Atari 2600: come ne parlavano i giornalisti dell'epoca?

Atari 2600: come ne parlavano i giornalisti dell'epoca? Testimonianze che arrivano direttamente da un tempo ormai lontanissimo, ma sempre affascinante.
Atari 2600: come ne parlavano i giornalisti dell'epoca? Testimonianze che arrivano direttamente da un tempo ormai lontanissimo, ma sempre affascinante.

In un momento dove tutti sono interessati a carpire anche il più insignificante dettaglio su quelle che saranno le console di nuova generazione, i ragazzi di Kotaku si sono divertiti a fare un salto nel passato e guardare le cose da una prospettiva decisamente diversa da quella attuale: come parlavano di Atari 2600 le riviste e i giornalisti dell’epoca, quando ancora i videogiochi erano praticamente in fasce?

I giornalisti si ritrovarono alle prese con tecnologie che per il tempo erano veramente innovative, e che avrebbero segnato l’inizio di una storia che dura fino ai giorni nostri. Ad esempio Ellen Roseman, che scriveva sul The Globe e su Mail Canada, il 26 novembre 1977 spiegava:

«Il cuore dei videogiochi programmabili è un microprocessore, un dispositivo di controllo a funzioni logiche simile, ma un po’ più grande e molto più flessibile, ai circuiti che attivano i singoli giochi da TV. [Il microprocessore] fornisce il potenziale per una varietà di giochi praticamente illimitata»

Oppure Jim Morrice, che il 28 aprile 1978, e in una giornata di particolare pessimismo, scriveva sul prestigioso Washington Post:

«Vi garantiamo che non vi stancherete di questo gioco per almeno i prossimi sette anni»

E ancora, Miguel Villasenor direttamente da Associated Press, il 16 marzo del 1982:

«È sicuramente meglio che spendere quarti di dollaro in continuazione sui coin-op»

E infine una testimonianza di un 17 dell’epoca, Brian Allen, che intervistato su Associated Press dichiarò:

«Comprerei Atari 2600 e tutti gli accessori anche solo per avere la cartuccia di Pac-Man. Risparmierei un sacco di soldi perché spendo fino a 12 dollari al giorno per giocare in sala giochi»

Insomma, una piccola raccolta di testimonianze provenienti direttamente da un’epoca che ormai ci sembra lontana anni luce, considerando che i lettori più giovani non solo potrebbero non sapere cos’è un Atari 2600, ma addirittura potrebbero non aver mai visto una vera e propria sala giochi (ormai praticamente estinte, ma presenti ovunque fino alla fine degli anni ’90).

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