Dopo aver portato avanti delle estenuanti trattative con lo United States Patent and Trademark Office per quasi un anno, i vertici di King.com sono riusciti ad ottenere dall’ufficio marchi e brevetti statunitense tutti i diritti di utilizzo della parola “Candy” (caramella). Il successo internazionale di Candy Crush e della sua omonima versione “Saga” per Facebook e dispositivi iOS e Android permette quindi alla giovane compagnia londinese capitanata da Riccardo Zacconi di portare a segno uno dei colpi commerciali più importanti – e controversi – della storia recente dell’industria videoludica.
In conseguenza della “privatizzazione” del termine Candy, infatti, d’ora in avanti i boss di King.com possono riservarsi il diritto di far valere in qualsiasi momento, e su qualsiasi prodotto d’intrattenimento contenente la parola “caramella” disponibile su suolo americano (ivi compresi i videogiochi acquistabili o usufruibili gratuitamente solo in forma digitale), la proprietà della parola-marchio in questione e di quella di “Saga”, anch’essa ottenuta per via brevettuale.
Da oggi, quindi, l’utilizzo (videoludico e non) dei termini acquisiti da King.com equivarrà ad una vera e propria contraffazione, e come tale sarà giudicata dagli organi preposti che, in conseguenza di ciò, si vedranno costretti a comminare multe salate, ad avviare procedimenti amministrativi e a infliggere sanzioni dal gusto altrettanto “amaro”: se da un lato è vero che la casa di sviluppo di Zacconi ha subito in questi mesi un vero e proprio attacco da parte di decine di gruppi indipendenti sorti con le loro applicazioni-clone all’ombra del successo di Candy Crush, infatti, dall’altro lato non può essere definito “giusto” e condivisibile un provvedimento massimalista che lede la libertà d’espressione (e quella d’impresa) di tutti trasformando le parole di uso comune in pura merce di scambio.
Non c’è da sorprendersi, quindi, che le prime vittime di questa assurda acquisizione di brevetto lessicale siano i responsabili degli studi texani di Stoic per l’utilizzo – divenuto improprio – del termine “Saga” nel loro ultimo progetto, l’evocativo strategico a turni ad ambientazione fantasy di The Banner Saga che nulla, ma davvero nulla, ha a che spartire con Candy Crush Saga. L’esito della disputa legale che li vedrà contrapposti a King.com fisserà i paletti del recinto entro il quale ci si potrà muovere d’ora in avanti in questa industria senza correre il rischio di essere denunciati dal possessore di questo o quel termine…!
via | Kotaku