DmC Devil May Cry: Definitive Edition - la recensione

Dante e Vergil tornano a combattere su console current-gen in un'avventura ancora più sorprendente che farà la gioia degli appassionati di lungo corso e dei neofiti della saga
Dante e Vergil tornano a combattere su console current-gen in un'avventura ancora più sorprendente che farà la gioia degli appassionati di lungo corso e dei neofiti della saga

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Il faticoso percorso di sviluppo intrapreso da Capcom per riportare in vita l’epopea action di Devil May Cry, iniziata nel 2010 affidando il progetto-reboot di DmC alle amorevoli cure del team di Ninja Theory per rompere definitivamente con il passato rappresentato da Hideki Kamiya (volato nel frattempo alla corte di Platinum Games), non poteva che concludersi con questa Definitive Edition rivolta a tutti i cultori del genere che, nel frattempo, hanno deciso di abbracciare la next-gen.

Dal successo internazionale (più di pubblico e di critica che di vendite, a dire il vero) della versione originaria data alla luce nel gennaio del 2013 su PC, X360 e PS3 alle promesse di cambiamento che accompagnano l’uscita di questa edizione pensata per cavalcare l’onda prestazionale di PlayStation 4 e Xbox One, il bizzarro universo di DmC Devil May Cry torna così a dischiudersi davanti ai nostri occhi con la forza di un lampo di luce colorata che guizza al ritmo degli attacchi fulminei portati da due icone del genere, Dante e Vergil, più in forma che mai.

Il viaggio che compiremo quest’oggi tra le pericolose dimensioni demoniache di DmC Devil May Cry: Definitive Edition servirà quindi a capire fino a che punto i ragazzi di Ninja Theory sono riusciti a spingersi per garantirci un’esperienza di gioco elettrizzante quanto quella del titolo originario.

COSA CI PIACE

Gameplay ancora più fluido

Dal punto di vista squisitamente narrativo e “storiografico”, il DmC Devil May Cry primigenio e la sua Definitive Edition convivono nella medesima dimensione e, in qualunque modo la si osservi, rappresentano due facce della stessa medaglia: l’avventura principale, le sfide del Palazzo di Sangue e le missioni aggiuntive della Caduta di Vergil, infatti, seguono un percorso identico a quello tracciato e presentatoci dagli autori del team di Antoniades nel gennaio del 2013.

Se la trama, il comparto artistico e le scene in cinematica che accompagnano la storia sono rimaste pressochè immutate, la stessa cosa non può dirsi delle meccaniche di gioco sperimentabili sia impersonando Dante che il suo amato fratellino Vergil: le risorse aggiuntive garantite al team di Ninja Theory dall’evidente boost prestazionale offerto dalle nuove console casalinghe di Microsoft e Sony, infatti, sono state spese quasi interamente nel processo di “ammodernamento” che ha coinvolto il gameplay dell’action originario.

Sin dalle primissime ore di gioco, infatti, possiamo notare come il sistema di movimento e combattimento del “nuovo” DmC Devil May Cry sia stato migliorato in ogni suo aspetto, dall’istantanea reazione del protagonista alle più minime “sollecitazioni” date dai joypad di Xbox One e PlayStation 4 (specie in quest’ultimo caso, merito del DualShock 4) alla puntualità richiesta nell’esecuzione veloce e concatenata degli attacchi più articolati e delle combo Stile di livello avanzato.

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Le modalità aggiuntive

Gli interventi compiuti dai ragazzi di Ninja Theory per migliorare ulteriormente il già ottimo impianto di gameplay del loro action trovano una manifestazione diretta e tangibile nelle modalità e nelle funzionalità aggiuntive introdotte con la Definitive Edition di DmC.

La rimodulazione del comparto grafico volta a far girare il titolo a 1080p con un framerate stabilmente ancorato sui 60fps, ad esempio, regala all’avventura liscia, alle sfide del Palazzo di Sangue e alle ostiche battaglie combattute da Vergil nell’espansione a lui dedicata una dimensione tutta nuova, con scontri al cardiopalma da affrontare contro creature dall’intelligenza artificiale più raffinata utilizzando a proprio vantaggio tutto il bagaglio di attacchi, di combo e di abilità apprese sino a quel momento dal proprio alter-ego.

In quest’ottica rientra l’aggiunta della modalità Turbo, una funzione che, beneficiando appieno dell’accresciuta potenza computazionale dell’hardware di PS4 e Xbox One, offre agli utenti più smaliziati la possibilità di aumentare di un generoso 20% la velocità del gioco, con tutte le conseguenze in termini difficoltà complessiva e di reattività richiesta per avere la meglio sui nemici di turno che potete facilmente immaginare.

Particolarmente interessante, ai fini dei coinvolgimento richiesto per garantire alla longevità complessiva del titolo di raggiungere e superare ampiamente le 25-30 ore, è poi la presenza di un Palazzo di Sangue completamente nuovo e dedicato esclusivamente a quella pasta d’uomo che risponde al nome di Vergil, con delle differenze sostanziali rispetto alle omonime sfide che hanno coinvolto Dante nel titolo liscio. Il Palazzo di Sangue di Vergil, infatti, si compone di 60 “piani dimensionali” pieni di nemici da abbattere seguendo una rigorosa sequenza di combattimenti dalla difficoltà crescente, partendo dal livello Nephilim fino a giungere alla sfida proibitiva corrispondente al livello di difficoltà di “Vergil Deve Morire”.

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Adatto sia ai fan che ai neofiti

Come dimostrato dalla modalità Turbo della campagna principale, dalla riformulazione della grafica a 60fps e dall’aggiunta del Palazzo di Sangue per Vergil, DmC Devil May Cry: Definitive Edition gode di altissimo livello di customizzazione e di personalizzazione dell’esperienza di gioco. Il modo stesso in cui è stata eretta l’impalcatura del sistema di combattimento del titolo originario garantisce al titolo una straordinaria scalabilità, non è un caso perciò se con la Definitive Edition gli uomini e le donne del team inglese capitanato da Antoniades hanno deciso di introdurre funzionalità adatte sia per i gli utenti di lungo corso che per i neofiti.

Da un lato, infatti, assistiamo con gioia all’aggiunta di una modalità Hardcore rivolta ai cultori dei capitoli classici della serie di Devil May Cry, mentre dall’altro lato salutiamo con soddisfazione l’ingresso di livelli di difficoltà più bassi e di opzioni che vanno incontro alle esigenze dei meno esperti e di chi, semplicemente, non ha abbastanza tempo da dedicare all’avventura (da qui il menù per la selezione rapida dei capitoli della storia e per la ricerca “veloce” degli oggetti collezionabili).

L’estrema modularità dell’esperienza di gioco viene poi confermata dall’opera di ribilanciamento generale del livello di difficoltà condotta dai Ninja Theory per le diverse fasi dell’avventura (specie nei combattimenti contro i boss), così come dalla presenza dell’opzione “Gods Must Die” (la sfida hardcore definitiva), della modalità “Must Style” (dove occorre mantenere un livello di punti stile pari ad S per poter arrecare danni ai nemici) e delle principali mod proposteci in questi anni dai membri più creativi della community.

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COSA NON CI PIACE

L’assenza di contenuti inediti

A dispetto del grande lavoro svolto dai ragazzi di Ninja Theory per migliorare il sistema di combattimento del DmC originario e rendere ancora più ricca la scelta di modalità e di sfide in cui immergersi a prescindere dall’esperienza pregressa acquisita con il gioco del 2013 e, più in generale, con gli action in terza persona, la Definitive Edition dell’avventura di Dante e Vergil non propone nulla di “davvero” inedito.

La storia principale, infatti, non presenta alcun capitolo aggiuntivo, e lo stesso dicasi per le missioni dell’espansione de La Caduta di Vergil: le uniche novità contenutistiche di rilievo, in tal senso, sono rappresentate dal Bloody Palace di Vergil e dalla modalità “Must Style”. Un po’ poco, se consideriamo che i due anni intercorsi dal lancio del gioco primigenio suggerivano lo sviluppo di contenuti aggiuntivi più corposi: a parziale scusante di Capcom e dei Ninja Theory, va però ricordato che il titolo ci viene riproposto a prezzo budget sia in versione retail che in quella scaricabile dagli store online di PlayStation 4 e Xbox One. Sta quindi alle esigenze del singolo appassionato di action capire se si può o meno sorvolare su questo particolare aspetto del progetto.

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Graficamente datato

Sin dall’annuncio della Definitive Edition, gli sviluppatori di Tameem Antoniades non hanno fatto segreto di voler concentrare i propri sforzi sul miglioramento delle meccaniche di gioco e sull’ampliamento delle funzionalità proposteci dall’avventura, dalle sfide del Palazzo di Sangue e dall’espansione de La Caduta di Vergil, prima ancora che sul comparto grafico.

L’onestà del team britannico di Ninja Theory, però, non contribuisce di certo a rendere meno deludente la scoperta che sì, la Definitive Edition di DmC Devil May Cry è tecnicamente identica alla sua versione per console last-gen: il passaggio alle nuove piattaforme casalinghe di casa Microsoft e Sony, infatti, si manifesta solo in un aumento della risoluzione delle immagini mosse a schermo (che passa dai “vecchi” 720p a una piena risoluzione Full-HD da 1080p) e in una blanda opera di “ringiovanimento artistico” delle texture che mappano gli scenari, i personaggi e le scene in cinematica.

I problemi riscontrati nel 2013 con il bilanciamento audio della versione in italiano, inoltre, permangono anche in questa edizione definitiva che, comunque, trae vantaggio dall’impeccabile direzione artistica del titolo originale, dagli effetti particellari che accompagnano le fluide animazioni del protagonista e dalla natura estremamente eterogenea delle ambientazioni che corrono lungo il doppio filo narrativo della storia di Dante e delle sfide di Vergil.

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CONSIDERAZIONI FINALI

L’esperimento condotto dai vertici di Capcom con il progetto di DmC Devil May Cry: Definitive Edition omaggia uno dei videogiochi più belli e sorprendenti della scorsa generazione di console attraverso un’attenta opera di rinnovamento che contribuisce a rendere ancora più divertenti e frenetiche le già ottime meccaniche di gameplay del titolo originario.

Gli sforzi profusi dai ragazzi di Ninja Theory per ridare a Dante e a Vergil la possibilità di combattere contro i demoni che li perseguitano, però, stride con l’oggettiva assenza di contenuti davvero inediti che spingano gli acquirenti del titolo precedente, e delle relative espansioni, a perorare nuovamente la causa di Dante e Vergil su console current-gen.

Per questo, e per le considerazioni che abbiamo provato a fare nel corso di questa recensione, possiamo concludere la nostra analisi consigliando l’acquisto di DmC Devil May Cry: Definitive Edition non solo a coloro che in passato si sono limitati a giocare il titolo liscio senza alcuna espansione, ma soprattutto a tutti quegli appassionati vecchi e nuovi di action in terza persona che desiderano approfittare di questa occasione per riconciliarsi con questa splendida saga o per avvicinarvisi per la prima volta.

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