Sunset Overdrive: la recensione

Il nuovo platform/sparatutto di Insomniac Games in esclusiva per Xbox One recensito per voi da Blogo
Sunset Overdrive: la recensione
Il nuovo platform/sparatutto di Insomniac Games in esclusiva per Xbox One recensito per voi da Blogo

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Riaccesa dalla volontà di accaparrarsi le quote di mercato più redditizie in concomitanza con l’apertura della stagione videoludica più importante dell’anno, l’eterna sfida combattuta a suon di esclusive da Sony e Microsoft ci porta quest’oggi a puntare i nostri riflettori su Sunset Overdrive, l’ultimo platform-sparatutto a mondo aperto confezionato dagli esperti sviluppatori californiani di Insomniac Games per fare la felicità degli appassionati del genere su Xbox One.

Sganciatisi dall’orbita di Sony dopo aver contribuito al successo delle console PlayStation con le serie di Spyro, Ratchet & Clank e Resistance, gli autori dello storico team indipendente di Burbank si riaffacciano sulla scena per lasciarsi alle spalle i dolori di un passato recente macchiato dall’insuccesso dell’esperimento multipiattaforma di Fuse con una proprietà intellettuale nuova di pacca che strizza l’occhio a Crackdown, a Jet Set Radio e a Dead Rising pur mantenendo una sua originalità.

Con le riflessioni e le analisi che vi proporremo con la recensione odierna andremo così a ripercorrere le tappe salienti del viaggio che abbiamo compiuto in questi giorni impersonando il folle protagonista di Sunset Overdrive: prima di ripartire alla volta di Sunset City per approfondire la conoscenza degli aspetti principali dell’opera ultima degli Insomniac Games, quindi, tanto vale mettere le carte in tavola e fissare il giudizio complessivo sul titolo attraverso la scheda voto.

COSA CI PIACE

Gameplay folle e divertente

Il sistema di gioco di Sunset Overdrive corre sul doppio binario degli sparatutto in terza persona e dei platform “moderni” immersi in scenari tridimensionali completamente aperti. L’ultima proprietà intellettuale di Insomniac Games, di conseguenza, propone all’utente un’esperienza entusiasmante determinata non solo dalla velocità di esecuzione delle mosse da compiere a schermo per sfuggire ai proiettili e agli artigli del nemico di turno, ma anche dalla prontezza di riflessi e dalla capacità di adattamento di chi, pad alla mano, si trova costretto a fronteggiare orde di zombie in grado, dalla corta distanza, di avere la meglio sul nostro alter-ego con estrema facilità.

Con le strade di Sunset City popolate da centinaia di esseri ansiosi di banchettare con i tessuti molli del nostro sfortunato protagonista, saltare da un tetto all’altro grindando ringhiere, balaustre e cavi elettrici diviene quindi una scelta pressoché obbligata: l’ottimo stratagemma narrativo trovato dagli sviluppatori californiani per tarare la giocabilità a un livello di velocità rapportabile a quello di un arcade racing regala attimi di puro divertimento, con il non secondario pregio di dare freschezza a un sistema di evoluzione dei poteri dell’eroe altrimenti asfittico, data la ripetitività delle missioni da portare a termine (come andremo ad analizzare in maniera più approfondita nel successivo paragrafo di questa recensione).

I meccanismi di gioco correlati all’esecuzione dei salti, dei grind e degli attacchi aerei, infatti, si integra in maniera organica all’acquisizione dei punti esperienza dati dalla naturale progressione dell’avventura principale e dalle libere sessioni di ricerca degli innumerevoli oggetti collezionabili disseminati per la mappa: grazie ad essi, il funambolico eroe di Sunset Overdrive può così prodursi in movimenti e attacchi ancora più efficaci (specie quando si riescono a padroneggiare i potenziamenti Amp), e questo senza considerare le decine di opzioni di personalizzazione correlate alla scelta dei capi di vestiario da indossare, delle abilità da sbloccare tramite i relativi perk e, soprattutto, delle componenti di arma da utilizzare per trasformare il proprio alter-ego in un carro armato dalla forza inarrestabile.

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Innovativo e brillante

Pur riprendendo le formule videoludiche di Crackdown (per la collocazione a macchia d’olio dei collezionabili), di Dead Rising (per la smodata quantità di zombie a schermo), di Skate (per l’accuratezza dei grind da compiere saltando da un cavo all’altro della città) e di Jet Set Radio (per l’estetica pop-art di scenari, armi, esplosioni e PNG), Sunset Overdrive dimostra di possedere una sua unicità grazie allo straordinario lavoro svolto dai ragazzi di Insomniac Games per erigere un’impalcatura di gioco innovativa e un comparto grafico mostruosamente originale.

Immergendo i giocatori in una vignetta interattiva che trasforma le azioni e le emozioni in un fiume di esplosive onomatopee sparate a schermo come fuoci d’artificio in un giorno di festa, Sunset Overdrive si colloca ad anni luce di distanza dalle severe regole degli sparatutto in terza persona votati al realismo, sia esso semplicemente scenico o ancorato, come nella saga di Rainbow Six, a delle dinamiche di gioco marcatamente simulative.

Le formule escogitate dagli autori californiani per spezzare la monotonia delle missioni principali con un sistema di movimento e combattimento ricco di salti, di esplosioni e di abilità da sbloccare inanellando poteri Amp funzionano a meraviglia e donano al tutto un carattere sconosciuto a gran parte degli action sandbox affacciatisi sulla scena videoludica in questi ultimi anni.

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Graficamente ispirato

Sulla scorta di un sistema di gioco dal ritmo forsennato e ricco di armi, di abilità, di mosse e di poteri da padroneggiare nel corso delle sfide da affrontare nella campagna principale e nelle battaglie multiplayer, gli autori di Sunset Overdrive ci propongono un comparto tecnico e artistico che aderisce come un guanto alle pazze azioni compiute dal nostro personaggio trasformando l’avventura in un grande fumetto interattivo da sfogliare avidamente.

Ciascun quartiere di Sunset City si compone di strutture architettoniche riconoscibili, con centinaia di elementi dinamici dell’arredo urbano con i quali interagire che trasmettono un senso di assoluta libertà all’utente che, col passare delle ore di gioco, viene incentivato a proseguire nell’evoluzione delle abilità del proprio eroe per ricercare modi sempre più creativi e fantasiosi e raggiungere aree della mappa altrimenti inaccessibili.

Le oggettive mancanze ravvisabili nella risoluzione delle texture che mappano le superfici a schermo e nella definizione dei modelli poligonali di taluni avversari (dagli zombie iniziali ai “soldati meccatronici” più avanzati) vengono sopperite da uno squisito uso degli effetti particellari, da filtri grafici “esotici” che contribuiscono a donare stile alle sessioni di combattimento più estenuanti e, soprattutto, da una fluidità di gioco che si mantiene granitica anche nelle situazioni più concitate.

La presenza di un generoso modulo per la customizzazione del vestiario e delle fattezze dell’eroe non fa che confermare i giudizi entusiastici sul lavoro profuso dal team di Burbank per dipingere un mondo di gioco genuino, credibile e follemente irrealistico a tempo stesso. Peccato solo per l’illogico sistema deputato a gestire i livelli di volume dei dialoghi e la rotazione dei brani che compongono la colonna sonora, una sbavatura che stride – e non poco – con l’altissimo livello qualitativo raggiunto negli altri ambiti del comparto grafico dagli artisti digitali di Insomniac Games.

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COSA NON CI PIACE

Trama inconsistente

Avviando per la prima volta il gioco sulla propria console, bastano davvero pochi minuti per inquadrare la storia di Sunset Overdrive come un puro e semplice pretesto narrativo offertoci dagli autori californiani per giustificare le pazze avventure da vivere nei panni del nostro personaggio. Tolto il cappello introduttivo che descrive in maniera efficace ed incisiva i catastrofici eventi correlati all’arrivo in città della malevola multinazionale Fizzco e del loro Overcharge Delirium XT, infatti, il plot narrativo che si stende tra i colorati grattacieli di Sunset City regredisce velocemente al livello di una filastrocca.

Evanescente e futile come un fantasma che cerca di rovinare l’addio al celibato di un gruppo di amici un po’ alticci intenti a godersi uno spogliarello, la trama dell’ultima fatica di Insomniac Games è un inutile orpello che non aggiunge nulla all’atmosfera regalata da una dimensione di gioco che non necessita di alcun “inquadramento narrativo”, eccezion fatta per le indicazioni offerte solo ed esclusivamente dalle azioni che saremo chiamati a svolgere nel prosieguo dell’avventura.

Alla blanda caratterizzazione dei personaggi secondari che si avvicendano nella campagna principale e all’illogica rappresentazione degli eventi che corrono sottotraccia lungo tutte le missioni che si inanellano prima di giungere ai titoli di coda, infatti, fa da felice contraltare un impianto di gioco autosufficiente che alimenta di contenuti, di situazioni paradossali e di genuina follia una storia altrimenti asfittica: chi ama i videogiochi “impegnati” e le avventure capaci di esprimersi con una propria narrazione, quindi, ne tragga le dovute conseguenze.

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Missioni troppo ripetitive

L’evoluzione della storia e delle attività da svolgere per evolvere i poteri e le armi dell’eroe di Sunset Overdrive, purtroppo, s’appoggia a un ridondante sistema di missioni simil-MMO che non fa nulla per invogliare l’utente a proseguire nella campagna principale e scoprire cosa si cela dietro alla losca operazione di “zombizzazione collettiva” attuata dalla Fizzco attraverso l’Overcharge Delirium. Gli eventi che seguono la nefasta degustazione del drink della Fizzco da parte degli abitanti di Sunset City, infatti, seguono un monotono percorso costellato di sfide a tempo, di attività correlate alla consegna di oggetti speciali ai diversi PNG da incrociare progredendo nella storia e di battaglie sempre più arcigne da concludersi con l’inevitabile scontro con il boss di turno.

L’aspetto che più di ogni altro contribuisce ad alimentare la noia data dalla meccanica prosecuzione delle missioni da affrontare all’interno della dimensione virtuale di Sunset Overdrive va però ricondotto nella deficitaria intelligenza artificiale dei nemici. A dispetto della relativa difficoltà incontrata dagli utenti nelle sessioni di combattimento più ravvicinate, infatti, il tasso di sfida offerto dalle battaglie contro i gruppi di nemici più numerosi e le creature più spaventose viene depresso dalla soverchiante capacità dell’utente di attingere a uno sconfinato numero di potenziamenti per le armi e di abilità da sbloccare con l’esperienza maturata nelle missioni precedenti o eseguendo mosse speciali per acquisire punti stile da spendere in bonus a tempo dalla forza devastante.

Con la complicità di un level design troppo “aperto” e in grado di trasformare il protagonista in un vero e proprio supereroe, il gameplay propostoci dai ragazzi di Insomniac Games cala progressivamente di ritmo fino a privare di importanza le attività secondarie basate sulla raccolta degli oggetti collezionabili, sulla scoperta delle aree segrete della città e sull’acquisizione dei punti esperienza necessari per accedere ai capi di vestiario, ai perk e agli innesti per le armi più esclusivi. Per questo, la longevità di Sunset Overdrive è determinata dalla volontà degli utenti di “sopportare” gli automatismi del titolo nei frangenti più avanzati dell’avventura, piuttosto che dalla naturale prosecuzione delle sfide da affrontare sia in singolo che in rete: se bastano poco meno di 10 ore per essere pienamente soddisfatti dell’esperienza di gioco vissuta, infatti, ce ne vogliono più di 30 per abbracciare l’intero arco dei luoghi, dei collezionabili, delle armi, dei perk, dei poteri Amp e delle abilità offerteci dagli Insomniac Games prima dell’avvento dei prossimi, inevitabili pacchetti di espansione con missioni ed elementi di equipaggiamento inediti.

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Multiplayer appena abbozzato

Parallelo e complementare alla campagna principale, il modulo cooperativo di Sunset Overdrive si riallaccia a uno spassoso sistema di comunicazione interdimensionale rappresentato da cabine telefoniche e totem magici che teletrasportano l’utente all’interno di aree dove cimentarsi in missioni online da massimo otto giocatori, ciascuno caratterizzato da una rosa di abilità correlate all’esperienza maturata nel singleplayer.

La progressione degli eventi nelle sfide in rete, quindi, segue quella dell’avventura in singolo, con missioni Chaos Squad che vedono gli utenti collaborare per portare a compimento una serie di obiettivi basati sulla conquista di aree invase dagli zombie e, successivamente, con le battaglie Night Defense in cui bisogna proteggere le postazioni liberate nelle ondate precedenti costruendo barriere, trappole e torrette nella speranza che queste ultime reggano l’urto degli zombie alpha che attaccano a oltranza fino alla definitiva caduta delle difese.

Il multiplayer di Sunset Overdrive, quindi, deve essere visto come un semplice passatempo con cui dilettarsi per spezzare la monotona ripetitività delle missioni della linea narrativa principale e delle attività secondarie ad esse collegate: le sfide Chas Squad e Night Defense, infatti, non aggiungono nulla all’esperienza di gioco offerta dal singleplayer e, anzi, la sminuiscono con trovate a dir poco discutibili come quella dell’assenza di un sistema che consenta ai giocatori di inserirsi in una partita appena iniziata per coprire eventuali buchi lasciati dalle disconnessioni anticipate degli altri membri della squadra.

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CONSIDERAZIONI FINALI

Nonostante qualche piccolo difetto di gioventù riscontrabile in una campagna principale dalla trama impalpabile e in un’evoluzione del personaggio minata da missioni eccessivamente ripetitive, l’atto inaugurale di questa nuova proprietà intellettuale targata Insomniac Games centra il bersaglio grazie a un comparto grafico estremamente ispirato e a un impianto di gioco frizzante e gustoso come la “bibita zombizzante” che fa da sfondo alla storia di questo platform mascherato da sparatutto.

Le ore passate nella dimensione digitale di Sunset Overdrive ci restituiscono l’immagine di un esperimento originale, sorprendente e insolito. Forse anche troppo. L’impronta profondamente ironica e citazionista impressa dagli autori californiani alla trama e alla struttura delle missioni da intraprendere all’ombra delle variopinte strutture architettoniche di Sunset City, infatti, risulta essere così forzata da ripercuotersi negativamente sulle fondamenta stesse delle meccaniche di gioco, appesantendole con inutili orpelli narrativi e scenografici che finiscono col dare al progetto un aspetto falsamente infantile e superficiale.

Sotto cataste di zombie con l’itterizia e di orsacchiotti esplosivi, però, si cela uno dei titoli più divertenti e inattesi dell’anno: solo chi è allergico agli action a mondo aperto e orienta i propri acquisti badando più alla forma che alla sostanza può lasciarsi sfuggire una simile gemma che, seppur grezza e incastonata nel diadema di una pacchiana parrucca da drag queen, brilla di luce propria come solo i videogiochi più audaci sanno fare.

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