Gli hacker Anonymous minacciano Sony: "il peggio deve ancora venire"


Come ben saprete il gruppo di “hacker attivisti” chiamato Anonymous ha lanciato una dichiarazione di guerra a Sony per come la multinazionale sta reagendo al caso George “Geohot” Hotz, hacker responsabile di aver scoperto e sfruttato le falle su PlayStation 3.

Le azioni legali che Sony ha intrapreso contro Geohot hanno talmente indispettito gli Anonymous che dopo un comunicato stampa, un video nel quale si minacciavano continui attacchi contro le odiose “aziende avare” e soprattutto dopo gli attacchi DDoS che hanno reso inaccessibile il PlayStation Network per alcune ore, hanno deciso di rincarare la dose dalle pagine di PlayStation Lifestyle. Takai, uno dei membri di spicco del team Anonymous, ha cercato il contatto diretto con un redattore del sito e attraverso una chat privata su IRC gli ha dichiarato le seguenti cose:

«Sony ha ingaggiato Prolexic, una formidabile azienda che lavora per proteggere i loro server, ma l’ultima cosa che vogliamo è che Sony pensi che siamo scoraggiati. Finora abbiamo solo stuzzicato Sony. Un semplice avviso per fargli sapere che stiamo arrivando. Non sbagliatevi: quello che avete visto finora e pensato fosse frustrazione è semplicemente la preparazione per ciò che deve venire»

Continua dopo la pausa.

Takai continua a illustrare a grandi linee l’operazione nominata “SonyRecon”, e spiega perché negli scorsi giorni sono stati raccolti dossier su dipendenti di spicco di Sony:

«Sapevamo già che questa guerra non si sarebbe vinta in un giorno. Siamo qui per il lungo termine. La cosa più importante in guerra è l’informazione. Conoscere il tuo nemico dà grandi vantaggi. Oggi abbiamo indagato. Informazioni su diverse cose importanti. Contributi a campagne politiche, ubicazione di certi server chiave nella loro rete. I dipendenti di Sony sono considerati legittimi bersagli dell’operazione, ma la raccolta informazioni è stata limitata principalmente ai dipendenti con incarichi di potere e, in alcuni casi, dei loro subordinati»

Ha poi spiegato la loro posizione verso gli utenti Sony che non hanno potuto accedere al PlayStation Network a causa degli attacchi di Anonymous:

«In questo caso gli utenti possiamo chiamarli “danni collaterali”. Eravamo perfettamente coscienti di non starci facendo amici o alleati fra gli utenti con il nostro attacco. Questa è una preoccupazione, se la gente che cerchiamo di supportare non riuscirà a capire cosa stiamo cercando di ottenere. In questo caso, molti non ci riescono. C’è stato un sacco di odio sparso per internet, sui forum, accusandoci di essere senza scrupoli e punire più gli utenti che Sony. Agli utenti direi: prima di giudicarci, provate a prendere un po’ di tempo per capirci»

Ricordiamo che nonostante alcuni toni un po’ da “delirio di onnipotenza”, il gruppo hacker Anonymous non è certo composto da ragazzini sprovveduti: nel suo “palmares” vanta infatti attacchi riusciti alla stessa Sony, al governo tunisino, a Mastercard e all’azienda di sicurezza americana HB Gary. Inoltre, proprio nei giorni scorsi ANonymous ha anche preso di mira il nostro ministro Maria Stella Gelmini per i tagli alla scuola, dichiarando che “Anonymous ha preso a cuore la situazione italiana”.

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