FIFA 12: la recensione

Gamesblog recensisce per voi FIFA 12: uno dei due titoli calcistici più attesi dell'anno
Gamesblog recensisce per voi FIFA 12: uno dei due titoli calcistici più attesi dell'anno

Oramai è un classico: per noi videogiocatori, nonché amanti del gioco del calcio, la stagione non ha inizio se non si consumano quei consolidati appuntamenti autunnali, ossia le uscita di PES e di FIFA. Due modi di vedere questo sport pad alla mano, due approcci totalmente diversi alla materia, che hanno diviso critica e pubblico soprattutto negli ultimi anni. Anni in cui, per la prima volta dopo almeno un decennio, l’indiscussa supremazia del titolo targato Konami è stata seriamente messa in discussione. Anzi, osiamo di più: è stata letteralmente spazzata via.

Non rileva, ai fini della nostra considerazione, che ancora tanta, ma davvero tanta gente, continui a preferire PES al titolo EA Sports. Le motivazioni, oltre che valide, andrebbero vagliate ed esposte con una dovizia di particolari che sfiorerebbe la divulgazione scientifica. Ma il calcio, si sa, è fatto di sensazioni, emozioni, sussulti. Stesso dicasi per un titolo di pallone, che riporta in piccolo “gioie e dolori” di ogni appassionato che vive anche di risultati alla domenica di campionato o al mercoledì di coppa (un tempo si diceva così, quando non si giocava così tanto).

Cosa aspettarsi, dunque, da una nuova iterazione che cade puntualmente ogni dodici mesi? Oggi, ad aggiungere un bel po’ di pepe all’attesa, c’è questo tremendo confronto che sistematicamente si ripropone. Quale dei due titoli avrà fatto un passo in avanti o uno indietro quest’anno? Tutte domande lecite, a cui però cercheremo di dare solo una parziale risposta. Parziale anzitutto perché in questa sede prenderemo in esame solo uno dei due titoli in questione; FIFA 12, per l’appunto. E poi perché, come spesso accade, certi giochi danno il meglio (o il peggio) di sé alla lunga.

L’ABITO FA IL MONACO

Come scopriremo più avanti nella nostra disamina, la vera innovazione di FIFA 12 sta nel cuore e non nella scorza. Posto che quest’ultima non è mai da sottovalutare, considerato che intendiamo tutte quelle possibilità che il gioco offre in termini di modalità. Non molte, seppur interessanti, le novità in tal senso. EA Sports ha già dovuto confrontarsi gli scorsi anni con questo aspetto, riuscendo via via a cavare dalla propria ricerca trovate piuttosto accattivanti.

Abbiamo già imparato a conoscere modalità come l’Ultimate Team, a conti fatti reale antagonista della ben più rodata e consolidata Master League di “pessiana” memoria. Con l’integrazione dell’elemento ruolistico, apportato mediante l’utilizzo di carte apposite, questa possibilità aggiuntiva ha già riscosso parecchio consenso nell’immediato passato, anche se non tutti l’hanno trovata incisiva quanto la buon vecchia Master. Illustrarne il funzionamento ci sembra superfluo ancorché inopportuno, visto che, trattandosi di una “vecchia conoscenza”, rischieremmo di distogliere lo sguardo da ciò che merita un attimo più d’attenzione.

Dovendo menzionare una delle introduzioni che più ci hanno colpito, non possiamo certamente esimerci dalla possibilità di impostare un vero e proprio torneo con i nostri amici online. Come penso avrete già capito, stiamo cercando di essere poco schematici, non limitandoci alla trita e ritrita separazione tra online e offline. Ciò sarebbe indispensabile, forse, per altre tipologie di gioco. Oramai, però, le due anime si fondono così efficacemente che non è male esaminarle facendole camminare a braccetto. Tornando al torneo tra amici, questa “modalità nella modalità” ci permette di sfidare un nostro amico conducendo un mini-torneo al meglio delle dieci partite. A nostro parere, un escamotage che dà maggior senso alle semplici amichevoli, oltre a tirar fuori quel briciolo di agonismo che non guasta. Senza contare la possibilità, per alcuni impagabile, di sbeffeggiare l’amico perdente per via dello storico interno che registra i risultati, gli andamenti ed il palmarès dei vari tornei.

Chiaramente non mancano tutte le altre offerte che hanno contraddistinto questa serie in passato, anche in quello più recente. La Carriera, più anziana fra tutte, ci dà l’opportunità di scegliere una nostra squadra e portarla in auge, sia che si tratti di una tra le più blasonate nel palcoscenico mondiale, o semplicemente uno di quei club di categorie minori, la cui massima aspirazione è la promozione in una categoria superiore… poi chissà.

Al solito, qualora agognassimo la gloria individuale, non dobbiamo far altro che creare da zero il giocatore a noi più congeniale, dargli un nome e gettarlo nella mischia. La profondità di questa opzione pensiamo sia nota a tutti gli assidui degli ultimi due FIFA, visto che la crescita del proprio giocatore risulta ancora una volta funzionale non soltanto a dei semplici tornei in singolo (modalità Professionista), bensì anche alla prospettiva di entrare in un Club online con altri amici. In questo caso basterà fondare una nuova società, far entrare chi più ci aggrada e sfidare il mondo.

Nota a margine, ma neanche tanto, va alle sfide che vengono aggiornate in continuazione. Attraverso l’apposita sezione, abbiamo l’occasione di portare a termine dei compiti più o meno difficili che la EA Sports ci affiderà di volta in volta. Qualcosa del genere lo ricordiamo in Mondiali FIFA 2006, giusto per fare un esempio, anche se, in tutta onestà, il primo titolo che ci è venuto in mente è stato International Superstar Soccer Pro Deluxe su Super Nintendo. Altri tempi, e la citazione non è stato altro che un pretesto per rievocarli.

Sempre in tema di nuove introduzioni, sappiate che adesso, qualora fosse vostra abitudine giocare mentre siete connessi alla rete, tutti i vostri amici saranno al corrente dei vostri progressi. I vostri risultati, ciò che combinate, tutto sarà registrato e riportato a beneficio di coloro che vi hanno nelle rispettive liste amici. Se riuscite nell’impresa di perdere 8-1 contro un emerito sconosciuto, solo perché più avanti di voi nell’aver sviluppato la propria squadra nell’Ultimate Team, non ci sarà modo di bluffare: gli altri lo sapranno.


IL MIGLIOR ATTACCO E’ LA DIFESA

Ora sì che la cosa si fa seria! Sì perché è adesso che ci tocca prendere in esame quella che, probabilmente, rappresenta la novità più consistente di FIFA 12. Non è un caso se già nella demo ci viene chiesto di sottoporci ad un tutorial che ci spiega il funzionamento di tale implementazione. Stiamo parlando della cosiddetta “difesa tattica“. A dispetto di quanto si possa supporre, trattasi di uno strumento tattico che incide notevolmente su tutta la fase difensiva senza palla. In altre parole, tutta questa fase è stata completamente rivista, seppur ancorata al vecchio schema.

Ricordate quando filtrò più o meno tra le righe che finalmente sarebbe stato possibile effettuare un dribblig ai danni del diretto avversario senza ricorrere ad astruse combinazioni con l’analogico destro? Ebbene, tutto ciò è pura verità. Quest’anno si può. Tuttavia bisogna chiedersi perché questo sia possibile. La risposta va essenzialmente ricercata nel nuovo modo che ci viene proposto per difenderci quando la squadra avversaria è in possesso di palla. Non sarà più sufficiente cercare di anticipare le mosse del nostro rivale (CPU o persona) e sbattergli addosso. Adesso tempismo e piazzamento sono fondamentali.

Non entriamo nel merito dei tasti, visto che ognuno di noi utilizza una propria tipologia di controlli – classica, alternativa, etc. Sappiate però che adesso sarà indispensabile dosare ognuno dei momenti basilari nel subire un’azione, che si tratti del raddoppio, della disposizione in campo oppure del contenimento. In tal senso l’Impact Engine risponde in maniera superba in molte occasioni, mentre in altre corre il rischio di suscitare le ire del giocatore. Quest’ultima considerazione risulta tanto più vera quanto più il gioco diventa confusionario. Facciamo un esempio pratico. La CPU è talmente ordinata che, sia quando si tratta di offendere che di difendere, le sbavature sono pressoché inesistenti. Nessun giocatore che tira dritto con il tasto della corsa premuto a tavoletta, o che manca clamorosamente l’intervento sulla palla mentre l’avversario se n’è già andato di gran carriera. E’ evidente che in fattispecie simili sia molto difficile incorrere in situazioni irritanti come quelle sopra accennate. E’ giocando contro un avversario in carne e ossa che certi rimpalli e certi scontri ledono l’oggettiva bontà di taluni frangenti. Determinati gol, contropiede, rilanci e quant’altro risultano talmente rocamboleschi alle volte, che se riproposti a velocità accelerata e in bianco e nero sembrerebbero rievocare quei film dei primissimi anni del ‘900.

Per quanto ci riguarda, non faremmo pendere più di tanto l’ago della bilancia in negativo in relazione a questo singolo aspetto, anche perché FIFA 12 ha così tanto da offrire da non tollerare che qualche comprensibile magagna mini il risultato complessivo. E questo lo diciamo anche perché ci accingiamo a discutere su almeno un altro aspetto che potrebbe non convincere. Il condizionale è d’obbligo, dato che la percezione di certe considerazioni varia a seconda del soggetto. In poche parole, la spasmodica ambizione di risultare più simulativo, ha costretto gli sviluppatori a dare vita a qualcosa di non accessibile a tutti. Questo però è vero se si prendono in esame i livelli più alti – Campione e Leggenda. Il punto è che ai livelli più bassi (Esordiente e Dilettante) il gioco perde tutta la sua verve, mostrando chiaramente come non sia stato ideato per quei livelli. Insomma, giocare FIFA 12 ad un livello troppo basso è quasi più frustrante di giocarlo al livello più alto, e per motivi diametralmente opposti. Non si tratta solo di essere imbattibili, ma di smorzare qualsivoglia desiderio di imbastire un’azione. Meglio sudare le proverbiali sette camicie anche solo per superare la metà campo.

E così sarà i primi tempi. Questo perché adesso non se la passeranno divinamente nemmeno i più navigati degli ultimi FIFA. Con questa nuova iterazione bisognerà quasi reinventarsi, partendo dai propri tempi di reazione e dagli schemi mentali lasciatici in dote dai precedenti episodi. Se il passaggio da Mondiali FIFA 2010 a FIFA 11 non fu affatto traumatico (anche perché, per certi versi, il gioco dei Mondiali in Sud Africa risultò paradossalmente più fresco del suo immediato successore), lo stesso non si può dire al passaggio da FIFA 11 a FIFA 12. In questo solo gli habitué saranno “avvantaggiati”: nel capire di non esserlo. E non lo sono perché, semplicemente, il gioco ha subito un’interessante evoluzione, che noi non possiamo far altro che giudicare più che positivamente.

Ma in questo destabilizzante alternarsi di dolce e amaro, vogliamo brevemente soffermarci su alcune altre piccole componenti. A ragion veduta abbiamo dovuto introdurre il discorso inerente al livello di difficoltà, perché FIFA 12, diciamocelo sinceramente, è ostico. Già la demo aveva avallato tale realtà. Nonostante il gioco finale sia un po’ più ridimensionato, resta comunque una curva d’apprendimento piuttosto ripida. Questa ennesima incarnazione della serie ha bisogno di tempo per essere assimilata, figuriamoci per essere padroneggiata. Anche quando avrete l’impressione di disporre di un certo grado di confidenza, è proprio allora che il gioco vi bastona, facendovi scendere con i piedi per terra. Riteniamo di non essere troppo incauti nel rilevare che per giocarci stavolta, più di altre volte, necessiti un grado di conoscenza quantomeno basilare di questo sport. Spingere il pallone in avanti nel tentativo di insaccarlo nelle rete a noi opposta sarà come minimo insufficiente. E’ un po’ come sbattere la testa contro il muro.

Qui bisogna organizzare con cognizione di causa ogni minimo movimento, con o senza palla. Chiamarsi lo scatto del compagno al momento giusto, così come intervenire con un contrasto energico prima che l’attaccante avversario abbia modo di sgattaiolare verso la nostra porta. La CPU non perdona, e troppe saranno le volte in cui si sarà tentati di staccare per il semplice fatto di non riuscire a tenere il pallone tra i piedi per più di cinque secondi. Sia chiaro, lungi da noi scoraggiare chiunque. Come quando si pratica un qualunque sport che non implichi stasi, si tratta solo di spezzare il fiato. Quando ciò avverrà, allora si potrà cominciare ad imparare. Questo è il segreto. In più non mancano quelle misure atte a, per così dire… rendere la vita più facile. Non solo i classici settaggi assistiti, semi o manuali, ma anche la frequenza dell’assegnazione del cursore, o il grado di velocità a seconda della pressione sul tasto. E sappiamo, per concludere, che tanti saranno grati a queste opzioni, specie perché quest’anno, tra tutti, il tiro è l’azione che richiede a nostro avviso il maggior tempo d’apprendistato. Per le palle alte, ahimè, bisognerà mettere in campo il proprio spirito d’adattamento. L’idea che ci siamo fatti è che la ricetta migliore sia un buon bilanciamento tra piazzamento e tempismo nella pressione del tasto.


C’E’ MA NON SI VEDE

Una vera magia, ci dicono, è tale quando il trucco c’è ma non si vede. Non siamo addentro nella materia, quindi ritorniamo entro le linee amiche per cercare di spiegarci. Questa avventata metafora ci rende, crediamo, più semplice spiegare quale per noi sia la funzione di una buona animazione. Senza girarci troppo intorno, la resa di un qualunque personaggio che si muove su schermo è tanto più coerente quanto è meno appariscente. Alla luce di quanto appena espresso, FIFA 12 è esemplare in tal senso. Sono talmente tante le situazioni in cui si può incappare, che noi stessi crediamo di averne vissute a stento la metà. Se la fisica del pallone non ha ancora raggiunto vette d’eccellenza assolute, le movenze dei giocatori pesano fortemente sull’economia visiva del gioco.

Questo significa, semplicemente, che se in FIFA 12, a tratti, sembra di giocare davvero una partita di pallone, questo è grazie soprattutto al livello di perfezione raggiunto in tal senso dagli sviluppatori. Il termine perfezione fa un certo effetto, ce ne rendiamo conto. Vogliamo forse dire che abbiamo raggiunto un punto oltre il quale non si può andare? Beh, pur non essendo programmatori diremmo di no. Tuttavia è quanto di meglio sia mai esistito nella storia dei videogiochi a sfondo calcistico.

E non si pensi che il gameplay possa essere considerato a sé stante, emancipandolo da tale componente. Animazioni migliori, più varie e coerenti, offrono l’opportunità di costruirci sopra meccaniche altrimenti impensabili. Da qui tutte quelle belle cose su cui ci siamo soffermati poco sopra – pure quelle su cui non ci siamo soffermati. Certo, a onor del vero la veste grafica, seppur perfomante, non tiene il passo con le valutazioni appena espresse. Molti volti continuano a non convincere, e certi effetti non ci appagano del tutto. Vero è che giocare con la pioggia rende le partite realmente provanti, così come la neve ci impedisce di lanciare palle lunghe o passaggi troppo in profondità a causa del terreno divenuto pista da pattinaggio, ma agenti atmosferici come la pioggia in sé possono e devono essere rivisti. Anche perché l’impatto sul campo si nota davvero pad alla mano, di certo non semplicemente osservandolo.

Piccola licenza che osiamo prenderci riguarda tutto ciò che esula da rettangolo di gioco. A quando un buon numero di raccattapalle, degli allenatori che fanno su è giù dalla panchina, dei giocatori che si riscaldano con la casacca addosso e via discorrendo? L’occhio vuole sempre la sua parte, e a nostro parere non guasterebbe affatto un po’ di vita a bordo campo. Senza contare che a noi continua a mancare il lancio della monetina. Che ci possiamo fare… siamo vintage noi.


COMMENTO FINALE

Quella di recensire un gioco come FIFA 12 è un’ardua impresa, senza se e senza ma. Lo è ogni anno, è chiaro, ma lasciatecelo dire un’ultima volta prima di Euro 2012 o di FIFA 13. Il leit motiv di quest’annata, senza remore di smentita, risiede indubbiamente nell’introduzione della difesa tattica, elemento che ha permesso al gioco di raggiungere un grado di profondità inaspettato.

Quando ci dedichiamo ad un gioco di calcio non ci chiediamo, in nessun’occasione, cos’altro si possa fare per migliorarlo. Simili considerazioni denotano una percezione di questo settore quantomeno monca, se non del tutto errata. Ma è vero che, allo stato attuale, nessun amante di questo sport – e dei giochi su questo sport – può ambire a qualcosa di meglio. Non sarà calcio, probabilmente è così, ma FIFA 12 è la cosa che più ci si avvicina.

Non è una singola componente a dircelo, ma il profumo e le sensazioni che emana. Entrare in simbiosi con questa filosofia di approccio ad un gioco di pallone è un processo che richiede pazienza e dedizione. Ma, come sempre, una maggiore complessità è indice di maggiore profondità. In soldoni, questo significa che tutto ciò che questa nuova iterazione vi richiede in termini di apprendimento, è lì pronta a restituirvelo con gli interessi in termini di divertimento.

Arrigo Sacchi ebbe a dire, parlando della finale di Coppa Intercontinentale del 1989, che quell’incontro non fu per nulla bello, bensì fu una partita per tattici. Ecco, è stato ripensando a questa frase e a quel Milan-Atletico Nacional che abbiamo compreso con più chiarezza la portata di questo gioco. La bellezza qui non sta nella spettacolarità o in tutte quelle cose sensazionali, che fanno gridare al miracolo. E’ quando ti accorgi di esserti esaltato semplicemente perché, una volta su cento, sei riuscito a mandare il tuo giocatore al cross con tre semplici passaggi. Allora lì ti si è appena aperto un mondo.

In conclusione, per un titolo che aspira ad essere la simulazione definitiva del proprio tempo, non essere alla portata di tutti è un rischio che bisogna decisamente correre. Anche solo per questo, FIFA 12 merita senza dubbio alcuno la nostra approvazione.

Cosa ci piace

Cosa non ci piace

  • Profondità di gioco alle stelle
  • Animazioni sopra le righe
  • Divario con FIFA 11 più netto rispetto a quanto avvenuto col predecessore
  • La “vita” attorno al campo continua a latitare
  • Volti dei giocatori da rivedere
  • Impact Engine raramente irritante, specie in multiplayer

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