Ken Levine ci spiega il perché del successo dei giochi con visuale in prima persona


Il fondatore e direttore creativo di Irrational Games, Ken Levine, è come si suol dire uno che ne sa a pacchi: dobbiamo infatti anche al lavoro della sua mente la creazione di BioShock, ancora adesso a distanza di tempo ritenuto uno dei migliori giochi arrivati sul mercato negli ultimi anni. Come saprete, BioShock è a tutti gli effetti un titolo con visuale in prima persona classica, di sicuro una tra le preferite degli sviluppatori da tantissimo tempo. Proprio Levine ha spiegato il perché ai microfoni di IndustryGamers.

Il tema della discussione è stato essenzialmente quello del coinvolgimento nei videogiochi, proprio attraverso il tipo di visuale. Se per molti quella in prima persona è giusto un modo come un altro per giocare a uno shooter o a un gioco di ruolo, per uno come Levine c’è ovviamente un motivo che porta alla scelta di tale tipo:

“Personalmente credo sia il modo più ovvio per coinvolgere, abbattendo una delle barriere dell’esperienza di gioco. È strano essere nelle scarpe di qualcun altro: è un qualcosa che viene naturali da bambini, ma diventa più difficile da adulti. Credo che i giochi diano una giusta spinta nella direzione esatta per avere questo tipo di gioco un po’ infantile. Non solo ci fanno giocare da un punto di vista divertente, ma trasporre la propria identità in quella di qualcun altro è un qualcosa così potente quando sei un bambino. Perdi questa abilità da adulto perché ne diventi auto-cosciente. I giochi in prima persona ci permettono di rompere questo livello portandoci indietro a quel tipo di gioco, che io credo sia veramente potente”

Voi che ne pensate? Credete che davvero il successo della visuale in prima persona stia nel suo riportarci a quando giocavamo da bambini, immaginando di essere chissà chi e di fare chissà cosa?

Via | CVG

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