Need for Speed: Undercover - la recensione

Need for Speed: Undercover - la recensione

Le tradizioni, quelle marchiate indelebilmente a fuoco nella pietra del Tempo, sono davvero dure a morire. Dimostrazioni a questa teoria potremmo trovarle semplicemente affacciandoci al balcone e guardando i movimenti automatizzati della vicina che stende i panni o del postino che prima di imbucare le lettere fischietta un motivo dei Ricchi e Poveri… ma potremmo trovarle anche osservando il nuovo Need for Speed: Undercover con tutto quel sottobosco di titoli legati ad una serie storica e famosa come quella di NFS.

Elecronic Arts ci ha messo un anno intero per convincerci, coi vari Dead Space e Mirror’s Edge, che un cambio di rotta vertente sull’originalità è stato fatto e che niente e nessuno potrà mai farli ritornare i re dei titoli sfornati in serie come parmigiani da un caseificio: i ragazzi di EA Black Box avranno recepito il messaggio lanciato dalla casa madre?

Proviamo a capirlo insieme, cercando di andare oltre i preconcetti che ci assalgono alla sola vista, sulla confezione, di un titolo iper inflazionato come quello di Need for Speed.

L’INFILTRATO COI NEON SOTTO L’AUTO

Nato per essere il seguito spirituale di Most Wanted, ultimo capitolo della serie di NFS riuscito ad elevarsi oltre la sufficienza, Undercover ne riprende gran parte delle meccaniche cercando di offrire al videogiocatore un prodotto immediato e divertente, ma allo stesso tempo curato sotto il profilo stilistico e narrativo. Proprio per sfuggire dai fantasmi che aleggiano attorno ad una serie arrivata inesorabilmente alla dodicesima incarnazione, è stato proprio il CEO di EA, John Riccitiello, a garantirci che in Undercover la vena narrativa sarebbe stata abbastanza solida per reggere un’impalcatura che in questi ultimi due anni sta mostrando evidenti segni di cedimento.

Tale promessa, in effetti, sembra non essere stata disattesa se si analizzano i primi vagiti di Undercover: inserito il disco nel tray della console e terminata una brevissima attesa dovuta alla scelta del nome da dare al salvataggio, la campagna in singolo si apre con un filmato gestito dal motore di gioco in cui assistiamo ad un inseguimento tra le assolate strade di Tri-City. L’azione inizia esattamente alla fine di questo intermezzo video, mettendoci difatti alla guida di quel bolide per cercare di sfuggire alle forze dell’ordine che reclamano a sirene spiegate la nostra testa.

Terminata questa breve ma concitata caccia a guardia e ladro ha inizio l’avventura vera e propria, con gli stilemi classici che abbiamo avuto modo di conoscere con Most Wanted 3 anni fa: prima di scorrazzare in lungo e in largo per la città in cerca di gare da vincere, un filmato funge da pretesto per metterci in condizione di sapere che facciamo parte di un nucleo investigativo occupato nello smantellare un’organizzazione criminale “da dentro”, utilizzando cioè agenti sotto copertura incaricati di scoprire i fili delle marionette che gestiscono le corse clandestine che stanno mettendo a ferro e fuoco Tri-City. Indovinate perciò chi andremo ad impersonare?

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COME DIVENTARE VECCHI A 12 ANNI

Certamente una trama così congeniata non può essere considerata un capolavoro di originalità narrativa, ma contribuisce, assieme a dei video realizzati egregiamente, ad immergerci in un ambiente di gioco altrimenti svuotato di contenuti e di motivazioni, oltrechè privo di un qualsiasi mordente in grado di stuzzicare l’intelligenza o la curiosità di coloro i quali non riescono a trarre piacere da un gioco di corse arcade senza anima.

Nonostante questo, purtroppo, la mancanza di originalità tende a minare gran parte del lavoro svolto dai ragazzi di EA Black Box, limitando il loro sforzo creativo esclusivamente nel ricercare quello che di positivo era stato fatto in precedenza con Most Wanted, senza innovare di una virgola un concept stantio che ha già dato il meglio di se da più e più anni.

La natura di Need for Speed: Undercover cozza inesorabilmente contro tutti coloro che non hanno la benchè minima voglia di spendere decine di euro per un titolo che sembra più un esercizio di stile sulla base di quanto visto in Most Wanted che un capitolo a sè stante e capace di reggersi sulle proprie gambe senza dover per forza rivangare i bei tempi andati con delle meccaniche di guida identiche al passato e con le classicissime gare illegali tra auto involgarite da tamarri all’ultimo stadio.

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SGOMMATE MULTIGIOCATORE

Con la modalità multigiocatore offerta da Need for Speed: Undercover, il titolo guadagna di nuovo qualche punticino in una ipotetica classifica di divertimento, ma più per i difetti della modalità in singolo che per i meriti intrinsechi di un online anch’esso troppo simile a quello di altri giochi di corse arcade. Se, infatti, la sensazione di deja-vu nella modalità in singolo mortifica un lavoro comunque onesto sulla dose di divertimento garantito all’utente, nelle varie possibilità offerte dal multiplayer assistiamo ad una vera e propria rinascita, con gare adrenaliniche combattute da concorrenti finalmente degni di questo appellativo.

Ed è qui che però ci sorge un dubbio sull’effettiva cura adottata dal team di sviluppo in sede di programmazione: perchè prodigarsi nell’offrire un canovaccio narrativo così ben congeniato nella campagna in singolo quando è possibile divertirsi solamente nelle modalità multigiocatore online, che per tradizione sono lontane dalla trama come l’acqua lo è dall’olio?

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GRAFICA E SONORO

Anche nel mero comparto tecnico assistiamo a quegli alti e bassi che in Undercover sono talmente abissali da farci venire la nausea come se fossimo su un ottovolante costruito su di un burrone di cui non ne intravediamo la fine. Perchè se gli effetti di luce e la qualità grafica delle autovetture danno dignità stilistica ad un progetto come questo, la mancanza totale di “vita” all’interno della città mina inequivocabilmente tutto l’impianto grafico. Il filmato iniziale da questo punto di vista è ingannevole come una mano di poker vinta con cinque assi nel mazzo: adesso capiamo perchè è stata scelta un’autostrada semi deserta e lontana da zone abitate, per mostrarci il primo assaggio di un titolo che si ferma ancor prima di iniziare.

Tri-City sarà anche bella a vedersi, ma somiglia ad una megalopoli cinese costruita a tavolino nel giro di due giorni, dove i quartieri si somigliano l’un l’altro, dove non passa anima viva per i marciapiedi e dove il volume di traffico cittadino equivale a quello di un paesino di montagna, così come è oltremodo spiazzante assistere a cali di framerate nonostante gli unici elementi a schermo che vedrete muoversi saranno le auto in gara. Tutt’altro che mediocre è invece la qualità dei filmati di intermezzo così come il relativo doppiaggio in italiano, una sopresa più che gradita in un titolo innovativo e originale come lo sturalavandini per un idraulico.

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COMMENTO FINALE

Non possiamo esimerci dal complimentarci con Electronic Arts e con i ragazzi di EA Black Box per aver avuto il coraggio di gettare milioni di dollari nello sviluppo dell’ennesimo Need for Speed in un momento di riflessione sia economica che videoludica: perchè se non è certamente compito nostro analizzare gli andamenti altalenanti dell’economia occidentale, è altrettanto certo capire che il mondo videoludico sta attraversando, ormai da qualche anno, una sorta di riflessione su quanto può essere deleterio gettare alle ortiche anni di lavoro e ingenti capitali nel creare titoli in serie che non portano nulla di nuovo alla luce del sole.

Detto questo, non demonizziamo a tutti i costi ciò che è stato fatto: Need for Speed: Undercover è una freccia tremolante disegnata sul cemento che Electronic Arts ci mostra per farci capire quale strada prenderanno le auto dei prossimi NFS. Scegliendo di “emulare” Most Wanted si è voluto prendere le dovute distanze dagli ultimi due capitoli della serie, cercando così di dare tempo ai tanti appassionati per abituarli ad un cambiamento imminente che è divenuto d’obbligo visti i successi maturati sul campo dagli avversari, come l’agguerrito Midnight Club: Los Angeles uscito vincitore a mani basse da questa sfida a distanza. È per questo, oltre che per altri mille motivi di cui vi abbiamo reso partecipi con questa recensione, che consigliamo l’acquisto di Need for Speed: Undercover ai soli appassionati della serie: per questi ultimi, i difetti snocciolati fin’ora sono solo da contorno ad un titolo che, sostanzialmente, “diverte senza pretendere”.

Need for Speed: Undercover – galleria immagini
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