Motorstorm: Pacific Rift - la recensione

Dopo l’arrivo sui nostri schermi dell’ottimo Pure, anche Motorstorm: Pacific Rift giunge tra noi per completare la scelta per i regali natalizi tra i titoli di guida arcade a disposizione dei possessori di PlayStation 3 patiti di questo genere.

Sulla base del già più che buono Motorstorm, uno dei titoli più apprezzati tra i primi usciti per la piattaforma Sony dopo il suo lancio, Evolution Studios torna con ambizioni rinnovate imparando dai pochi errori commessi per tentare di sfornare finalmente un titolo appagante e divertente ma soprattutto che possa vincere anche in questo genere la concorrenza con quanto disponibile in esclusiva per le altre piattaforme.

Missione compiuta? Andiamolo a scoprire insieme facendoci trasportare dai 4 elementi di Pacific Rift!

Pacifico di nome ma non di fatto

Come abbiamo già detto, il primo Motorstorm pur non essendo esente da difetti è stato sicuramente uno dei titoli di punta nei primi mesi di vita di PlayStation 3, guadagnandosi i consensi di critica e pubblico senza però entusiasmare entrambi pienamente, complice anche un parco giochi iniziale della console Sony come ben sappiamo sottotono, che altrimenti avrebbe potuto relegare il titolo di guida in un piano differente. Detto ciò, è innegabile che per questo Pacific Rift ci si aspettasse qualcosa in più, frutto sia dell’esperienza degli sviluppatori su una console ormai quasi al pieno della sua maturità, sia degli insegnamenti ricevuti dagli errori del primo capitolo.

Proprio su questi ultimi ha lavorato il gruppo tutto britannico (già creatore della serie WRC su PlayStation 2) di Evolution Studios, basandosi su quanto di buono visto nel primo capitolo, tra cui sicuramente grafica su tutti gli altri aspetti. Il risultato è sotto i nostri occhi con un Pacific Rift che cambia ambientazione sistemandosi per l’appunto nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, dividendo i circuiti in 4 Zone principali individuate in base ai 4 elementi: Fuoco, Acqua, Terra e Aria.

Proprio la varietà di tracciati a nostra disposizione si dimostra da subito pienamente apprezzabile, spostandoci da montagne ricoperte di lava ad ambientazioni acquatiche, oppure da giungle tropicali a picchi spazzati dal vento, risultando così sufficientamente vario e coinvolgente segnando un punto a favore rispetto al suo predecessore.

Motorstorm 2 - nuove immagini

A spasso tra la lava

Una delle principali critiche volte al primo Motorstorm fu quella di avere una modalità singola troppo poco varia e interessante, nonché di offrire una curva di apprendimento troppo poco dolce soprattutto per i gusti dei giocatori arcade, tipicamente abituati a non farsi troppe problematiche sul livello di difficoltà incontrato. Pacific Rift arriva a correggere questi errori, offrendo la possibilità di imparare le meccaniche di gioco nelle dosi giuste poco per volta, mettendo a proprio agio il giocatore su gran parte dei veicoli disponibili.

Il problema principale però è costituito proprio dalle modalità disponibili in Pacific Rift, rimaste praticamente le stesse del primo capitolo pur con qualche aggiunta stilistica e di gameplay in grado di stimolare un po’ in più l’interesse di chi ha in mano il joypad, inclusa quella denominata Speed appartenente alle classiche corse contro il tempo che ormai siamo abituati a vedere in ogni titolo di guida, soprattutto di questo genere. Nulla di nuovo sotto il sole insomma da questo punto di vista, anche se sono apprezzabili gli sforzi degli sviluppatori di rendere i 16 tracciati a nostra disposizione più divertenti sfruttando proprio le caratteristiche dei già citati 4 elementi: utilizzando il turbo riempiremo una barra di “riscaldamento” del motore che se non raffreddata a dovere con un bel getto d’acqua ci porterà letteralmente a saltare in aria nel bel mezzo della corsa.

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Un mostro di veicolo

Da seguito che si rispetti, Pacific Rift offre un tipo di veicolo completamente nuovo dall’imponente nome Monster Truck, in grado di schiacciare sassi come fossero noccioline. Bestioni a 4 ruote a parte il parco macchine di questo titolo non offre particolari novità, ponendosi sui livelli del primo Motorstorm anche per quanto riguarda la dinamica e la fisica: a conti fatti a essere più divertenti da guidare sono sicuramente le moto e i quad.

Tutti insieme appassionatamente

Anche il multiplayer di Motorstorm non fu a suo tempo esente da critiche, ma Evolution dimostra di aver capito perfettamente la lezione dando stavolta la possibilità di scontrarsi via rete a un massimo di 16 persone in contemporanea, con la possibilità così di dare luogo a spettacolari sfide contro altri 15 umani assetati di velocità ma soprattutto di sportellate e marachelle varie.

Ulteriore aggiunta di Pacific Rift rispetto alla versione base del suo predecessore è la modalità a schermo diviso, in grado di porre sulla stessa TV la rispettabile cifra di 4 giocatori senza che questi diventino matti per seguire il proprio alter-ego virtuale, garantendo quindi un livello di divertimento elevato anche nelle sfide con i propri amici in locale.

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Un passo indietro

La principale delusione di questo titolo fa parte proprio dell’aspetto che a suo tempo convinse maggiormente nel suo predecessore: il comparto grafico. Pur rimanendo nei canoni del primo Motorstorm, Pacific Rift soffre pericolosamente di problemi legati a delle texture ballerine, in grado di spuntare all’improvviso in qualità bassa lasciando letteralmente di stucco chi come noi si aspettava un dettaglio in grado di lasciare con la bocca aperta per altri motivi, obiettivo in cui tra l’altro il gioco a tratti riesce pienamente offrendo delle viste sui paesaggi di altissimo livello.

Il sonoro si attesta nella categoria del senza infamia e senza lode, almeno per quanto riguarda effetti e rombi di motore vari: discorso diverso per la colonna sonora, in grado di supportare l’azione pienamente offrendo anche qualche firma celebre (o quasi) al suo interno.

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Commento finale

Motorstorm: Pacific Rift riesce nel suo intento di migliorare il suo predecessore, a suo tempo rattoppato di volta in volta dagli sviluppatori per offrire un prodotto comunque buono sin dalla partenza ma che lasciava ben sperare per vedere in futuro quel qualcosa “in più” in pieno spirito da inizio dell’era next-gen. Purtroppo per Evolution, Pacific Rift non va oltre la soglia delle migliorie probabilmente a causa della scelta del team di non osare nuove scelte sulle meccaniche di gioco limitandosi solo al rispondere alle critiche principali mosse al primo capitolo.

Il paragone con Pure diventa quindi senza un vincitore completo, visto che entrambi i titoli non sono esenti da colpe. Il consiglio diventa a questo punto quello più ovvio: se preferite la varietà dei mezzi offerta da Pacific Rift buttatevi su questo titolo, se invece i quad e le varie evoluzioni su essi effettuabili sono la vostra passione scegliete (pure) Pure.

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