetico sistema di movimento e combattimento che tante gioie ha regalato ai fan della serie dal 2009 ad oggi. Con l’aggiunta di queste nuove mosse al già ampio set di attacchi, di abilità, di combo e di gadget dei capitoli passati, però, il vocabolario di mazzate di Arkham Knight finisce con l’assumere l’aspetto di una vera e propria enciclopedia. Le 83 voci presenti nella schermata WayneTech dedicata alle mosse e alle abilità da potenziare sono la rappresentazione plastica della difficoltà incontrata dall’utente medio nel memorizzare le combinazioni di tasti necessarie a scatenare il pieno potenziale distruttivo (e investigativo) dell’Uomo Pipistrello.

Il disorientamento provocato da questa pletora di combo (molte delle quali eseguibili con un pattern di tasti quasi identico) produce effetti simili a quelli che si avrebbero cercando di percorrere una superstrada intasata da una colonna chilometrica di camion che cercano di sorpassarsi a vicenda per raggiungere in anticipo la propria destinazione. Per colpa dell’illogica riproposizione di combo e di attacchi che sarebbero potuti essere tranquillamente assimilati alle nuove abilità, l’evoluzione del personaggio avviene per strappi tramite l’acquisizione “forzata” (dettata cioè dalla contingenza della trama) di abilità, di gadget e di mosse che entrano subito in conflitto con i “poteri” utilizzati sino a quel momento.

La scarsa reattività dell’intelligenza artificiale dei criminali minori e dei villain incrociati per le strade di Gotham City, oltretutto, non contribuisce di certo a migliorare la situazione e a mitigare lo stress causato ai tanti giocatori che hanno deciso di affacciarsi solo adesso a questa serie e non sanno davvero da quale parte cominciare, tra tutorial con decine di voci da consultare e combattimenti che scadono presto in una melassa di attacchi tritaossa. Sarebbe bastato realizzare un albero di abilità più verticale e restrittivo, con ramificazioni “a senso unico” che avrebbero spinto i giocatori a sbloccare – e utilizzare in maniera costante – solo una parte limitata delle mosse e dei gingilli ipertecnologici di Batman.

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Batmobile mal implementata

Nel corso dei lunghi mesi che hanno preceduto l’uscita di Arkham Knight, l’annuncio della presenza della Batmobile tra i “gadget” a disposizione del Cavaliere Oscuro è stato accolto con estremo favore sia dagli appassionati che dalla maggior parte dei giornalisti d’area: alla prova dei fatti, in effetti, l’elemento di innovazione più atteso dagli acquirenti del titolo si è rivelato essere uno degli aspetti centrali e più influenti dell’esperienza di gioco. Ma nel modo sbagliato.

Una volta superato il prologo e le fasi tutorial delle missioni introduttive, infatti, il ricorso al nuovo giocattolo motorizzato di Batman appare come forzato, monotono e “poco intelligente”, incapace cioè di aggiungere qualcosa di veramente fresco a un impianto di gioco già in grado, con le sessioni investigative, le fasi stealth, l’esplorazione open-world e i combattimenti corpo a corpo, di soddisfare anche i palati più esigenti.

Nella stragrande maggioranza delle missioni secondarie più importanti e della campagna principale, l’utilizzo della Batmobile avviene in maniera estremamente lineare, spezzando inutilmente l’azione di gioco e riducendo i frangenti puzzle-platform a pure fasi di intermezzo con pochissime possibilità di “interazione creativa” con l’ambiente.

Elevando la Batmobile al ruolo di “personaggio ombra” della storia di Arkham Knight, il team di Rocksteady commette un grave errore di valutazione che toglie del prezioso “spazio narrativo” alle sessioni stealth e investigative per fare spazio a questo mostro ad alto contenuto di ottani. Il tempo speso dagli autori londinesi per trasformare la Batmobile nel compagno di squadra più fedele di Batman poteva essere impiegato in modi più creativi, ad esempio irrobustendo le sessioni sparatutto della noiosa modalità Combattimento e ampliando il range di azioni da compiere in free-roaming con il verricello elettrico, il controllo remoto, il sedile eiettabile, l’immobilizzatore e le granade EMP.

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CONSIDERAZIONI FINALI

Batman: Arkham Knight è la summa di tutti i capitoli precedenti. La doppia versione console da noi testata (20 ore su PS4 e 3 ore su Xbox One) è un caleidoscopio di emozioni che riflettono lo straordinario sforzo profuso dai Rocksteady Studios per erigere un’impalcatura di gioco capace di aderire alla perfezione alla violenta, gotica e multisfaccettata dimensione artistica di Gotham City. Al netto delle sbavature riscontrabili nelle crepe del comparto tecnico, nell’implementazione “forzata” della Batmobile nelle dinamiche narrative e in un sistema di gioco talmente ricco da rischiare di risultare confusionario agli occhi di un neofita della serie, l’esperienza complessiva di Batman: Arkham Knight riesce comunque a regalare ore ed ore di sano divertimento che contribuiscono a porre l’ultima avventura del Cavaliere Oscuro nella lista dei migliori action free-roaming di questa generazione.

L’oggettiva bontà della versione per PS4 e XB1, però, non può e non deve giustificare il vergognoso comportamento tenuto da chi, all’interno e all’esterno degli studi Rocksteady e di Warner Bros. Interactive Entertainment, ha avallato la commercializzazione di una versione PC così palesemente buggata da risultare ingiocabile con la stragrande maggioranza delle configurazioni hardware. Il vergognoso trattamento riservato agli amici PCisti da chi ha permesso che tutto ciò accadesse è una ferita aperta che non si rimarginerà fin quando gli addetti al settore non smetteranno di guardare agli appassionati di videogiochi come ad un’accondiscendente e ordinata batteria di galline ovaiole.

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