Devil May Cry 4: la recensione

Con Devil May Cry 4 è finalmente sbarcata sulla nuova generazione di console una delle serie più amate su PlayStation 2. Grazie al superbo primo capitolo, Capcom ha mostrato per la prima volta le vere potenzialità grafiche di PS2 e ha ridefinito i paradigmi del gioco di azione, per poi rovinare tutto con l’orrendo seguito e risistemare le cose con un ottimo terzo episodio.

L’arrivo del quarto capitolo ha sollevato molti interrogativi fra gli appassionati, che si chiedono cosa possa ancora offrire questa serie, ormai costretta a misurarsi con rivali agguerriti del calibro di Ninja Gaiden 2 e, in un futuro un po’ più remoto, God of War 3. Ce la farà a reggere il confronto? A mio parere la risposta è , e se continuerete a leggere saprete perché.

DI DEMONI E MEZZI DEMONI

Devil May Cry 4 si posiziona cronologicamente tra il primo e il secondo capitolo: volendo ricostruire l’ordine temporale abbiamo DMC3 (con Dante ragazzino), DMC1, DMC4, DMC2. Il gioco inizia con Dante che irrompe in una chiesa dedicata al culto di Sparda e senza un apparente motivo, sotto gli occhi atterriti dei fedeli, assassina a sangue freddo il gran sacerdote. Fra i presenti ci sono anche il giovane Nero, cavaliere dell’ordine che si appresta subito a contrastare il presunto nemico, e la sua ragazza Kyrie, sorella del capo delle guardie Credo. Proseguendo con l’avventura la trama (non particolarmente curata o articolata, a dire il vero) rivelerà che l’intero ordine è in realtà una combriccola di demoni desiderosi di conquistare gli umani.


La prima cosa che salta all’occhio in questo DMC 4 è che esattamente come su Metal Gear Solid 2 il carismatico Snake veniva controllato per poco tempo e lasciava molto spazio a Raiden, così su DMC 4 il giocatore impersona Dante solo per 7 missioni, contro le 13 di Nero. Il nuovo protagonista, che guardacaso assomiglia in modo preoccupante a Dante e Virgil, è anch’egli un discendente del cavaliere oscuro Sparda, ma il suo preciso grado di parentela col nostro eroe non viene mai chiarito. L’unica cosa certa è che Nero, ancora teenager, è almeno una decina d’anni più giovane di Dante.

L’ARTE DI SAPER PICCHIARE

Nonostante il timido avvicinamento al mondo casual, grazie a piccole modifiche al sistema di gioco e una difficoltà leggermente abbassata per le due modalità iniziali “Umano” e “Cacciatore di demoni” (corrispondenti ai livelli “facile” e “normale”), Devil May Cry 4 è sotto sotto uno dei giochi in assoluto più orientati agli hardcore gamer.

Lo è innanzitutto perché per la sua stessa struttura va terminato più volte (infatti per potenziare al massimo tutti i personaggi si deve finire il gioco almeno tre volte a livelli di difficoltà diversi), ma soprattutto perché è uno di quei titoli dotati di una tale profondità nella giocabilità che riescono a farsi apprezzare in modo direttamente proporzionale alle abilità di gioco acquisite. In poche parole più uno diventa bravo a giocare, più DMC4 gli piace.

Questo perché in profondità c’è immensamente più di quanto si vede in superficie. Il sistema di combo, complesso con Nero e addirittura folle con Dante, raggiunge livelli toccati solo poche altre volte nella storia dei videogiochi d’azione, e dimostra come in casa Capcom non abbiano niente da imparare sotto questo aspetto (a mio avviso solo i Ninja Gaiden raggiungono e forse superano queste vette). Raggiungere un livello di maestria nel controllare i due personaggi, soprattutto nel caso di Dante, richiede capacità sicuramente molto superiori alla media, pur garantendo un buonissimo livello di dirvertimento anche ai totali novizi e agli imbranati.

I modi di combattere sono diversi: Nero può utilizzare una sola arma da fuoco (la Blue Rose, pistola a doppia canna) e una sola spada (la Red Queen), ma può fare affidamento sul suo braccio demoniaco, che ha la facoltà di afferrare oggetti da lontano, fare prese devastanti ai nemici e, in alcuni casi, parare gli attacchi. Dante invece col passare delle missioni avrà nel suo arsenale, oltre alla fida spada Rebellion e alle pistole Ebony & Ivory, altre due armi da mischia e altre due armi da fuoco: i guantoni Gilgamesh per sferrare potentissimi attacchi corpo a corpo, le spade esplosive Lucifer, la classica doppietta Coyote-A e Pandora, un’arma magica che può trasformarsi a piacimento in arco con frecce esplosive, lanciarazzi, raggio laser o missili a ricerca (…).


Dante, tanto per confermarsi il più figo del quartiere, dispone inoltre dei suoi quattro stili già visti in DMC3: Trickster, per schivare al meglio gli attacchi nemici; Royal Guard, per effettuare parate e contrattacchi; Gunslinger per dare il massimo con le armi da fuoco; Swordmaster per esprimersi al meglio con le spade. La vera novità è che se nel capitolo precedente lo stile andava selezionato all’inizio di ogni missione, adesso c’è la possibilità di cambiarlo in tempo reale, anche durante una combo (!), con la pressione della croce digitale in una delle 4 direzioni principali.

Entrambi i nostri eroi dispongono naturalmente del Devil Trigger, potere che risveglia la loro natura demoniaca per un breve periodo di tempo, rendendoli più forti, più veloci e ricaricando lentamente la loro energia vitale. Durante la trasformazione demoniaca sia Dante che Nero hanno inoltre a disposizione Yamato, la potentissima katana di Virgil.

Quello che scoccia in Devil May Cry 4 è soprattutto il fatto che Dante si limita essenzialmente a ripetere lo stesso percorso di Nero ma al contrario, visitando gli stessi luoghi e combattendo con gli stessi nemici. E facendolo più facilmente, perché oltre ad essere basilarmente più forte del suo giovane emulo, in mani esperte Dante diventa una vera macchina da guerra. Fastidiosi anche alcuni puzzle, dal design approssimativo, e una trama veramente poco ispirata. Esasperato, infine, il comportamento scavezzacollo e strafottente di Dante, che a 30 anni suonati sembra più infantile di Nero. Caratterizzazione del personaggio forse troppo marcata e piatta.

La longevità non è esagerata, tanto che i giocatori più smaliziati riusciranno a terminare il gioco nella difficoltà “Cacciatore di demoni” (la più difficile delle due disponibili inizialmente) in circa 11-12 ore, ma come abbiamo già detto Devil May Cry 4 è pensato per essere rigiocato. Le difficoltà aggiuntive “Figlio di Sparda” e “Dante deve morire”, che si sbloccano quando si finisce il gioco la prima volta, rappresentano rispettivamente la vera sfida per tutti gli appassionati e l’impresa (morbosamente difficile) da compiere per essere considerati veri hardcore gamer.

GRAFICA E SONORO

Il comparto grafico di Devil May Cry 4 appare piuttosto curato e decisamente sopra la media. Buona complessità poligonale, ottimi effetti, ottime animazioni, interessante design dei personaggi, lato artistico non trascurabile con affascinanti borghi gotico-medievali, castelli incantati (fantastico quello in mezzo alla foresta) e mostri che spaziano dal classico al particolarmente fantasioso. L’unica debolezza degna di nota è forse quella di alcune sparute texture, non troppo nitide e poco definite.

Il sonoro presenta le solite musiche della serie, solenni e d’atmosfera durante le fasi di esplorazione, ritmate e cattive quando accompagnano i combattimenti col loro strano stile industrial hard-rock. Non particolarmente brillanti ma efficaci.
Il doppiaggio italiano non esiste: le voci nel gioco sono in inglese, ma naturalmente sono presenti i sottotitoli in lingua nostrana. I doppiatori inglesi fanno la solita bella figura, niente da dire.


PLAYSTATION 3 Vs. XBOX 360

Le versioni sono virtualmente identiche, se non per il fatto che, nonostante l’installazione su hard disk e i caricamenti leggermente più veloce, nella console Sony si possono notare alcuni sporadici rallentamenti assenti su Xbox 360. Infine, nonostante dopo un po’ di apprendistato il problema scompare, PlayStation 3 è invece da preferire per il joypad, soprattutto se si è abituati al vecchio Dual Shock 2.

COMMENTO FINALE

Arriviamo subito al punto: Devil May Cry 4 è un assoluto must-have per tutti i veri appassionati di giochi di azione. Agli occhi del giocatore medio sarà certamente più appetibile un ottimo God of War, pieno di epicità e dal taglio squisitamente cinematografico, ma in questo caso è inutile soffermarsi troppo su storia, profondità dei personaggi, sceneggiatura o tutte queste altre pippe: qui ci si è focalizzati sulla giocabilità, su quanto ci si diverte picchiando quei maledetti mostri, su un sistema di combattimento particolarmente appagante. Non è certo privo di difetti, ma per chi cerca un vero gioco “duro e puro” senza troppi fronzoli, completamente focalizzato sull’aspetto giocato, Devil May Cry 4 rasenta lo stato dell’arte grazie a combo profondissime in puro stile Capcom. Non dimenticando un ottimo comparto tecnico. Chi invece cerca una sorta di film interattivo o un titolo con molto “contorno” ma forse non tanto contenuto, ne stia pure lontano.

E se in meno di un mese dalla pubblicazione questo gioco aveva già venduto più di due milioni di copie, un motivo ci sarà pure…

Non dimenticatevi la galleria di immagini di Devil May Cry 4. Segue inoltre un video che mostra alcune combo. Purtroppo non ho trovato video di giocatori più bravi, ma vi assicuro che quanto vedrete è solo un esempio non troppo clamoroso di quel che un giocatore esperto può riuscire a fare in DMC4.

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