L’angolo della nostalgia: speciale LucasArts – parte 3, fine anni ’90

Terzo e ultimo appuntamento con la storia di LucasArts, ripercorsa attraverso i video dei più grandi giochi realizzate dalla società chiusa di recente
Terzo e ultimo appuntamento con la storia di LucasArts, ripercorsa attraverso i video dei più grandi giochi realizzate dalla società chiusa di recente

Continua il nostro viaggio nella storia delle avventure grafiche targate LucasArts, glorioso marchio ormai passato definitivamente alla storia dopo la sua chiusura arrivata alcuni mesi dopo l’acquisizione da parte di Disney. Abbiamo avuto modo nelle scorse settimane di vedere gli inizi degli anni ’80 e i primi anni ’90, decade che completiamo oggi col secondo quinquennio che ci porta fino al 2000.

Il Golden Guy si arricchisce di nuovi colori e di una rinnovata definizione, così come le avventure affrontano un profondo cambiamento, già avviato con Sam & Max Hit the Road nel 1993.

Full Throttle (1995)

Il protagonista Ben, la Corley Motors e il cattivone di turno Adrian Ripburger. Tutto frutto della mente del solito Tim Schafer, con il quale in fase di sceneggiatura per Full Throttle collaborò l’altrettanto solito Dave Grossman. Erano gli anni in cui i pixel avevano ormai lasciato spazi a delle linee più morbide, così come i colori davano pieno sfoggio di loro nell’avventura di un motociclista costretto a pulire il proprio nome dopo un’ingiusta accusa di omicidio. Contrariamente ad altre avventure grafiche di LucasArts uscite negli anni passati, in questo gioco era possibile anche “morire”, anche se la penalità ottenuta consisteva solo nel ripartire nuovamente dal punto in cui si era sbagliato qualcosa. La colonna sonora fu realizzata in collaborazione con la rock band The Gone Jackals, mentre (su supporto CD-ROM) Full Throttle poté vantare anche un doppiaggio completo delle voci dei suoi personaggi.

The Dig (1995)

Ricordo ancora il colpo che ricevetti quando all’epoca lessi del coinvolgimento di Steven Spielberg per The Dig. Inizialmente concepita per la realizzazione di un film, dimostratosi poi troppo costoso per l’epoca, l’opera scritta dal regista finì poi per diventare un videogioco, permettendoci così di fare la conoscenza con il protagonista Boston Low. Un’avventura ai confini dell’universo, la cui storia era naturalmente il punto di forza: forse a causa del suo livello di difficoltà, un po’ più elevato rispetto alla precedenti avventure LucasArts, The Dig non fu però apprezzato in modo plebiscitario come i suoi predecessori, anche se molti ebbero modo di ravvedersi nei tempi a venire. Per chi vi scrive, comunque sia, si tratta di uno dei titoli preferiti all’interno dell’intero genere. Da annotare anche la presenza di Industrial Light & Magic per la realizzazione degli effetti speciali.

The Curse of Monkey Island (1997)

L’idea di un Monkey Island senza Ron Gilbert suonava quasi come una bestemmia, ma in quegli anni le menti di LucasArts erano una vera e propria fucina di idee per un genere che sembrava duro a morire. La terza avventura di Guybrush Threepwood ricevette così numerosi consensi (e anche numerosi accidenti da parte del sottoscritto, costretto a cambiare scheda audio nel proprio PC per giocarci), grazie al lavoro svolto da Jonathan Ackley e Larry Ahern e dall’intero team al lavoro per migliorare il motore SCUMM che ormai iniziava a mostrare la sua età, traendo ispirazione dal punto di vista del gameplay dalla strada aperta da Full Throttle. The Curse of Monkey Island può essere ricordato anche per essere stato il primo gioco a essere sviluppato solo per Windows, dando così fine al supporto per DOS.

Grim Fandango (1998)

L’apice del successo delle avventure di LucasArts, il capolavoro assoluto dopo il quale venne il nulla (o poco più). Abbandonato il motore SCUMM, con Grim Fandango fece il suo debutto il motore 3D GrimE (Grim Engine): una rivoluzione anche in termini di meccaniche di gioco, dove si abbandonò il classico punta e clicca a favore di un sistema di controllo basato sull’uso di una tastiera o di un joypad. Non a caso, si tratta dell’ultimo lavoro di Tim Schafer in LucasArts, con il quale l’attuale boss di Double Fine ci fece conoscere l’immortale Manny Calavera, Glottis e tutti gli altri protagonisti della pazza avventura ai confini con l’aldilà.

Escape from Monkey Island (2000)

Il quarto capitolo di Monkey Island ricevette pareri generalmente positivi, ma dovette misurarsi anche con una serie di critiche riguardanti il suo sistema di controllo e il feeling con l’opera classica di Ron Gilbert. Produrre un’altra avventura di Guybrush Threepwood senza il suo creatore si dimostrò non così semplice come in occasione del terzo episodio, anche se la presenza di Michael Stemmle e Sean Clark, creatori di Sam & Max, seppe dare modo a Escape from Monkey Island di farsi comunque apprezzare sul mercato. L’ultima avventura del glorioso elenco, con il quale abbiamo celebrato in questi 3 appuntamenti le avventure di LucasArts.

Tutte in uno

Grazie al seguente video trovato su YouTube, ripercorriamo la storia di tutte le avventure grafiche di cui abbiamo parlato.

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