Apologia dei giochi musicali



E’ divertente vedere come ogni volta che si parla di giochi musicali puntualmente arrivi qualcuno, con idee perlomeno confuse, a blaterare sciocchezze. Parlo di frasi tipo “compratevi una chitarra vera”, “state perdendo tempo” e tantissimi altri sproloqui ormai triti e ritriti, presentati ogni volta in forma leggermente diversa ma, alla fine, dotati della medesima debole sostanza. Questo accade, semplicemente, perché molti non hanno ancora capito che stiamo parlando di semplici giochi.

Ma prima di continuare è doveroso riportare la definizione di “gioco” del dizionario Garzanti:

lett. giuoco, s. m. [pl. -chi]
qualsiasi attività a cui si dedicano bambini o adulti per svago, ricreazione o per tenere in esercizio la mente

L’attacco più diffuso è “perdete tempo prezioso che potreste impiegare nell’imparare a suonare una chitarra vera“. Se qualcuno si diverte con Trauma Center sta perdendo il suo tempo perché potrebbe impiegarlo per diventare un neurochirurgo? Mirror’s Edge ruba tempo prezioso all’apprendimento del parkour? Dovrei smettere di giocare Call of Duty: World at War per arruolarmi nella Wehrmacht? Seguendo questi strampalati ragionamenti qualsiasi videogioco potrebbe essere un’inutile perdita di tempo.

Continua dopo la pausa.

Forte è anche la corrente “non vi crediate che sapendo giocare a Guitar Hero sapete anche suonare una chitarra vera“. Forse se qualcuno gioca ad America’s Army si convince di essere pronto per arruolarsi nei Marines? Se gioca a FIFA Manager si convince di poter rimpiazzare Mourinho? Se gioca ad Age of Empires si convince di poter invadere la Persia?

L’esternazione dell’abominevole ragazzino che suona Through Fire and Flames a livello esperto sbagliando solo una nota (e che tra parentesi è un musicista di tutto rispetto che suona cinque strumenti sin dalla tenera età), secondo la quale raggiungere quei livelli inumani a Guitar Hero può aiutare in alcuni hammer-on sulla chitarra vera, va presa per quel che è. Nessuno al mondo ha mai detto che diventando disumani a Guitar Hero si impari automaticamente a suonare uno strumento complesso come la chitarra.

Ho letto anche un ottimo “divertevi quanto volete ma sappiate che potreste divertirvi di più [con uno strumento vero]”. Vi assicuro che giocando a tennis nella vita reale mi diverto immensamente più che con Top Spin. E immagino che se potessi girare a Monza con una F430 mi divertirei più che giocando Gran Turismo 5. Mi pare chiaro. E allora, abbiamo scoperto l’acqua calda? Stiamo ancora parlando di giochi, cioè di “attività a cui ci dedichiamo per svago o ricreazione”, oppure no?

Suono chitarra e batteria dal 1995 eppure non mi è nemmeno mai passato per la testa di sentirmi sminuito o addirittura offeso da Rock Band e Guitar Hero, come invece sembrano sentirsi alcuni musicisti (o pseudo-musicisti) che intervengono qui e altrove, magari per alimentare un po’ il loro ego deridendo chi si diverte con un videogioco. Nessuno nega l’importanza e la straordinaria bellezza di imparare a suonare uno strumento vero, ma il punto – e a qualcuno non entra proprio in testa – è che stiamo proprio parlando di due cose completamente diverse.

In tutto questo mare di chiacchiere l’unica certezza è che i titoli in questione stanno facendo bene sia all’industria musicale che alla stessa industria videoludica. Tralasciando le vendite stratosferiche e gli elogi di Rolling Stone, ci sono stati aumenti vertiginosi della domanda di lezioni di musica e strumenti musicali.

Ultimo ma non meno importante, i brani proposti nei vari Guitar Hero e Rock Band sono stati, almeno finora, di qualità piuttosto alta: ciò ha permesso a molte persone di conoscere capolavori del passato, espandere le proprie conoscenze musicali e distaccarsi almeno un po’ dall’immondizia continuamente trasmessa da MTV e da tutte le maggiori radio. E scusate se è poco.

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