Child of Eden: la recensione

La nostra recensione di Child of Eden, ultima fatica di Tetsuya Mizuguchi
La nostra recensione di Child of Eden, ultima fatica di Tetsuya Mizuguchi

Tetsuya Mizuguchi si è sempre distinto, nella sua carriera di game designer, per la sua volontà di trovare il punto d’incontro fra musica, immagini e gameplay, alla ricerca della sinestesia perfetta con cui accompagnare i giocatori in memorabili viaggi virtuali. L’attuale generazione di console, con l’arrivo della grafica in HD, ha offerto al geniale game designer uno spunto ulteriore su cui lavorare, supportato anche dall’arrivo dei sensori di movimento.

Il Kinect, in particolare, ha saputo stuzzicare a tal punto la mente di Mizuguchi da far nascere l’idea di Child of Eden, un’esperienza surreale controllata senza l’ausilio di alcun joypad ma semplicemente contando sul proprio corpo e sulle capacità (non certo perfette) della telecamera Microsoft.

Oggi siamo qui per parlarvi di questa nuova esperienza audio-visiva al limite della follia, di una commistione perfetta tra musica, immagini e sensazioni interattive che saprà coinvolgere in modo intenso e profondo molti di voi. Continuate a leggere dopo il salto la nostra recensione di Child of Eden.

La musica per purificare

Pur non trattandosi di un’esperienza bisognosa di una trama o di un filo conduttore, Child of Eden offre al giocatore una flebile linea narrativa inserita per giustificare il viaggio lisergico proposto dallo scintillante disco dati presente all’interno della confezione. Fondamentalmente tutto ruota attorno all’Eden, una sorta di evoluzione della rete dati oggi conosciuta come internet, all’interno della quale sono conservate le esperienze degli esseri umani nati e cresciuti sulla Terra.

In un mondo in cui l’uomo ha ormai popolato lo spazio e si è allontanato definitivamente dal suo pianeta natale, il fatto di poter conservare e rivivere le meraviglie del pianeta azzurro attraverso la conoscenza custodita all’interno di Eden è fondamentale, soprattutto per chi è nato e cresciuto nello spazio.

Quando però le esperienze contenute all’interno di Eden iniziano a sbiadire, a distorcersi e ad oscurarsi a causa di un virus, arriva il momento del giocatore, incaricato di navigare nei cinque mondi di Eden con l’unico obiettivo di purificare il sistema dalle minacce che lo hanno attaccato.

Le più belle immagini di Child of Eden

Un trionfo audio-visivo

Dopo il meraviglioso filmato introduttivo, assolutamente perfetto per far capire immediatamente al giocatore il tipo di esperienza che deve aspettarsi, ha inizio il percorso evolutivo di Child of Eden, attraverso una serie di livelli ben differenziati tra loro e caratterizzati da temi portanti ben precisi.

Prendendo per mano il giocatore Child of Eden è in grado di trascinare all’interno di mondi sontuosi e impressionanti fatti di mastodontiche creature acquatiche che fluttuano leggiadre in un universo di luci azzurrine, di motivi floreali ricorrenti accompagnati da poetiche piogge di petali, o ancora da complesse strutture tecnologiche a base di ingranaggi e meccanismi in costante movimento.

Tutto questo è stato generato dalla folle mente di Mizuguchi, ma è perfettamente in grado di impressionare qualsiasi tipo di giocatore lasciando un segno indelebile all’interno della sensibilità artistica di chiunque si avvicini, anche solo per pochi minuti, a uno dei trionfi audio-visivi proposti dal gioco.

Rez 2.0

Se avete avuto modo di giocare Rez nella sua versione originale per Dreamcast, su PlayStation 2 o grazie al recente remake in HD scaricabile su console, quando inizierete la vostra prima partita a Child of Eden vi sentirete subito a casa. Dal punto di vista del gameplay, infatti, l’ultima creatura di Mizuguchi non è altro che la perfetta evoluzione di quanto abbiamo già avuto il piacere di provare con Rez.

Fondamentalmente Child of Eden è una sorta di commistione fra uno sparatutto su binari (in stile Space Harrier o Panzer Dragoon) e un gioco musicale fortemente basato sul ritmo e sulla coordinazione delle azioni del giocatore con la musica di sottofondo. Usando le due armi disponibili (una salva di missili a ricerca in grado di inquadrare contemporaneamente fino a otto bersagli e uno sparo rapido perfetto per liberarsi dei colpi nemici) il giocatore deve eliminare tutti gli elementi estranei presenti nei mondi di Eden, assicurandosi di lasciar scappare il minor numero possibile di minacce per ottenere un miglior risultato finale.

La cosa interessante è che sparando ai bersagli seguendo il ritmo della musica si incrementa il moltiplicatore, permettendo quindi di raggiungere punteggi altrimenti impensabili e di dominare in scioltezza le classifiche mondiali in cui viene inserito ogni risultato conseguito nel gioco. Questo è tutto ciò che offre il gameplay di Child of Eden, in una delle esperienze più intense e coinvolgenti mai proposte da un “semplice” sparatutto.


Controlli innovativi

Per essere goduta al meglio, un’esperienza particolare come quella di Child of Eden deve essere affrontata utilizzando un sistema di controllo diverso dal solito, qualcosa che permetta al giocatore di sentirsi parte integrante della sinfonia senza il bisogno di alcuna fredda periferica plasticosa.

Proprio per questo motivo Mizuguchi ha messo a punto ben due sistemi di controllo differenti basati sul Kinect. In entrambi i casi alla base di tutto c’è il movimento del puntatore attraverso gli spostamenti della mano davanti allo schermo, in una sorta di imitazione del direttore di un’orchestra virtuale. Muovendo la mano destra si utilizza l’arma capace di inquadrare i bersagli, mentre affidandosi alla sinistra si passa automaticamente al fuoco rapido. Per uscire vivi dalle fasi più concitate, infine, si può attivare la più classica delle smart bomb semplicemente sollevando al cielo entrambe le braccia.

Il secondo sistema di controllo è molto simile al precedente, con l’unica differenza individuata nella modalità di selezione delle armi. A prescindere dalla mano sollevata, infatti, con la seconda configurazione dei controlli kinect si utilizza una sola arma, mentre per passare alla modalità di fuoco alternativa è necessario battere una volta le mani. Assolutamente geniale.

Tradizione e sperimentazione

Se Mizuguchi avesse previsto unicamente la presenza dei controlli kinect, tuttavia, Child of Eden si sarebbe rivelato un gioco adatto a ben poche persone, visto che non solo sarebbe stato utilizzabile unicamente dai possessori della telecamera Microsoft, ma soprattutto sarebbe stato incompatibile con le abitazioni di piccole dimensioni, prive dello spazio necessario per far funzionare a dovere la periferica per Xbox 360.

Per questo motivo Child of Eden offre la possibilità di vivere l’incredibile esperienza sensoriale in esso contenuta anche attraverso il classico joypad, che permette di controllare il puntatore con lo stick analogico e di usare vari tasti per sfruttare le armi e la smart bomb.

L’utilizzo del sistema di controllo tradizionale ha dei vantaggi e degli svantaggi. Sicuramente attraverso il joypad si va ad annullare il lag che accompagna ogni istante dell’esperienza vissuta con kinect (rendendo di fatto più semplice l’acquisizione dei moltiplicatori a tempo di musica), ma di contro si ha a che fare con un puntatore nettamente più lento e, soprattutto, si perde lo straordinario coinvolgimento garantito dall’inedita interazione a mani nude.


Un sogno troppo breve

La straordinaria esperienza offerta da Child of Eden è intensa e splendente, ma sfortunatamente si consuma così rapidamente da lasciare l’amaro in bocca. I cinque viaggi virtuali presenti nel disco, infatti, sono destinati ad esaurirsi in poche ore, lasciando spazio unicamente alla rigiocabilità garantita dai contenuti sbloccabili presenti nel disco.

Per purificare al 100% ognuna delle cinque zone sono necessarie più partite, ma anche così la varietà dell’esperienza è decisamente limitata e potrebbe rappresentare un problema per i giocatori alla ricerca di qualcosa di duraturo su cui investire i propri soldi.

A dire il vero in un titolo come Child of Eden la longevità non è quantificabile attraverso la durata dei singoli livelli, ma dipende dalla voglia del giocatore di immergersi in qualcosa di unico, di completamente staccato dalla realtà di ogni giorno e di profondamente legato allo spettacolo surreale garantito dalle creazioni artistiche di Mizuguchi.

Commento finale

Child of Eden è un’esperienza eccezionale, la perfetta evoluzione di quanto Mizuguchi era riuscito a proporre con lo splendido Rez tanti anni fa. Sicuramente non si tratta di un gioco adatto a tutti, ma se siete giocatori con una spiccata sensibilità artistica e non disdegnate provare sensazioni completamente diverse da quelle offerte dai soliti titoli, non potete lasciarvi scappare questo piccolo gioiello visionario.

Cosa ci piace

Cosa non ci piace

  • Esperienze differenti a seconda dei controlli
  • Colonna sonora eccezionale
  • Visivamente onirico
  • Risposta del Kinect non sempre perfetta
  • L’immancabile lag se si gioca senza pad
  • Longevità non altissima

Le più belle immagini di Child of Eden

Le più belle immagini di Child of Eden
Le più belle immagini di Child of Eden
Le più belle immagini di Child of Eden
Le più belle immagini di Child of Eden
Le più belle immagini di Child of Eden
Le più belle immagini di Child of Eden
Le più belle immagini di Child of Eden
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