Uncharted: Drake's Fortune - la recensione

Naughty Dog ha finalmente deciso di farci vedere un po’ di quel potenziale nascosto di PlayStation 3 tanto pubblicizzato da Sony, e per farlo ha estratto dal cilindro un gioco che non dimenticheremo presto: Uncharted: Drake’s Fortune.

Nei panni di Nathan Drake, giovane e ambizioso cacciatore di tesori, dovremo metterci sulle tracce del suo illustre antenato esploratore Sir Francis Drake e trovare una misteriosa isola in mezzo al Pacifico dove, secondo la leggenda, sarebbe celato il tesoro più prezioso del mondo.

Naturalmente fra il dire e il fare c’è di mezzo – letteralmente – il mare, e per arrivare al lieto fine ne dovremo passare di tutti i colori. Andiamo a scoprire perché.

ALLA RICERCA DI EL DORADO

Uncharted è sostanzialmente una classica avventura in terza persona dotata di una minima componente esplorativa e abbondantemente condita da sezioni di combattimento, il tutto spruzzato da un paio di livelli alla guida di mezzi, prima come “cannoniere” su una jeep e poi come pilota su di un acquascooter.
L’avventura si svolge prevalentemente in Amazzonia lungo una ventina di capitoli che, sebbene non brillino per varietà di ambientazioni, sono tuttavia curatissimi e coerenti con lo sviluppo della trama.
Trama ancorata ai più classici dei cliché: l’eroe scanzonato alla ricerca di un tesoro che finisce in una storia più grande di lui, supportato dalla ragazza carina tutto pepe e cerca guai e dal vecchio amico filibustiere… insomma tutto secondo copione: gli sceneggiatori non hanno certo passato notti insonni.

U: DF cerca di ricalcare, riuscendo spesso nell’intento, le classiche scene cinematografiche in stile Indiana Jones: sovente le vicende che dovremo affrontare ricordano proprio i classici del grande schermo e risultano ancor più enfatizzate dalle deliziose (e frequentissime) scene di intermezzo che legano i vari momenti di gioco.

A ben vedere si può dire che la struttura del gioco si regga sul combattimento, per lo più a base di armi da fuoco ma sviluppato anche nel corpo a corpo tramite una serie di semplici ed appaganti combo.
Durante le sparatorie il giocatore sfrutta un sistema di coperture alla maniera di Gears of War (e Mass Effect, in parte): basta avvicinarsi ad un riparo e ci si aggancia automaticamente, per poi sporgersi quando si prende la mira.
Il tutto funziona abbastanza bene, pur senza la perfezione del gesto a cui ci ha abituato la KA di casa Microsoft, a causa soprattutto di qualche problemino di troppo con le collisioni nei muri di copertura.

A nostra disposizione un arsenale vastissimo: Drake potrà portare con sé un’arma a corto raggio, come una pistola, e una pesante, per esempio un fucile a pompa oppure un mitragliatore da guerra. Le sezioni esplorative sono appena accennate in quanto il gioco risulta molto lineare: persino i salti da compiere e gli appigli ai quali aggrapparsi sono molto ben indicati e lontani da quella difficoltà che era propria di Tomb Raider.


Fanno timida comparsa alcuni enigmi, mai troppo difficili e originali, ma comunque in grado di spezzare piacevolmente ed in maniera intelligente un ritmo altrimenti sempre molto elevato.
L’intelligenza dei nemici non brilla particolarmente ma, soprattutto a livelli di difficoltà elevati, il comportamento dei pirati è credibile: tentano aggiramenti, stanno coperti, si tengono a distanza se armati di fucili con ottica o ci caricano a testa bassa se dotati di fucili a pompa. Micidiali, tra l’altro, i loro chirurgici lanci di granate.

A tal proposito, come è ormai abitudine, anche in Uncharted: Drake’s Fortune è stato introdotto l’uso del Sixaxis. In questo caso particolare la cosa sembra francamente un po’ forzata, e riesce a daggiungere poco alla giocabilità: i sensori di movimento saranno infatti utilizzati solo per mantenere l’equilibrio in caso di passaggio su tronchi pericolanti o altre passerelle e per lanciare le granate.
Se nel primo caso basta inclinare a destra e sinistra il controller (pratica che comunque ha un’influenza relativa sul gioco), nel secondo abbiamo qualche problema e noia di troppo: nonostante un lancio preciso delle bombe sia praticamente vitale, almeno dal livello “difficile” in su, il sistema non funziona troppo bene e talvolta riserva brutte sorprese.

La longevità del titolo non è elevatissima: un giocatore abbastanza esperto a livello difficile non impiegherà più di una decina di ora a terminare la bella avventura, senza per altro trovare mai momenti in grado di metterlo in seria difficoltà.
Per cercare di ovviare al problema gli sviluppatori hanno pensato di introdurre un sistema di obiettivi che ricorda molto gli achievement di boxara memoria: abbiamo infatti la possibilità di sbloccare fino a 1000 punti tramite la scoperta di tesori (50) sadicamente nascosti qua e là per i livelli, oppure eseguendo un certo numero di colpi alla testa piuttosto che abbattendo nemici con una certa arma.
Insomma più punti si conseguono, più extra si sbloccano: questo permette di rigiocare l’avventura con bonus attivi, con altri personaggi, nuove skin, diverse opzioni visive o anche sbloccare una ricca galleria di filmati, dietro le quinte e interviste ai programmatori.

GRAFICA E SONORO

Tecnicamente il titolo è probabilmente quanto di meglio si sia mai visto su PS3.
Ad impressionare è la maestria tecnica con la quale è stata creata una foresta amazzonica assolutamente credibile, ricca di particolari, fogliame, antiche rovine e colorata in maniera calda e avvolgente.
Il tutto è ricoperto da texture perfette, mai troppo ripetitive, altamente credibili e armoniosamente integrate nel contesto: ammirare le decorazioni di alcuni vecchi palazzi in rovina lascerà letteralmente a bocca aperta.

Il merito va al sapiente uso degli shader, mai invadenti, che rendono alla perfezione umidità delle rocce, viscido del muschio e , capolavoro di bellezza, vestiti di Drake e compagni che si bagnano e si asciugano realisticamente al minimo contatto con l’acqua.
Acqua di cui in Naughty Dog devono essere ben fieri, visto quanto è bella e quante volte compare nel gioco, sia come semplice coreografia che come protagonista in un livello che ci porterà a risalire il fiume in acquascooter: tecnicamente da applauso a scena aperta.
Impossibile esimersi dal citare un utilizzo sempre ottimo dell’illuminazione: non mancano scene con massiccio uso di HDR e in generale ambienti perfettamente illuminati ed ombreggiati.

Anche sulle animazioni il lavoro è stato tanto, e si vede. Tutti i salti , le capriole, il modo in cui Drake si arrampica, perde l’equilibrio o si mette in copertura sono realizzati con cura e convincono, sebbene un certo Altair ci abbia fatto vedere ancora di meglio.

Ennesima nota di merito all’audio, che è semplicemente allo stato dell’arte: oltre a supportare tutti i tipi di codifiche surround, è vario, immersivo e corposo. Il doppiaggio è interamente in italiano e non lascia assolutamente rimpiangere la controparte in inglese.


COMMENTO FINALE

Uncharted: Drake’s Fortune riesce dove progetti più ambiziosi avevano fallito: diverte in modo genuino.
Durante l’avventura i giocatori più smaliziati non mancheranno di trovare “citazioni” dei più riusciti esponenti del genere, tuttavia il lavoro è svolto con capacità e mestiere, riuscendo a cogliere solo il meglio dalla concorrenza.

Stiamo parlando di un titolo assolutamente riuscito, che sa prendere ispirazione da molti suoi colleghi che lo hanno preceduto ma riesce a riproporre il tutto in maniera fresca e godibile senza mai cadere nella banale scopiazzatura.
Grazie a questo e ad uno spettacolare comparto tecnico e artistico, la fatica dei Naughty Dog va caldamente e decisamente consigliata a tutti i possessori di PlayStation 3: speriamo che d’ora in poi il livello dei titoli sia pari a questa piccola perla.

Per finire, alcune immagini evocative.




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