Torchlight: la recensione

Gli appassionati di action-rpg con qualche anno sulle spalle non possono non ricordare con affetto Diablo e Diablo II, titoli che hanno saputo tenere milioni di giocatori incollati ai monitor dei propri PC grazie a un gameplay semplice ma coinvolgente, affiancato da una serie di elementi utili a trasformare i due giochi in questione in vere e proprie droghe virtuali.

Nel 2009 gli utenti PC sono stati piacevolmente sorpresi da Torchlight, titolo nato dall’impegno di parte dei programmatori responsabili di Diablo e che, in attesa di Diablo III, permetteva di tornare ad affettare orde di mostri all’interno di dungeon generati casualmente, a caccia di ricompense faraoniche e di leggendari oggetti incantati.

La scorsa settimana, su Xbox LIVE, Torchlight è arrivato in versione console, per permettere a chi non ha avuto la fortuna di godere delle qualità della prima edizione, di sperimentare un’esperienza leggera, gradevole e letteralmente capace di inchiodare il giocatore davanti alla TV con il pad in mano. Com’è venuta questa conversione? Continuate a leggere per scoprirlo.

Spegnere il cervello

Torchlight non è certo un gioco riflessivo. L’esperienza messa insieme dai programmatori, infatti, si basa su un concetto molto semplice: si accettano missioni dagli NPC presenti nella città di partenza (generalmente legate al ritrovamento di particolari oggetti o all’uccisione di creature specifiche), ci si addentra nel labirinto di caverne che parte dalle miniere del borgo sviluppandosi in profondità e, naturalmente, si uccidono tutti i mostri in cui ci si imbatte finché non si raggiungono gli obiettivi richiesti.

Questo è esattamente ciò che dovete aspettarvi da questo titolo, sia in versione PC che su Xbox LIVE. Niente enigmi, niente trama (a parte una manciata di tradizionali scuse pseudo-fantasy utili a spedire il gonzo di turno nel cuore dell’esercito del male), niente comandi complicati. Torchlight è un passatempo puro e semplice, assolutamente perfetto per chiunque provi il disperato desiderio di staccare il cervello per qualche ora.

Ovviamente il gameplay di questo Live Arcade può contare su qualche interessante asso nella manica, altrimenti non si spiegherebbe per quale motivo così tante persone, fino ad oggi, hanno dedicato il proprio tempo ad abbattere le creature nascoste nella profondità della terra.

Torchlight: le immagini della recensione

Il miracolo del loot

Il vero elemento fidelizzante di Torchlight è uno solo: il loot. Il concetto del loot è in pratica quello delle ricompense, offerte con intelligenza e tempismo ai giocatori nel corso dell’intera esperienza di gioco. Fin dal momento in cui si muovono i primi passi nel piano iniziale delle miniere della città, si viene letteralmente sommersi da premi e tesori, sotto forma delle sempre utili monete d’oro (spendibili presso gli immancabili mercanti) o, nella maggior parte dei casi, di armi, armature e ornamenti dotati di poteri e caratteristiche sempre più stuzzicanti.

La natura stessa di Torchlight spinge il giocatore a desiderare pezzi di equipaggiamento sempre più potenti e scintillanti, perfetti per farli indossare al proprio personaggio e, perché no, per cercare di creare la divisa perfetta sia dal punto di vista estetico che da quello delle caratteristiche vere e proprie.

Negli altri Action-RPG usciti prima di Torchlight, tuttavia, l’abbondanza del loot si scontrava con l’impossibilità di portare con sé tutti gli oggetti raccolti per strada a causa dei limiti di carico imposti dai programmatori. Anche stavolta questo elemento è presente, ma fortunatamente il team di sviluppo ha studiato un modo estremamente interessante per risolvere il problema.

Il miglior amico dell’eroe

Durante il suo pericoloso viaggio verso l’ignoto il protagonista di Torchlight è costantemente accompagnato dal suo fido Pet, una creatura controllata da un’Intelligenza Artificiale estremamente basilare e in parte gestibile direttamente dal giocatore. Oltre a poter essere impostato su un atteggiamento passivo, offensivo o difensivo, il Pet si rivela utile sia nel bel mezzo dei combattimenti che, soprattutto, nelle operazioni di trasporto del loot.

Esattamente come il protagonista, infatti, anche il Pet può contare sui propri slot di carico, dove possono essere alloggiati i numerosi oggetti raccolti durante l’esplorazione. In questo modo, in pratica, è possibile raccogliere il doppio dei tesori prima di doversi porre il problema della mancanza di spazio, spada di Damocle che in ogni action-rpg pende costantemente sulla testa dei giocatori.

In ogni action-rpg ad eccezione di Torchlight, visto che i programmatori, memori delle lamentele degli appassionati di Diablo, hanno inserito la possibilità di spedire in qualsiasi momento il proprio Pet in città, con l’unico compito di vendere gli oggetti accumulati nel suo inventario e tornare con il gruzzolo così ottenuto. Geniale. Grazie a questa semplice idea le sessioni all’interno dei dungeon in Torchlight sono decisamente più lunghe e appaganti rispetto a qualsiasi altro titolo simile in circolazione, senza per questo dover rinunciare alla soddisfazione del loot. A questi importanti elementi si aggiungono la possibilità di far apprendere a Pet incantesimi offensivi e difensivi (fino a un massimo di due magie contemporaneamente) e, soprattutto, quella di trasformare il proprio compagno d’avventura in varie creature, semplicemente nutrendolo con la carne dei pesci che possono essere pescati in apposite pozze sparse per i livelli.


Il piacere della crescita

Oltre all’accumulo di oggetti sempre nuovi, l’altro elemento capace di trasformare Torchlight in una droga è l’ottima gestione della crescita del personaggio principale. Inizialmente è possibile scegliere fra tre eroi predefiniti (e altrettanti Pet), legati a classi ben differenziate e di cui non può essere modificato alcun elemento esteriore. Una volta deciso se optare per il guerriero tutto muscoli e attacchi da mischia, l’alchimista votato agli incantesimi o l’esperta di armi a lunga gittata, tutto passa nelle mani del giocatore.

Livello dopo livello, infatti, è possibile distribuire i punti ottenuti attraverso l’accumulo di esperienza per aumentare le statistiche del proprio eroe (forza, difesa, magia e destrezza) e, naturalmente, per acquisire abilità sempre nuove gestite attraverso un’ordinata e intuitiva struttura ad albero. Ogni abilità può essere potenziata per ben nove volte, ma le tecniche più potenti si sbloccano unicamente una volta raggiunti determinati livelli di esperienza. In questo modo, in sostanza, è possibile plasmare il proprio personagggio nel modo più adatto al proprio stile di gioco, a tutto vantaggio della longevità e della rigiocabilità (visto che l’approccio ai combattimenti è molto diverso a secondo della classe e delle abilità scelte).

Come se questo non bastasse, è possibile anche potenziare il proprio equipaggiamento. Fra i numerosi mercanti presenti nella città di Torchlight, infatti, c’è anche uno stregone in grado di incantare armi e armature in cambio di un’appropriata somma di denaro. La riuscita degli incantesimi non è sempre garantita (a volte si spendono soldi senza che accada nulla), ma in caso di successo i benefici sono sempre evidenti. Attenzione a non essere avidi, però, visto che più incantesimi si fanno allo stesso oggetto, più aumenta la possibilità di sbagliare l’operazione tornando al punto di partenza. Alcuni oggetti, inoltre, possono contare su una serie di alloggiamenti dove piazzare pietre preziose dai bizzarri poteri. La gestione delle pietre è inaspettatamente profonda, visto che permette di combinarle tra loro per ottenerne di migliori e, naturalmente, di aggiungere ulteriori caratteristiche al proprio equipaggiamento.

Arrivano i problemi

Nonostante le sue numerose qualità, Torchlight presenta un paio di difetti piuttosto importanti che devono essere presi seriamente in considerazione prima di un eventuale acquisto. Il primo, indubbiamente il più grave, è quello dell’assenza di una qualsiasi modalità multiplayer, a dir poco imperdonabile in un gioco di questo tipo.

Vagare per i livelli (piuttosto vari e capaci di introdurre nuovi elementi sempre un attimo prima di diventare noiosi) è divertente anche da soli, ma in compagnia di un amico, offline o via Xbox LIVE, sarebbe stato sicuramente più coinvolgente. Il fatto che la versione console del gioco sia uscita con diversi mesi di ritardo rispetto a quella PC, poi, non fa che accrescere l’amarezza per questa occasione sprecata.

L’altro difetto è legato all’impossibilità di ruotare la telecamera, dettaglio che rende alcune fasi dell’esplorazione un po’ troppo confusionarie. L’unico tipo di intervento sull’inquadratura permesso al giocatore è lo zoom, generalmente piuttosto inutile a meno che non si vogliano ammirare i dettagli di alcune creature.


Commento finale

Torchlight è un titolo monotono, ripetitivo, ma dannatamente simile a una droga. I giocatori che amano esplorare ogni angolo delle mappe a caccia di tesori troveranno in questo Live Arcade un modo perfetto per spendere piacevolmente ore e ore di gioco. Se non avete mai amato il genere, invece, fareste meglio a rivolgervi a qualcosa di diverso, complice anche la colpevole assenza di una qualsiasi modalità Multiplayer.

Cosa ci piace

Cosa non ci piace

  • Ottima gestione delle ricompense
  • Controlli ben studiati
  • Interessante l’idea del pet
  • Niente multiplayer!
  • Mai troppo difficile
  • Qualche rallentamento di troppo

Torchlight: le immagini della recensione

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