Il nome di Piranha Bytes è stato per lungo tempo associato alla serie Gothic, in grado allo stesso tempo di dare e togliere al team di sviluppo tedesco: se i suoi vari capitoli hanno infatti lasciato il segno nel genere dei giochi di ruolo all’occidentale durante l’ultima decade, soprattutto il terzo episodio fu accompagnato da molte critiche dei fan, rivolte soprattutto ai numerosi bug presenti nella versione finale. Proprio in seguito a tali avvenimenti, i Piranha Bytes promisero che tutto ciò non sarebbe successo mai più, rinnovandosi allo stesso tempo con abbandonando Gothic per lavorare a una nuova proprietà intellettuale, intitolata in modo significativo Risen.
Il primo episodio della nuova serie è poi arrivato come saprete a ottobre 2009, rilanciando pienamente il team di sviluppo e lasciando pensare all’arrivo futuro di almeno un nuovo capitolo. A distanza di circa due anni e mezzo dal suo predecessore, Risen 2: Dark Waters sarà quindi il primo sequel della nuova serie di Piranha Bytes, previsto in uscita in Europa per il 27 aprile 2012 su PC, PlayStation 3 e Xbox 360. Grazie alla versione preview messa a nostra disposizione, anche noi di Gamesblog abbiamo avuto modo di avere un assaggio iniziale di quanto ci aspetterà nella versione finale del gioco, in modo da capire cosa potremo aspettarci tra due mesi esatti da oggi.
Non scappate, continuiamo subito dopo il salto.
Risen 2: Dark Waters – anteprima versione hands on
Ne è passato di tempo, dieci anni per l’esattezza, dal naufragio di quello che come da tradizione Piranha Bytes conosciamo come l’eroe senza nome di Risen: il protagonista del primo episodio è ormai diventato un navigato membro dell’Inquisizione, senza più illusioni e dedicatosi principalmente al consumo di alcolici in quel di Caldera, una delle ultime roccaforti del suo ordine nella lotta contro i Titani. Un nuovo naufragio di una nave diretta verso l’isola rimette l’eroe in contato con Patty, una sua vecchia conoscenza che lo coinvolge nella ricerca di suo padre, il pirata Gregory-Emmanuel Steel Beard. Tutto questo mentre l’Inquisizione stessa decide d’inviarlo in giro per mare a cercare l’arma in grado di sconfiggere i mostri che continuano a infestare i fondali marini, guidati dalla perfida Mara. Se il mondo del primo Risen era dunque confinato alla sola isola Faranga, in Risen 2 ci ritroveremo a muovere i nostri passi in più isole, accentuando così ulteriormente l’impostazione free roaming delle meccaniche di gioco: interessante in quest’ottica il fatto che Piranha Bytes abbia fatto in modo da garantire lo svolgimento dei caricamenti rigorosamente nel passaggio da un’isola all’altra, lasciando così che il giocatore possa poi girare in lungo e in largo le varie ambientazioni senza essere interrotto da blocchi fastidiosi.
Sin dai primi attimi passati lontano da Caldera appare chiara la decisione degli sviluppatori di mettere in atto una svolta dentro Risen 2: Dark Waters: con il pretesto di cui sopra, il protagonista viene infatti obbligato a svestire i panni dell’Inquisizione, infiltrandosi nel gruppo di pirati presenti sull’isola Tacarigua per cercare di arrivare all’arma perduta. Ci troveremo quindi a tutti gli effetti davanti a un gioco a tema piratesco, legato per forza di cose al suo predecessore ma comunque in grado di far respirare aria nuova grazie alla presenza dei bucanieri: non dei pirati in stile Pirati dei Caraibi, ma più vicini a quelli visti in Monkey Island, con tanto di omaggio più o meno palese al titolo creato da Ron Gilbert con le prove da affrontare inizialmente per entrare a far parte del gruppo. Gli stessi dialoghi sono intrisi di un’ironia più o meno sottile che richiama molto da vicino quella di Guybrush Threepwood e compagnia.
Per raggiungere i suoi obiettivi, il nostro eroe si ritroverà a usare armi da battaglia ravvicinata (principalmente spade di ogni tipo), ma anche pistole e fucili gestendo la sua abilità tramite i relativi parametri nella scheda del personaggio. Quella che nei comuni giochi di ruolo viene definita come esperienza accumulata è stata qui convertita in “gloria”, spendibile per aumentare i quattro diversi “rami” delle abilità: oltre alle già citate armi, ci sono infatti quelle relative alla capacità di persuasione e all’uso della magia voodoo, anch’essa se vogliamo ereditata da Monkey Island, e inserita nel contesto di Risen 2 dalla sua pratica da parte dei selvaggi che popolano la nuova terra visitata all’interno dell’avventura. A proposito di voodoo, nella demo a nostra disposizione abbiamo avuto modo di vedere molto poco, ma tra le varie azioni dovrebbe essere possibile curarsi e creare le famose bambole, per controllare gli altri personaggi – nemici compresi.
La libertà di cui potremo godere è sicuramente elevata: il giocatore può infatti scegliere come meglio crede il modo in cui impiegare i soldi che guadagna, al fine d’imparare nuove abilità prettamente “piratesche” come il borseggio, il furto con scasso e l’addestramento di vari animali da usare per il proprio tornaconto economico. Naturalmente, tali monete possono essere spese anche per imparare l’arte del combattimento nelle sue diverse sfaccettature. Al contrario dello stile dell’ambientazione, le meccaniche di gioco restano più o meno simili a quelle viste in Risen e prima che in esso all’interno dello stesso Gothic. I combattimenti appaiono quindi sempre piuttosto impegnativi, ma al punto giusto e in modo migliorato rispetto al primo capitolo della serie, senza costringere il giocatore alla disperazione anche grazie alla possibilità di settare al volo uno dei tre diversi livelli di difficoltà. Di certo, così come nel primo episodio, le sfide davanti all’eroe senza nome saranno sicuramente tante e pericolose, così come il succo rimarrà sempre lo stesso: prendere o lasciare.
Dal punto di vista tecnico Risen 2 si presenta già da ora in modo elegante, soprattutto nell’aver ridotto i caricamenti nel modo in cui abbiamo già avuto modo di descrivere. Il dettaglio grafico è di buon livello, almeno nella versione PC a nostra disposizione: qualche dubbio permane invece per le versioni console, a causa del precedente con Risen che se su computer si dimostrò di buona fattura, su Xbox 360 invece presentò qualche problema di troppo in grado di rendere l’esperienza di gioco decisamente peggiore.
Tornando alla qualità video, nella demo che abbiamo provato abbiamo avuto modo di apprezzare soprattutto i paesaggi, aiutati a rendere il massimo dal ciclo giorno/notte grazie al quale apprezzare i vari luoghi durante tutte le fasi della giornata, insieme al conseguente comportamento degli NPC che animano quindi un vero e proprio mondo. Qualche problema di troppo invece è stato riscontrabile in fenomeni di pop-in ripetuti piuttosto spesso, che ci auguriamo possano essere risolti nella versione finale insieme a un innalzamento della qualità delle texture. Sonoro invece pienamente in linea con le aspettative, dotato di un buon doppiaggio in lingua inglese e di una colonna sonora che sembra riuscire a fare il suo lavoro.
Detto tutto quanto questo, non ci resta che aspettare l’arrivo di Risen 2: Dark Waters a fine aprile, quando finalmente potremo tirare le somme sulla nuova fatica di Piranha Bytes: quello che abbiamo visto finora, anche se non esente da difetti, è sicuramente incoraggiante.