Miyamoto: "Con la violenza, i videogiochi non raggiungono le loro piene potenzialità"


Dopo aver manifestato le proprie perplessità sul ruolo (o meglio, sul non-ruolo) che i videogiochi dovrebbero avere nell’arte moderna, l’immenso Shigeru Miyamoto decide di dividere nuovamente il parere degli appassionati dichiarando, ai microfoni di CVG, che bisogna in qualche modo ripensare al modo in cui vengono sviluppati i cosiddetti “titoli violenti” (da GTA a MadWorld, la lista è chilometrica):

“Penso che dobbiamo essere molto attenti al processo evolutivo dei videogiochi, soprattutto perchè attraverso di essi gli utenti, specie i più giovani, trovano il modo di esprimersi. A volte ho l’impressione che gli sviluppatori tendano a focalizzarsi eccessivamente su un solo ambito dell’espressività giovanile (il più violento), e questo restringe enormemente le potenzialità che un mezzo come quello videoludico in realtà potrebbe raggiungere. Spero davvero che i creatori di videogiochi riescano a maturare presto una coscienza tale da permettergli di allargare gli orizzonti propri e, conseguentemente, di quelli che acquisteranno i loro prodotti.”

Per Miyamoto san, quindi, nell’attuale Età Videoludica della Pietra gli sviluppatori realizzano titoli violenti sostanzialmente perchè è questo ciò che vogliono gli utenti finali: un’opinione rispettabilissima, certo, ma che non spiega allora il successo (altrettanto importante) di console da gioco “universali” come Nintendo Wii e DS, di fenomeni online come Farmville o Second Life (e successivi cloni), così come della pletora infinita dei giochi arcade, che da Tetris alla Game Room di Xbox Live continuano imperterriti ad attrarre a sè decine di milioni di appassionati. Senza citare ovviamente lo sconfinato bacino d’utenza che compra i titoli sportivi, così come i gestionali o i musicali… e voi, cosa ne pensate al riguardo?

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