Le 5 cose da non fare quando si gioca a Sacred 3

Ecco i nostri consigli per gli appassionati di hack 'n' slash che si accingono a varcare la soglia del regno di Ancaria per combattere gli sgherri del perfido Zane
Ecco i nostri consigli per gli appassionati di hack 'n' slash che si accingono a varcare la soglia del regno di Ancaria per combattere gli sgherri del perfido Zane

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Sono passati dieci anni dall’inizio dell’apprezzata saga action ruolistica di Sacred e da allora il regno incantato di Ancaria ha subito più invasioni di uno stadio qualsiasi della Second Division inglese nel periodo buio degli hooligans. Nel lungo periodo intercorso dalla chiusura degli storici studi Ascaron al passaggio della serie al team tedesco di Keen Games avvenuto in seguito all’acquisizione della proprietà intellettuale da parte di Deep Silver, il progetto originario di Sacred 3 è stato stravolto per far presa sul pubblico sempre più numeroso dei cultori di avventure hack ‘n’ slash alla Diablo.

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Adottando un impianto di gioco decisamente più immediato e votato alla cooperativa per consentire al titolo di vedere finalmente la luce dei negozi, i Keen Games hanno provveduto a riscrivere buona parte delle regole GDR che tenevano insieme gli elementi narrativi degli episodi precedenti a quelli esplorativi e prettamente ludici: di motivi per puntare i nostri riflettori su questo enigmatico Sacred 3, quindi, ne abbiamo fin troppi.

Dopo avervi offerto i nostri consigli con gli speciali su Watch Dogs, Mario Kart 8, Trials Fusion e Magic 2015, decidiamo così di approfittare del lancio odierno di Sacred 3 su PC, PlayStation 3 e Xbox 360 per riprendere la nostra rubrica sulle “5 cose da non fare” e condividere con voi delle analisi e delle riflessioni che, si spera, vi aiuteranno ad arricchire l’esperienza di gioco nella spietata dimensione fantasy dell’ultima creatura action di Deep Silver.

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LA NUOVA ANCARIA

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Se siete fan della serie, non approcciatevi a questo nuovo capitolo basandovi sull’esperienza di gioco vissuta nei variopinti universi digitali dei primi due episodi della saga poichè Sacred 3, pur mantenendo la medesima inquadratura con telecamera simil-isometrica e lo stesso stile grafico dei suoi diretti antesignani targati Ascaron Entertainment, se ne distacca in maniera pressoché totale sin dai primissimi istanti dell’avventura.

Per come è stato confezionato dai Keen Games, infatti, l’ultimo atto della trilogia di Sacred si sgancia completamente dal genere di riferimento degli action/RPG ed entra di diritto nel novero degli hack ‘n’ slash puri, con una componente ruolistica ridotta all’osso e un sistema di combattimento basato quasi esclusivamente sul button mashing contro orde di nemici con l’intelligenza di un bradipo. Tenendo bene a mente questo, vi eviterete spiacevoli sorprese e potrete apprezzare ciò che di buono ha da offrire il titolo.

AGLI ORDINI DEI SERAFINI

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In assenza di un sistema di crafting delle armi e di qualsivoglia tipo di looting, nella dimensione fantasy di Sacred 3 la scelta dell’eroe da impersonare determina l’esperienza di gioco e fissa il recinto digitale entro il quale potremo muoverci nel prosieguo dell’avventura.

Il Seraphim, l’Ancarian, il Khukuhri, il Safiri e il Malakhim (per gli acquirenti della First Edition) che siamo chiamati a interpretare devono portare la pace tra gli abitanti del regno di Ancaria contrapponendosi alle forze del male rappresentate dalle legioni di demoni guidate dal perfido Zane Ashen: diversamente da quanto sperimentato da chi si è cimentato con le sfide dei capitoli precedenti della saga, però, in Sacred 3 il set di armi, la rosa dei poteri e le opzioni di evoluzione delle abilità speciali degli eroi affidatici dai Keen Games non subiscono modifiche sostanziali durante la campagna principale, fatta eccezione per i miglioramenti alle statistiche garantiti al passaggio di livello e a una scarna selezione di set di armature.

Prima di intraprendere l’avventura, quindi, scegliete attentamente il personaggio da utilizzare dato che, con l’avanzare della storia, non avrete la possibilità di cambiare il suo stile di combattimento operando sulle abilità, sulle armi o sulle armature da equipaggiare.

MONDI CHIUSI

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Le profonde modifiche attuate al progetto originario per permettere al titolo di uscire dall’alveo dei vaporware hanno spinto gli studios teutonici di Keen Games ad accantonare l’idea di proporre un unico, immenso mondo di gioco completamente esplorabile per optare, invece, sulla più semplice struttura a livelli che contraddistingue da sempre gli hack ‘n’ slash votati all’immediatezza e alla frenesia dei combattimenti (sia magici che all’arma bianca).

Nonostante ciò, alcuni elementi assimilabili al genere dei GDR sandbox permangono e contribuiscono, seppure in minima parte, ad ampliare le opzioni di gioco offerte all’utente: nel corso degli scontri più concitati, quindi, non limitatevi a premere in maniera compulsiva i tasti del controller ma cercate di servirvi degli interruttori sparsi per la mappa e delle abilità speciali correlate alla disattivazione delle trappole per aggiungere un pizzico di imprevedibilità alle sfide con i gruppi più numerosi di nemici e volgere a vostro favore le battaglie all’ultimo sangue con i boss maggiori. E questo, senza considerare la seppur minima “autonomia videoludica” nella costruzione del plot narrativo della campagna principale garantita dalla scelta della mappa da esplorare una volta giunti alla fine di ciascun livello.

MEGLIO SOLI CHE MALE ACCOMPAGNATI

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Il travagliato processo di sviluppo compiuto dai Keen Games per dare forma alle dinamiche di gioco di Sacred 3 ha avuto nel multiplayer cooperativo il suo indiscusso punto di riferimento (se non altro perchè sono state completamente cancellate le sfide tra clan e le battaglie online tutti contro tutti dell’episodio precedente). Le abilità degli eroi, ad esempio, sono state strutturate in modo tale da esaltare la bravura dei giocatori nel collaborare per superare gli scontri più concitati e le aree più pericolose dei livelli avanzati, a patto però di saper “costruire” un team composto da personaggi di diverso segno. Selezionando eroi con poteri, abilità e tipologie di attacchi simili, infatti, gli scontri con gli sgherri di Zane finiscono inevitabilmente col trasformarsi in un guazzabuglio caotico di combo, di attacchi d’area e di mosse elusive che nulla aggiungono all’esperienza di gioco.

In assenza di amici con cui intraprendere l’avventura in cooperativa in rete o in multiplayer locale dopo aver scelto accuratamente i guerrieri da impersonare, quindi, per evitare che il combat system faccia degenerare la giocabilità in un confusionario festival del button mashing tanto vale proseguire la storia affidandosi alle sole forze del proprio eroe e dei suoi “colleghi” guidati dalla CPU, i Weapon Spirits.

SPIRITI DA COMPAGNIA

[img src=”https://media.gamesblog.it/s/sac/sacred-3-28-05-2014/sacred-3-1.jpg” alt=”Sacred 3: galleria immagini” height=”348″ title=”Sacred 3: galleria immagini” class=”post centered”]

Non sottovalutate i Weapon Spirits: per i motivi che abbiamo accennato nel paragrafo precedente di questo articolo, questi coraggiosi spiriti di Ancaria sopperiscono parzialmente alla mancanza del crafting e del looting permettendoci di completare (seppure in maniera indiretta) le statistiche del nostro eroe attraverso poteri inediti, abilità speciali e attacchi concatenati.

Se ben potenziati, i Weapon Spirits più evoluti e “adatti” alle caratteristiche offensive e difensive del nostro impavido alter-ego possono davvero cambiare il corso di una battaglia e rendere più divertente l’intera avventura: per questo, non gettatevi immediatamente alla ricerca delle lobby online più popolose ma entrate nell’ottica di sacrificare uno o più slot del team per garantire la presenza dei Weapon Spirits durante una sessione multiplayer cooperativa.

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