Metal Gear Solid 4: la recensione

Metal Gear Solid 4: la recensione

Quel mattacchione di Hideo Kojima si diverte a saltare da un estremo all’altro, e dopo Metal Gear Solid 3: Snake Eater, prequel dell’intera saga Metal Gear nata nel lontano 1987, passa direttamente al gran finale con Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots, ultimo capitolo da lui diretto (salvo ripensamenti) e sicuramente ultimo a veder protagonista il nostro caro Solid Snake.

Sviluppato attorno al motto “No Place to Hide” (nessun posto per nascondersi), Metal Gear Solid 4 conserva tutti gli elementi caratteristici dei predecessori introducendo una buona dose di novità e facendo tutti gli aggiustamenti del caso, con meccaniche di gioco che si alternano armoniosamente fra lo sparatutto e lo stealth.

Andiamoci dunque ad immergere in questo titolo dalle pretese immense, certi che quando sarà tutto finito sentiremo un fastidioso, fastidiosissimo senso di vuoto…

LA GUERRA E’ CAMBIATA

Nel gioco controlliamo un Solid Snake invecchiato e stanco, costretto a lottare contro sé stesso prima ancora che contro il nemico. Un misterioso invecchiamento precoce l’ha colpito, e pur rimanendo nell’animo l’eccezionale soldato di un tempo, il suo corpo manifesta sempre più segni di decadimento. Siamo nel 2014, nove anni dopo l’incidente di Shadow Moses (MGS) e sette dopo l’avventura di Big Shell (MGS2). Snake viene nuovamente reclutato dal colonnello Roy Campbell per contrastare le mire di Liquid Ocelot, ovverosia Revolver Ocelot controllato dalla psiche del defunto Liquid Snake. Ocelot intende sovvertire il sistema dei Patriots e controllare direttamente le migliaia di soldati nel cui corpo sono state iniettate le nuove nanomacchine, composti bio-meccanici che garantiscono maggiori prestazioni sul campo di battaglia, nonché un’ubbidienza incondizionata.


Al fianco di Snake ritroveremo tutti gli amici che l’hanno accompagnato nelle missioni precedenti, a partire dal fidato Otacon fino ad arrivare a Mei Ling, passando per Meryl, la dottoressa Naomi Hunter, Rosemary e Raiden, diventato ora un cyborg.

Colmo di citazioni, richiami e omaggi a tutti i capitoli precedenti, Metal Gear Solid 4 chiude il cerchio dell’intera saga, e dà risposta a tutti i numerosi quesiti lasciati in sospeso, con una narrazione che scioglie o almeno prova a sciogliere tutti i nodi dell’intricatissima trama uscita dall’immaginazione di Hideo Kojima.

SNAKE VECCHIO FA BUON BRODO

Come in passato è rimasta intatta la natura action/stealth del titolo, che nella maggior parte delle situazioni permette al giocatore di scegliere un approccio totalmente di basso profilo, uno spericolato “alla Rambo” oppure sperimentare varie sfumature intermedie che si possono creare mescolando i due stili precedenti.

La prima cosa che si nota nei segmenti espressamente votati all’azione, è che la natura “sparatutto” di Metal Gear è più accentuata che mai, tanto che per alcuni frangenti di gioco (come sul finire del primo atto) sembra quasi di giocare un Gears of War o un qualsiasi altro sparatutto “puro”. A testimonianza del nuovo approccio appena descritto arrivano le numerosissime armi ora a disposizione di Snake (quasi 70 in totale) e l’inedita facilità di ottenere sia le stesse armi che le munizioni: mentre in passato ci si doveva affidare solo a quelle trovate sul campo di battaglia, stavolta si possono acquistare direttamente via Codec al negozio di Drebin, carismatico trafficante d’armi che incontreremo durante il primo atto. A questi numerosi spezzoni adrenalinici fa però da contraltare un lungo segmento del terzo atto in cui Snake si improvviserà vera e propria spia, con l’unico obiettivo di pedinare e non farsi scoprire.


Negli scenari di guerriglia urbana si sente tutto il peso del concetto “No place to hide”, infatti come mai finora nella serie si ha la sensazione di essere allo scoperto, indifesi, circondati, con la necessità immediata di trovare un riparo o allontanarsi il più possibile da quell’inferno.

Fra le altre novità troviamo la tuta OctoCamo, capace di cambiare mimetizzazione in tempo reale, e il Metal Gear Mark II, un piccolo robot controllato in remoto da Otacon che all’occorrenza può essere utilizzato direttamente dal giocatore per fasi di esplorazione e avanscoperta. Vitale anche lo Snake Eye, dispositivo che permette scansione radar con individuazione istantanea dei nemici, binocolo e visione notturna.

Le scene di intermezzo sono nel classico stile Kojima: lunghissime. La novità è che sembrano sceneggiate in modo sensibilmente migliore rispetto al passato, e mentre negli scorsi capitoli poteva capitare che la passione venisse sopraffatta dalla noia, questa volta fare lo spettatore è più avvincente: capita addirittura di ritrovarsi piegati in avanti verso la TV, come per focalizzare al massimo l’attenzione su alcune scene. Il gioco è inoltre meno spezzettato, e quasi sempre le sessioni d’azione sono ben bilanciate con i momenti passivi, anche grazie ad un ridotto utilizzo delle comunicazioni via codec.

Menzione di merito per i boss, che nel puro stile Metal Gear propongono combattimenti originali e di una particolare raffinatezza di design. Il semplice schema “spara a ciò che si muove” non è gradito a Kojima, che cerca sempre di rendere unico ognuno dei suoi “cattivoni”. E pur non arrivando sempre ai livelli visti in passato, ad esempio con The End in Metal Gear Solid 3: Snake Eater, anche stavolta tanto di cappello.


Dal punto di vista della sfida offerta, c’è da segnalare un completo adeguamento agli standard odierni: a livello normale il gioco è abbastanza facile, ma per fortuna sono presenti ben tre livelli più ostici, due dei quali abilitati solo dopo aver finito una volta il gioco. La cosa che dà veramente fastidio è però l’intelligenza artificiale dei nemici, che soprattutto nelle modalità più facili è quasi imbarazzante. Una vera e propria nota stonata in un contesto generale sublime.

Scegliendo subito un livello di difficoltà adeguato e affrontando le missioni con una buona percentuale di stealth, in Metal Gear Solid 4 si può avere una longevità molto sopra la media: personalmente ho impiegato 27 ore a completare il gioco la prima volta. Poi, naturalmente, si può giocare e rigiocare ancora per sbloccare un numero infinito di gadget e contenuti aggiuntivi.

METAL GEAR ONLINE

Metal Gear Online è la modalità online di Metal Gear Solid 4, che permette a 16 giocatori di sfidarsi in battaglie a squadre che incoraggiano particolarmente la cooperazione e l’azione stealth.

Purtroppo Metal Gear Online ha il blocco territoriale, e giocatori di regioni differenti (ad Es. America e Giappone, o Italia e America) non possono frequentare le stesse partite.

Per saperne di più consultate i nostri precedenti articoli.

GRAFICA E SONORO

Dal punto di vista grafico, Metal Gear Solid 4 fa bella figura sia sul piano tecnico che su quello artistico. Parlando di mera tecnica forse non siamo davanti al più bel gioco della storia in assoluto, ma i modelli 3D dei personaggi sono ottimamente realizzati e animati, e le ambientazioni sfoggiano spesso livelli di dettaglio invidiabili. Magistrali anche regia e taglio cinematografico, che contribuiscono a rendere Metal Gear Solid 4 una vera e propria “opera videoludica interattiva”, e non un semplice videogioco. Il difetto più macroscopico del comparto grafico sono alcune texture, talmente poco definite e sfocate che sembrano venire direttamente da una PlayStation 2. Ma per stavolta possiamo anche chiudere un occhio, no?

La colonna sonora, affidata nuovamente al compositore hollywoodiano Harry Gregson-Williams, tiene testa a quanto ascoltato in passato. Il doppiaggio originale è straordinario come al solito, con un David Hayter in forma smagliante e l’intero cast che oltre a svolgere un ottimo lavoro si presta scherzosamente a comparire nei bizzarri filmati che si possono vedere iniziando una nuova partita.

Metal Gear Solid 4

COMMENTO FINALE

Chi non ha mai digerito la saga difficilmente cambierà idea con Metal Gear Solid 4, ma chiunque altro stesse cercando un motivo valido per comprare una PlayStation 3, ecco, adesso lo ha.

Il fan di vecchio stampo è diviso fra due sentimenti: libidine e tristezza. Libidine perché Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots è superlativo, un assoluto must da comprare, giocare più volte e custodire nel tempo. Tristezza perché, come già accennato, si tratta dell’ultimo della serie, e un senso di malinconia precoce monta gradualmente man mano che si va avanti nell’avventura.

Metal Gear Solid 4 è come la persona di cui si è innamorati: tutti i suoi difetti passano in secondo piano, e nel rapimento dei sentimenti diventano ininfluenti. E’ il modo migliore per concludere una saga leggendaria e, con un pizzico di amarezza, salutare per sempre un vecchio amico che, con tutta probabilità, non rivedremo più.

Metal Gear Solid 4
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