RAGE: la recensione

RAGE: Gamesblog.it recensisce per voi l'atteso sparatutto di id Software
RAGE: Gamesblog.it recensisce per voi l'atteso sparatutto di id Software

L’Apocalisse, si sa, oltre che ad essere fonte di grande ispirazione per generazioni di registi e scrittori è un tema che da sempre va a braccetto con i videogiochi: declinata in mille modi diversi per assumere forme narrative e squisitamente ludiche estremamente eterogenee, dal primo capitolo della saga di Fallout alla moderna serie di Darksiders la cara, vecchia “fine del mondo” di biblica memoria ha alimentato per decenni l’industria dell’intrattenimento, digitale e non.

RAGE, naturalmente, rientra di diritto in questa speciale categoria: con le sue pittoresche ambientazioni a metà strada tra il cyberpunk e il western, l’ultima fatica di id Software si è ritagliata in questi anni uno spazio sempre più grande nel cuore e nella mente degli appassionati che, ansiosi di riabbracciare John Carmack e i suoi esperti sviluppatori a più di sei anni dall’uscita di DOOM 3, hanno guardato con estremo interesse all’intrigante commistione tra gli sparatutto in prima persona, i racing game e i giochi di ruolo rappresentata da questa loro ultima fatica.

Realizzato in collaborazione con Bethesda, RAGE è sembrato da subito uno di quei pochi e rari progetti in grado di rompere gli schemi precostituiti e di offrire, cosi facendo, un’esperienza di gioco unica nel suo genere: mai come in questo caso, quindi, vale la pena soffermarsi ad analizzare nel dettaglio tutti gli aspetti principali dell’opera per scoprire se le grandi speranze dei fans siano state o meno disattese.

ALLA SCOPERTA DEL NUOVO MONDO

L’inizio di RAGE coincide con la fine della moderna civilizzazione: il delizioso filmato introduttivo in computer grafica della campagna principale ci proietta infatti nell’agosto del 2029 per mostrarci l’arrivo dell’asteroide Apophis sulla Terra e il cataclisma globale conseguente all’impatto con questa gigantesca montagna di roccia vagante per il sistema solare. Sempre da questo video apprendiamo che negli anni immediatamente precedenti all’inevitabile collisione con Apophis, le nazioni più progredite del globo, consapevoli del triste destino cui sarebbero andate incontro per quella data, decisero di avviare un mastodontico progetto volto a salvaguardare la specie umana attraverso la costruzione nel sottosuolo di Arche ipertecnologiche in grado di dare rifugio a un numero estremamente ridotto di uomini e donne all’interno di capsule criogeniche studiate per resistere a lungo. Molto a lungo.

Passano infatti la bellezza di 109 anni e in una di queste Arche, per dei problemi relativi ai danni causati nel tempo dall’ossidazione e dalla sabbia alla strumentazione di sicurezza delle capsule, il nostro ignaro protagonista riesce a svegliarsi dal letargo e scopre di essere l’unico sopravvissuto della sua struttura: guadagnata l’uscita dopo aver familiarizzato con il sistema di chip nanotecnologici innestatigli dagli scienziati per consentirgli un “sonno sicuro”, l’eroe senza nome che dovremo interpretare per tutta la durata del gioco supera lo shock iniziale dovuto alla vista della distruzione causata da Apophis ed entra immediatamente in contatto con un pacifico sopravvissuto locale che, naturalmente, si offre di aiutarlo in cambio di una serie di “lavoretti” ad alto rischio.

L’incontro tra il protagonista e il suo primo “amico del futuro” sintetizza sia nel bene che nel male l’asciutto sistema di dialoghi escogitato dagli autori di id Software per strutturare la trama: se da un lato, infatti, questo stratagemma narrativo va dritto al sodo e ci consente di passare da una missione all’altra senza intermezzi di sorta, dall’altro lato l’assoluta mancanza di dialoghi a risposta multipla semplifica il ruolo dei personaggi non giocanti senza permetterci di “entrare nella parte” nonostante la loro peculiare caratterizzazione estetica.

Come in qualsiasi altro sparatutto in prima persona, quindi, con RAGE gli id Software abbozzano un blando canovaccio narrativo solo ed esclusivamente per giustificare le azioni che saremo chiamati a compiere di volta in volta all’interno del caotico e multisfaccettato mondo di gioco creato dagli sviluppatori di John Carmack.

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MAD MAX INCONTRA TEX WILLER

Il gameplay di RAGE è equamente diviso in tre distinte parti strettamente intrecciate le une alle altre per plasmare compiutamente l’esperienza di gioco della campagna principale: al vertice di questo triangolo immaginario troviamo, com’è normale che sia, le sessioni sparatutto, con le fasi esplorative e le corse con i dune buggy a formarne la base e l’altezza.

Quasi tutto, all’interno del mondo di gioco di RAGE, verte attorno alla componente FPS: qualsiasi missione affibbiataci dai personaggi non giocanti spinge il nostro impavido sopravvissuto a combattere frontalmente orde di mutanti, reietti e soldati ipercorazzati, e non ci sono, perciò, compiti “intermedi” da portare a termine (ad esempio come le missioni di salvataggio, di infiltrazione silenziosa o di recupero di oggetti). Maestri indiscussi del genere, gli id Software approfittano della collaborazione con Bethesda per dare corpo e sostanza alle fasi sparatutto implementando elementi presi di peso dai giochi di ruolo “alla Fallout”, su tutti il sistema dinamico di gestione dei potenziamenti e dei proiettili tramite un doppio menù richiamabile ingame per selezionare “pozioni curative”, oggetti di varia natura (come i robot semoventi, le granate o i letali Wingstick) e pallottole speciali.

Tra munizioni e tipologie di armi, le possibili combinazioni effettuabili dall’utente sono pressoché infinite ed enfatizzano gli scontri a fuoco con dei nemici dall’intelligenza artificiale estremamente raffinata che, per giunta, si dimostrano maggiormente vulnerabili solo a determinate tipologie di armi e reagiscono alla nostra presenza seguendo schemi variabili che li portano a utilizzare a proprio vantaggio l’ambiente circostante e tutta una serie di attacchi di soprassalto e di schivate fulminee. Non tutto, però, va come dovrebbe: anche ai livelli di difficoltà più elevati, infatti, la “potenza d’impatto” di determinate armi e munizioni risulta essere spropositatamente elevato, come ad esempio nel caso degli stessi “boomerang” Wingstick e, soprattutto, della pistola equipaggiata con mezzo binocolo e pallottole Fat Mammas. Molto, in tal senso, si sarebbe potuto fare per smussare gli angoli di una giocabilità altrimenti impeccabile.

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La preponderanza della componente sparatutto sulle altre è confermata anche dalla natura stessa delle fasi esplorative: la Zona Devastata, più che un luogo selvaggio da conquistare per scoprire potenziali aree nascoste, è in realtà un oceano di sabbia che unisce da punto a punto i vari “dungeon” della campagna principale come fossero le stazioni di una linea ferroviaria che non ammette fermate intermedie. Gran parte del divertimento “accessorio” è garantito piuttosto dagli svaghi rintracciabili nei pochi e sparuti insediamenti umani che potremo visitare proseguendo nell’avventura, all’interno dei quali si avrà accesso a qualche mini-gioco e, soprattutto, alla bacheca delle gare su dune buggy: divise per difficoltà, le gare offrono un’esperienza di gioco parallela alla trama ma assolutamente necessaria per permettere al protagonista principale di guadagnare punti spendibili in corazze e potenziamenti per la propria auto, elementi imprescindibili che lo aiuteranno, una volta ripreso il singleplayer, a fronteggiare le bande di criminali erranti per la mappa.

A prescindere dal caos e dalla perenne precarietà della Zona Devastata, quindi, l’impianto di gioco di RAGE segue una logica tutta sua che si ripete nel tempo e produce ciclicamente gli stessi identici risultati a prescindere dalle ore accumulate e dall’area visitata: per tutta la durata dell’avventura (la cui longevità varia dalle 12 alle 20 ore in base al livello di difficoltà scelto), il nostro eroe non ha alcun motivo concreto per girovagare liberamente per la mappa ma si vede costretto a seguire i binari della trama principale riuscendo ad allontanarsene solo in casi sporadici come, appunto, i mini-giochi e le gare con i dune buggy. La straordinaria bontà delle fasi FPS, però, giustifica tutto e rende meno amara l’assenza di slanci ruolistici marcati e, quindi, di quegli elementi di innovazione pura che troppo spesso sono stati sbandierati in questi anni dagli id Software prima di rivedere, a suon di ritardi e di modifiche al codice originario (dettate sostanzialmente dalla necessità di portare il titolo su console), i loro piani eccessivamente ambiziosi.

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MULTIPLAYER

In Rete, RAGE ripropone sostanzialmente gli elementi che contraddistinguono la campagna singleplayer, apportando ad essa delle piccole ma sostanziali modifiche all’impianto di gioco per offrire modalità “quasi” inedite legate sia alle sessioni da sparatutto in prima persona che alle gare motorizzate.

Nel caso del multiplayer cooperativo, ad esempio, viene ripresa la filosofia degli scontri “Mutant Bash TV” per catapultare i giocatori in frenetici scontri con nugoli di criminali, di robot e di mutanti all’interno di un ambiente chiuso (ricreato sulla base di uno dei tanti dungeon dell’avventura principale): in questo caso, naturalmente, vince chi ottiene il maggior punteggio di uccisioni.

Diametralmente opposto alla cooperativa, ma comunque ugualmente divertente, è invece il modulo delle gare con i dune buggy a cui gli id Software affidano la totalità delle opzioni competitive propriamente dette: qui, infatti, troviamo gli scontri “Carneficina” (i cari, vecchi, deathmatch tutti contro tutti), le corse a tappe all’interno di circuiti di fortuna disegnati per l’occasione e le gare “Serie di Meteore”, con un sistema di punteggio correlato alla conquista di determinati pezzi di meteorite piovuti dal cielo a ritmo continuo. Nulla di trascendentale né tantomeno di innovativo, quindi, ma solo un ottimo viatico tra una missione e l’altra della campagna in singolo

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GRAFICA E SONORO

Anche per quanto riguarda gli aspetti propriamente tecnici, RAGE soffre dello stesso saliscendi qualitativo che ha macchiato la trama e la struttura di gioco. Se, infatti, dal punto di vista squisitamente estetico il lavoro degli artisti di id Software rasenta la perfezione e colloca il titolo nell’Olimpo dei videogiochi più belli mai creati sino ad oggi, graficamente parlando l’id Tech 5 risulta essere ancora prematuro sia su PC (con delle incongruenze più o meno evidenti nei driver delle schede AMD) che su console (con dei caricamenti estenuanti delle varie aree della mappa e un diffuso fenomeno di pop-in delle texture).

La natura multiformato del progetto pregiudica purtroppo anche il sistema di collisioni e la fisica delle animazioni dei nemici, producendosi per giunta in texture non particolarmente definite (specie se viste a distanza ravvicinata) e in ambienti statici con uno striminzito numero di elementi distruttibili. In futuro, le qualità del rivoluzionario sistema delle MegaTexture e di tutti gli altri elementi caratteristici dell’id Tech 5 affioreranno in tutta la loro bellezza, ma per il momento (leggasi: “finché non usciranno le nuove console”) l’avveniristico engine grafico scritto dai programmatori di John Carmack sembra essere più un ostacolo che un’opportunità.

Per ciò che riguarda l’audio, invece, la quasi totale assenza di una colonna sonora viene sublimata magnificamente da una ricchissima serie di campionamenti inerenti l’utilizzo delle varie armi, i rumori provenienti dalla Zona Devastata, i grugniti dei mutanti e di tutti gli altri suoni ambientali percepibili nei vari villaggi.

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VERSIONE PC

Due parole veloci sulla versione PC. In un sistema con i5 2500K e ATI Radeon HD 6870 e 8GB di DDR3 il gioco riesce a girare a 1920×1200 con Antialiasing 2X e tutto il resto delle impostazioni al massimo non calando quasi mai sotto i 60 fotogrammi al secondo. Questo con gli ultimi driver ufficiali AMD. Le prestazioni e lo streaming delle texture vanno ancora meglio con i Performance Driver realizzati da AMD appositamente per RAGE, ma in questo caso abbiamo riscontrato crash di molte altre applicazioni – da Photoshop CS5 a Minecraft – che ci hanno costretto a tornare ai driver canonici. Inutile dire che con questa configurazione la grafica su PC, seppur rimanga piuttosto altalenante, è nettamente superiore alle controparti su console. Anche i caricamenti ne giovano moltissimo, risultando quasi inesistenti con un normale hard disk SATA da 7200rpm.

COMMENTO FINALE

A grandi speranze, molto spesso, corrispondono grandi disillusioni: RAGE riesce certamente nell’intento di divertire l’utente con una struttura di gioco profonda e variegata, ma non riesce comunque a sganciarsi dalla massa degli sparatutto concorrenti né per originalità, né tantomeno per unicità. L’esperienza di gioco della nuova creatura di id Software è una solida commistione tra generi videoludicamente distanti, eppure la somma delle fasi esplorative, delle sessioni di guida e delle sparatorie in prima persona offre un totale qualitativamente e quantitativamente inferiore alle attese nutrite dagli appassionati, soprattutto per colpa di un canovaccio narrativo troppo lineare e sfilacciato.

Alla bellezza estraniante del comparto artistico, oltretutto, fa da contraltare un motore di gioco con troppi “peccati di gioventù” manifestati da eccessive sbavature tecniche (come per i driver della versione PC e il ritardo nel caricamento delle texture della duplice versione per PS3 e X360) o da mancanze più o meno lampanti (come la scarsa interazione con gli ambienti o come le collisioni imperfette).

Che derivino dalle inaccuratezze dei ragazzi di John Carmack o dalle smodate ambizioni iniziali, le problematiche che affliggono RAGE in ogni suo aspetto non minano però la bontà delle fasi di gioco vere e proprie che, complice l’esperienza di id Software nel campo degli sparatutto in prima persona, risultano essere dannatamente appaganti e coinvolgenti tanto nella campagna principale quanto nel multiplayer competitivo e cooperativo. E questo, a prescindere dall’altalena dei giudizi e dei conseguenti voti della stampa di settore, è un elemento che non bisogna assolutamente sottovalutare.

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Cosa ci piace
Cosa non ci piace
  • Artisticamente eccelso
  • Gameplay estremamente adrenalinico
  • Singleplayer vario e longevo
  • Qualche problema grafico di troppo
  • Trama sfilacciata e senza mordente
  • Multiplayer relativamente poco curato

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